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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di M. VIGHI del 10/12/2009 07:32:50
Legrottaglie e il libero arbitrio

 

Un antico proverbio cinese ammonisce a mantenere un atteggiamento di equilibrio rispetto a qualsiasi avvenimento. Ovvero, qualsiasi cosa accada il modo di porsi più equo sarebbe sempre quello di pensare che “non è detto che sia un male”, e nello stesso tempo “non è detto che sia un bene”.
Senza scomodare la scuola di Confucio, in effetti monsieur de Lapalisse credo approverebbe.
Se poi lo si voglia giudicare un comportamento virtuoso, questo sta alla sensibilità di ognuno. Non vi è alcun dubbio che non abbandonarsi agli eccessi di euforia o scoramento è un buon viatico per mantenere la lucidità di ogni scelta e ogni passo nel cammino della vita. E d’altro canto non siamo automi ma dotati di cuore e intelligenza emotiva, cosicché si potrebbe anche sostenere che un self-control eccessivamente autoimposto limiterebbe la nostra capacità di gioire o soffrire, che sono in fondo il sale della vita, le condizioni con cui condividiamo la nostra intera esistenza.

Interpretate secondo questo schema, le parole di Nicola Legrottaglie in “Calciopoli e la mano de Dios”, ovvero il capitolo 9 del suo libro, non fanno una piega. Senza Calciopoli, forse, il duca non sarebbe rientrato alla Juventus, non avrebbe potuto mostrare al mondo del calcio da una piazza di grande visibilità come quella torinese di essere ritornato agli alti livelli che gli avevano aperto le porte delle squadre di vertice e quelle della nazionale maggiore.
Non ne avremo mai la controprova, naturalmente, ma può benissimo essere che sia così. Certo potremmo proseguire il ragionamento per ore, giorni, anni, infinitamente: Marchisio avrebbe guadagnato la prima squadra così in fretta, dimostrando di essere il giocatore che oggi è? Salihamidzic sarebbe mai venuto alla Juve? Poulsen? Ranieri? Grygera? Cobolli Gigli, Secco e Blanc? E Montali? Ibrahimovic sarebbe andato all’inter, Buffon rimasto alla Juve?
Nel libro si racconta come prima di essere confermato in quel campionato cadetto in maglia bianconera, Legrottaglie fu vicino al Genoa. Non è detto che sia stato un male calciopoli per Nicola, ma non è detto che sia stato un bene. Oggi è ritornato Fabio Cannavaro in maglia juventina, e il duca ha perso virtualmente il posto da titolare. Ai livelli a cui ci ha riabituato a giocare in questi ultimi tre anni, in una piazza in un momento straordinario come quella del Genoa, con un allenatore grintoso ed in grande spolvero, dove i difensori risultano fondamentali nella loro abilità tattica più che tecnica e fisica, non sarebbe ancora più valorizzato? Ancor di più pensando ai loro continui sganciamenti in attacco che premiano l’apporto dei difensori rossoblu specie sui calci piazzati (vedi le reti di Criscito e ancor di più di Biava, sfruttando il colpo di testa di cui anche Legrottaglie vanta ottime performance). Potrebbe essere ancora più forte e titolare inamovibile della nazionale. Ragionando parallelamente, non è detto quindi che per lui calciopoli sia stata un bene…
In realtà così facendo si ragiona del sesso degli angeli, farsopoli altro non è stata che una stortura giudiziaria, una sciagura per ogni tifoso juventino che ha visto il suicidio della squadra per cui il proprio cuore batte fin da bambino.

