Di CrazeologyPremessaPrendo in prestito il titolo dell’ultimo singolo pubblicato dagli Wham!, storico gruppo pop britannico degli anni 80, non solo per ricordare nel mio piccolo George Michael scomparso nel giorno di Natale, ma anche perché casualità vuole che la mente mi suggerisca molti strani e inattesi collegamenti con la nostra Juventus e l’attualità. Il titolo è calzante con le nostre cose, e si potrebbe tradurre come “il limite del paradiso”, o qualcosa di simile. Insomma, il confine che serve superare per arrivarci, al paradiso, al cielo, o giù di lì. La divisione del gruppo pop da cui iniziò la sua carriera George Michael risale al 1986. Fino a quel momento i due freschi ragazzotti bellocci (il gruppo in realtà era un duo) avevano inciso solo un paio di album, e l’ultimo, ossia il terzo, proprio in funzione della fine semi-concordata del gruppo stesso, venne intitolato “The Final”, e raccoglieva tutti i tanti successi dei due album precedenti, più alcuni singoli di successo che non erano stati pubblicati in nessun album fino a quel momento, più qualche inedito. Uno di questi inediti era proprio "The edge of heaven", canzonetta fresca e orecchiabile, che era anche proprio l’ultimo brano della lunga scaletta. Il brano di chiusura dell’album e di quella intera parte di carriera. Il punto. Da quel momento cominciò la carriera da solista di George Michael che tutti oggi conoscono, di cui discutono, celebrano, ecc. Fine della premessa.
La Juventus e le finaliVeniamo ora a noi.
The final, ossia il finale. Eccolo qua, il nostro storico e superconsolidato limite al paradiso. Quello che ci manca. La Juventus che ha il record di finali perse, costruito con costanza e impegno in un numero alto di decenni. Tutte le volte che si arriva lì, qualcosa di strano succede. Non si riesce mai a superare il confine e godere appieno della grandezza di quella specifica squadra. E la finale di Supercoppa a Doha persa contro il Milan non solo ha migliorato il record, ma ha nuovamente dato vita alle polemiche interne della nostra tifoseria riguardo alla squadra, all’allenatore, alla società, al modulo, alla campagna acquisti, ecc. La Supercoppa Italica non ha grande valore, è una coppetta, lo sappiamo, però è pur sempre un trofeo ufficiale e la sconfitta ha messo un po’ di sale sulle nostre solite vecchie ferite. E così è venuto fuori un po’ di tutto. Le foto pescate dai social dei giocatori su cammello nel deserto, o a bordo piscina con bonazze al seguito. Allegri che secondo alcuni sbaglia formazione, modulo, cambi, e tempi dei cambi. Campagna acquisti pasticciata che dal punto di vista tecnico non si è rivelata adatta al modulo che poi il livornese può effettivamente mettere sul campo. Livornese che non si assume volentieri le responsabilità dei propri errori, e che allo stesso tempo sembra essere troppo aziendalista per far sentire con forza la propria voce in seno alla dirigenza bianconera che si occupa di mercato. La supposta mancanza di cattiveria e spietatezza della squadra nei momenti chiave. Le tante occasioni sbagliate. Gli infortuni. La sfortuna. La fortuna degli avversari. L’arbitraggio non perfetto. E via così.
Io, nel mio piccolo, penso che in effetti la sconfitta a Doha abbia tanti padri, e i tanti filoni di riflessione che in questi giorni si sono generati sono tutti molto legittimi e realistici. Perfino quando alcuni di questi sono in contrasto tra loro. Dentro questa situazione penso che ci sia un po’ di tutto.
Ma c’è una sola vera grande certezza che mi porto dietro da circa 40 anni, e so perfettamente che questa non ha nessun senso e che io per forza di cose sono matto, visto che ci credo.
Per quanto sia completamente irragionevole, assurdo, irrazionale, s****, ecc, per conto mio c'è una maledizione. La maledizione delle finali. Un incantesimo contro di noi, un maleficio, un sortilegio di qualche genere che non ci fa passare il confine per il cielo. La tifoseria, ossia voi cari lettori, giustamente guardate alle cose serie, e non alle sciocchezze come le mie. E meno male. Ma io non ho più dubbi da tanto tanto tempo. Il calcio nelle nostre finali non c'entra più nulla, credo. Non vedo altre possibilità realistiche. Passano decine d'anni, cambiano i presidenti, cambiano le dirigenze, cambiano i campioni, cambiano gli allenatori, cambiano gli avversari, ma le finali sono sempre un qualcosa che noi soffriamo terribilmente. In qualunque torneo, e con qualunque formazione in campo. Ogni tanto vinciamo, ovviamente, ma poche volte rispetto al grande volume di traguardi raggiunti stagione dopo stagione nel corso della nostra storia. Le finali le soffriamo sempre oltre ogni ragionevole previsione. Anche se siamo i più forti di tutti, e se l’avversario è nettamente e consapevolmente più scarso... E le soffriamo persino se le vinciamo. Non sono mai una passeggiata. Tutte le volte la stessa storia. Tutte le volte la squadra in campo sembra intontita, poco lucida, maldestra, ecc. Che l’avversario sia Real Madrid, Barcellona, Amburgo, Milan di freschi ragazzetti in pantaloncini corti, poco cambia. In qualunque caso, noi soffriamo sempre e non siamo mai al meglio. Io infatti sono uno dei pochi gobbi che non ha nessuna voglia di vedere la squadra in finale di Champions League, tanto per dirne una. Mi basta uscire dignitosamente in semifinale. Perché non solo so come probabilmente andrebbe a finire, non solo non ho più voglia di sopportare un’altra grande delusione, ma perché anche in caso di inaspettato successo in finale mi sentirei un po’ come se il destino mi facesse l’elemosina. Una tantum. Una volta sola ogni tanto. Un piccolo obolo occasionale figlio della pietà, che invece di farmi gioire mi offende. Per cominciare a ragionare ci vorrebbero almeno 3-4 finali vinte di Europa League, e altre 4-5 di Champions League. Di seguito, e in poco tempo, senza nessuna altra finale persa in mezzo. Tutte cose che, senza offesa per nessuno, con tutto il rispetto e l’ottimismo di cui sono capace al momento, dubito che capiteranno mai (anche se ovviamente mi farebbe molto piacere essere in errore). Spero che il fatto stesso di avere parlato di questa assurdità apertamente possa essere il modo per annullare l’incantesimo stesso. Un modo per circuire la maledizione, e per esorcizzare il destino.
Chi lo sa... Metti mai... Se questo piccolo gesto personale può farci cambiare per sempre la storia, sono serenamente disposto ad accettare che la gente si faccia l’idea che io sono un pirla. Anche perché di fondo è vero.
Occhio però, perché io sicuramente sbaglio, ma le fredde statistiche ad oggi mi danno ragione.
EpilogoHo uno strano ricordo riguardo al George Michael degli ultimi anni. Andò vicino alla morte a causa di una violentissima infezione già nei pressi del Natale del 2011. Appena si riprese totalmente (nel 2012) uscì una sua canzone dance che si intitolava “White Light”, che esorcizzava il coma farmacologico in cui era finito e celebrava il suo ritorno alla vita. Il video del brano era tutto basato sul bianco e sul nero, nel senso più ampio e profondo che si può dare ai due colori. Era basato sull’idea della vita e della morte. Sul confine sottile che le divide. Poi, ad un certo punto, nel video gli si avvicina qualcosa che è sia bianco e sia nero: una zebra.
Non so perché, ma a me piace ricordarlo così, mentre sorride ad una zebra.

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