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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di P. CICCONOFRI del 20/11/2009 07:56:13
Essere o non essere

 

Abbiamo dedicato diversi editoriali all’ex presidente Cobolli, ma leggendo l’ultima intervista, ho deciso di condividere nuovamente alcune considerazioni con voi.
E’ entrato nella Juventus nel 2006, voluto da Gianluigi Gabetti e curioso è il fatto che lo stesso Cobolli, dalla pagine di Hurrà Juventus di novembre, ammette: «C’è voluta una persona di gran coraggio come Gianluigi Gabetti, per farsi venire in mente un’idea del genere». «Spero di essermi dimostrato in linea con le loro aspettative… Cercavano una persona che con la propria esperienza fosse in grado di garantire il ruolo di Presidente».
Garantire, nella bufera del 2006, le aspettative della proprietà, su cui ancora oggi ci sono delle riserve del popolo juventino, deve essere uno di quei ruoli per cui, o condividi determinate scelte e ti cali subito nella parte o rischi di uscirne in malo modo. Strana situazione, perché nonostante Cobolli sia entrato subito nel personaggio, ha dovuto anche accettare la fine della sua avventura in modo non proprio indolore. Parlando di coraggio, vogliamo ricordare anche quello dei tifosi rancorosi che hanno dovuto fronteggiare l’avvento di questa nuova realtà “smile”?
E’ il tempo di analizzare quanto detto e fatto e l’intervista sembra essere anche l’occasione propizia per qualche mea culpa: «probabilmente non direi più “simpatici” , perché mi rendo conto che nel mondo del calcio questo termine può essere frainteso». Accetta e capisce la critica del tifoso juventino perché «un tifoso costretto a rinunciare a persone vincenti e per di più trovandosi scaraventato nel dramma della serie B, non poteva non essere critico».
C’è la consapevolezza ma come sempre viene meno la spiegazione; il perché ha accettato di scaraventare la Juventus in serie B e il perché ha dovuto rinunciare a persone vincenti.
C’è modo anche di parlare dell’ex dirigenza, «la cosiddetta Triade, parlando oggettivamente e senza dare nessun giudizio che esprimeranno solamente i processi penali al termine del loro corso.. ». Oggi dice di non voler esprimere nessun giudizio, ma i fatti sono stati palesi e parlano un linguaggio ben più comprensibile. Non è semplice dietrologia, ma accettando la sentenza della giustizia sportiva non puoi ora dire di non aver espresso un chiaro giudizio. Questo tirarsi indietro, solo verbalmente, ha lo stesso valore dei «29 scudetti» che oggi rivendica Blanc; sempre parole mai seguite da nessun fatto concreto, sulla falsa riga della «continuità» che il neo presidente dice di voler seguire.
Ritornando ai ricordi e alla serie B, Cobolli racconta di averla già «metabolizzata» il giorno dell’esordio a Rimini e che in generale ha avuto benefici da questa esperienza nella serie cadetta, esattamente dice di apprezzare «ciò che altri presidenti non hanno mai vissuto». Ricorda quasi con tenerezza, la «mitica Crotone», quando il pubblico «ha cominciato a cantare “Buffon salta con noi”. E Buffon si è messo a saltare».
L’unica cosa che io ricordo, a differenza dell’ex presidente, è solo l’infinta tristezza e l’incredulità, che ancora oggi non riesce a metabolizzare la Juventus in serie B.
Un pensiero viene dedicato ai tre allenatori con cui ha condiviso la sua esperienza. «A Didier porterò gratitudine eterna perché ha accettato il progetto Juventus ancora prima di conoscere la sentenza sportiva e non ha cambiato idea malgrado la condanna in B con 30 punti di penalizzazione». Ricorda: «quando io e Blanc l’avevamo incontrato per chiudere l’accordo avevamo lasciato una clausola morale: se lui avesse ritenuto la penalizzazione troppo severa avrebbe potuto anche lasciare l’incarico. Purtroppo nelle ultime settimane si perse in un nervosismo che lo ha minato e lo ha portato ad andarsene. Una decisione di cui mi sembra si sia pentito egli stesso». Si tralascia sempre il perché. Perché era nervoso a tal punto da decidere di andarsene? Cosa è una clausola morale?