Animato dal suo processo di conversione alla fede, Legrottaglie si spinge invero molto oltre. Dopo aver enunciato il suo concetto per cui senza il nefasto evento non sarebbe dove e come è ora, senza risparmiare accuse di scarsa fiducia all’allenatore che non lo volle (Capello) e alla società che ai tempi non lo difese (la triade), e spendendo invece qualche parola di elogio per il nuovo corso e in specie per Deschamps, egli così scrive: “Certi episodi non accadono mai a caso. Il caso non esiste. Una società come la Juventus che si sfascia come un castello di cartapesta è senza dubbio un segno di Dio per la mia vita…[…]…Io vedo lo strumento attraverso il quale il Signore ha agito per riportarmi a Torino. In una Juve da campionato cadetto.”.
Da parte di chi non si ritrova nei valori e nei dettami della fede che oggi anima il difensore bianconero, è alquanto scontato ritenere il passaggio sopra citato discutibile e azzardato.
In verità, mi si consenta di scriverlo in queste righe giacché non nascondo di avere la fortuna di condividere con il fratello Nicola la fede in Dio, altrettanto discutibile è questa visione delle cose da parte di un credente.
Se il Calvinismo infatti predica una predestinazione alla quale non ci può sottrarre, dove tutto è già scritto e nulla è lasciato al caso, la dottrina cattolica prevede il famoso libero arbitrio, in base al quale siamo tutti predestinati a godere della gioia eterna, ma siamo liberi di scegliere se abbracciare la dottrina di Cristo quanto abiurarlo e disconoscerlo.
Se ciò è valido per le scelte che dovrebbero condurre il cammino terreno verso la spiritualità, non di meno il Signore (ma in questo caso possiamo chiamarlo anche Shiva, Allah, Kaos Cosmico, Cthulluh) ha concesso ad ognuno di noi dei talenti, e sta a noi farli fruttare o lasciarli marcire.
Legrottaglie si rifaccia alla parabola dei talenti o a quella del granello di senape, il concetto non cambierà.
John Forbes Nash ha un grande talento matematico, e l’ha fatto fruttare.
Madre Teresa di Calcutta aveva tra gli altri il dono dell’umiltà e della votazione verso il prossimo, e sarà sempre maestra di vita per credenti e non.
C’è chi ha avuto il deprecabile talento da spione, e ahimè non l’ha fatto marcire.
Scendiamo di un livello ed estendiamo tutto questo al mondo del pallone.
I due fratelli Inzaghi sono dotati entrambi di talento calcistico. Chi come me non vive lontano da Piacenza, si è sentito dire nella totalità dei casi (non ne ricordo uno di senso opposto) che Simone è più forte di Filippo.
Ma se Filippo ha saputo negli anni impegnarsi sempre al massimo ed ottenere il meglio dalle sue capacità, Simone si è lasciato distrarre più volte da, chiamiamole così, campanelle extracalcistiche, non rendendo minimante come il fratello (credo comunque che abbia la comprensione di molti di noi!).
Mi sembra chiaro a questo punto il concetto a cui si vuole tendere.
Nicola Legrottaglie, per sua stessa ammissione, arrivato al traguardo juventino nell’era dell’ultimo Lippi, ed assaporato il gusto della maglia azzurra, si perse un po’ per strada. Si distrasse. Si considerò arrivato. Perse umiltà. Mancò per un certo periodo di far fruttare quel talento che si ritrova, grazie al suo Dio.
Ma il libero arbitrio sempre gli fu conservato, e il suo cammino nella fede l’ha certamente aiutato a ritrovare serenità, serietà, professionalità, umiltà. Il resto è venuto da sé.
Tutto ciò sarebbe avvenuto anche senza calciopoli. Non sapremo mai se in un contesto più favorevole oppure no, ma certamente sarebbe successo. Perché chi ha prodotto il grande cambiamento è stato lui stesso, con il suo atteggiamento.

Il mio parere personale è che il giocatore debba continuare a ringraziare Dio. Per il talento che gli ha dato. E non poi per calciopoli, ma per avergli fatto ritrovare quella fede preziosa che ha prodotto in lui quei cambiamenti che l’hanno riportato a ottimi livelli di professionismo. Risultato del suo libero arbitrio di far fruttare il talento, che stava lasciando marcire.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Rendiamo a Dio ciò che dobbiamo, ma ciò non svilisca i meriti che ci sono da parte dell’uomo, libero di scegliere.

E si ricordi Nicola, che chi per primo credette che fosse da grande squadra fu Lippi. E la triade che scommise su di lui. Ma non diede i frutti i sperati. Poi ci furono i prestiti in squadre minori, e il successivo ritorno a Torino. Ma il nuovo corso, e vale pure per Deschamps, non scommise subito su di lui. Anzi. Era già stata individuata la destinazione Genova, e i Kovac e i Boumsong gli venivano riconosciuti come superiori. L’avvicendarsi di alcune situazioni favorirono la sua presenza tra gli 11 titolari in alcune occasioni, e lui, che si stava ritrovando, non fallì. E infine vada riconosciuto a Claudio Ranieri di aver del tutto riportato il giocatore ai suoi livelli migliori (forse anche di più) in una posizione ed in uno schema a lui totalmente congeniali. Opportunità che Nicola ha saputo far fruttare alla grande!

E allora complimenti Nicola Legrottaglie per il tuo ritorno ad alti livelli. E tanti rallegramenti per la tua riscoperta di Dio, da parte di chi condivide questa fortuna.
Ma diamo ad ognuno ciò che gli spetta.
Ringrazia Dio ma prenditi i meriti che ti spettano. Dai a Claudio ciò che è di Claudio. Non togliere il credito a chi per primo davvero ti volle, e infine non dare a Blanc ciò che non è di Blanc.
Che tanto a quello ci pensano già talmente in tanti…

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