L’effetto “campione” palesatosi sabato scorso nei post adolescenti di Galliani, ieri sera è parso improvvisamente svanito. Questo effetto “campione” rapidamente evanescente sarà dovuto ad un miracolo di San Siro? Sarà dovuto ad un colpo di kulo? Mistero.
Ieri sera, dopo cena, lavoravo per voi, scrivendo il solito pezzetto di storia bianconera ispirandomi al prossimo “Milano Whisky Festival”. Vi chiederete che c’entri con la Juve: c’entra, c’entra, fidatevi. Leggerete le argomentazioni se chi di dovere lo approverà. Ma mentre scrivevo, speravo che Preziosi restituisse a Galliani
quell’esultanza fuori luogo per una vittoria ottenuta giocando peggio dell’avversario, tirando in porta una volta per tempo e con un furto arbitrale che con la moviola in campo (che con un po’ di cervello in campo) non sarebbe certo avvenuto.
Stamattina, con l’articolo su Juve e whisky ormai pronto, finalmente ho visto risultato e highlights di Genoa-Milan. Appare evidente che la stoffa dei campioncini, sabato scorso doveva essere alla cimosa. Mi sono stupito di come mai Donnarumma non sia corso dal segnalinee, dall’arbitro di porta o dalla mamma lamentando ben due giocatori rossoblù in fuorigioco sul primo gol, che Paletta non era assolutamente da cartellino rosso perché è stato Rigoni che ha cercato il fallo non saltando opportunamente le gambe dell’argentino, che l’autorete di Kucka era da annullare perché è stato spaventato da Pavoletti e che il tre a zero dello stesso Pavoletti era da annullare perché ha trattato Romagnoli come un birillo, un gesto molto antisportivo. Unico risultato dei piagnistei di Donnarumma, l’annullamento del gol di Rigoni per fuorigioco inesistente (ancora!). Nel frattempo, Locatelli, dov’era? Desaparecido, proprio come un campione (senza valore, come dicevano un tempo alla Posta).
Detto dei campioni in erba di Galliani, passiamo ora allo zio Fester, passato
dall’esultanza a braccia alzate, alle braccia alzare in segno di resa. Ci volevi sorpassare, eh, furbacchione? Il sorpasso guardatelo in DVD. Si, ma quello del 1962, di Dino Risi, con Gassman, la Spaak e Jean-Louis Trintignant. Un vero capolavoro.
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