Continua Cobolli, precisando:«nei primi mesi ero molto vicino a Blanc e lo sostenevo su tutti i fronti, poi ho progressivamente diminuito il mio peso operativo. La scelta su Deschamps è stata comune». Inizia così a prendere le distanze su alcune scelte e precisa che l’assunzione di Ranieri è stata «collegiale», però la «gestione contrattuale l’ha gestita Blanc». Così come la scelta di Ferrara è nata da «una rosa di candidati» scelti sempre dalla stesso Blanc.
Il “gruppo” allora non è così “gruppo” se molte decisioni sono comunque state volute ed indirizzate da Blanc!
Tiene anche a precisare che «non dimentica che Marchisio, De Ceglie e Giovinco ce li siamo trovati. Il nostro merito è quello di averci creduto».
Qualcosa di “buono”, la vecchia gestione l’ ha lasciato e finalmente Cobolli riesce ad ammetterlo senza tanti giri di parole.
Si sente particolarmente legato a Del Piero e Buffon perché più di altri hanno «preso una decisione spontanea ma sofferta di rimanere, alimentando un clima positivo nel gruppo ».
Non manca la “cobollata”: «Quando vedo Camoranesi, penso che se a volte corresse un pò di più sarebbe uno dei tre giocatori più forti al mondo! »
Ma cosa avrà voluto dire in realtà?
Nel corso del suo mandato ha avuto modo di incontrare diversi personaggi come Moratti che definisce «un’ottima persona ma è un interista» e Lippi «lo sanno tutti che c’è stato un contatto prima della scelta di Ranieri. Poi ha deciso di non accettare la nostra proposta per motivi personali.. ».
Descrive il momento più difficile del suo mandato, quello dello scivolone dello scorso fine campionato, quello in cui è stato necessario un forte cambiamento che ha poi portato all’esonero di Ranieri, a cui rimprovera la mancata conquista della coppa italia. Questa non l’ha proprio digerita!
Non vorrei che il costante utilizzo delle dichiarazioni “ammorbidite” faccia realmente credere ad una realtà diversa rispetto a quella che ci troviamo a vivere. Oggi Cobolli non riveste più cariche ufficiali, ma il suo modo di essere rimane lo stesso: mezze parole, qualche marcia indietro, qualche precisazione ma poca concretezza e nessun risultato.
Dall’altra parte abbiamo un Blanc che chiama Cobolli «il mio presidente», l’uomo che «ha contribuito a restituire alla società un peso politico e sportivo di primissimo livello», che non ha mai fatto mancare «il calore autentico del tifoso».
L’impegno di Blanc è quello di «ripartire in piena continuità» ed arrivare alla conquista di una vittoria che chiuderà il ciclo aperto nel 2006. Si augura che con nuova politica finanziaria, non ci saranno più quelle «anomalie» contabili che falsano le competizioni.
Non so se quello degli ultimi giorni sia solo un modo per ammorbidire quella parte dei tifosi a cui basta dire “per noi sono sempre 29”, anche se non ufficialmente riconosciuti e a cui magari, una terza stella, cucita sulla maglia- pur senza la reale restituzione degli scudetti- può assumere lo stesso peso.
Il fatto è che nella totale mancanza di concretezza, si continua a giocare nel limbo, sia Cobolli prima che Blanc oggi vogliamo dar peso all’aria, “né carne né pesce”, come recita un vecchio detto popolare e che sembra ben definirli. Per assurdo, domani si potrebbe anche dire che non siamo mai stati in serie B, tanto l’ufficialità, se c’è o non c’è, sembra non essere essenziale.
In conclusione, la linea comune rimane la stessa. Si ha la consapevolezza che ci sono anomalie che falsano le competizioni ma non si interviene, si va avanti senza difendere non solo il passato ma anche il presente.
E’ normale accettare tutto questo? Ma soprattutto, fino a quando?

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