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All'epoca se ne raccontavano tante sul legame a tre Juve-Moggi-Moggino, anche che - ad esempio l'attuale allenatore della Fiorentina, Paulo Sousa, fosse diventato inviso ai dirigenti a causa del suo rifiuto di cambiare procuratore. Infatti lo cedettero dopo appena due anni al Borussia Dortmund. E lui si vendicò, portando via alla Juve la Champions League in finale». Lo scrive Stefano Agresti (
Link).
Se ne raccontavano talmente tante che Agresti, pur di trovare un appiglio che rendesse interessante il suo articolo, è tornato a parlarne con gli stessi toni e le stesse insinuazioni,
senza tenere conto che il processo Gea ha finito per assolvere Moggi e Moggino.
Insomma, continua a raccontarne perché conviene parlarne ancora in un certo modo, perché l'opinione pubblica ha una sola idea dell'accaduto, perché forse manca la volontà di assumere un contegno sufficientemente professionale. E pensa bene di farlo costruendo un parallelo tra la Juve della seconda metà degli anni '90 e il Milan dei nostri giorni, che dovrebbero essere accomunati dall'obbligo di rivolgersi a determinati procuratori, evidentemente a costo di rimetterci anche in termini di risultati. Peccato solo che questo Milan malandato non combini nulla da anni e sia ridotto a cambiare allenatore e rivoluzionare la rosa ogni pochi mesi, mentre la Juve a cui dovrebbe somigliare era talmente forte da essere presa a modello da un certo Alex Ferguson, per insegnare ai giocatori del Manchester United come si facesse a vincere.
Il limite di chi fa informazione è tutto nel tentativo, a volte patetico, di attirare qualche lettore in più dando in pasto le solite boutade. Non vi sembra che l'argomento sia già stato inflazionato fin troppo e che sarebbe finalmente l'ora di trovare una nuova caramellina per i lettori?
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