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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Farsopoli di E. LOFFREDO del 17/12/2009 14:01:07
Quel ragazzo della curva B

 

È dunque arrivato il primo verdetto dei tribunali ordinari sui fatti di Calciopoli. Non ripercorriamo il parto della sentenza, in due giorni ne sono stati già setacciati tutti gli elementi.
Col senno di poi “il rito abbreviato è stata una scelta sbagliata”. Col senno di poi.

Giustamente il legale di Giraudo non ha voluto commentare la decisione del GUP, «le sentenze di condanna non si commentano, si appellano e con fiducia nella dialettica processuale».
Ecco, la dialettica processuale, quella che nel processo a Giraudo è mancata (e non per colpa del giudice). In questi due giorni anche chi non ne era a conoscenza lo ha imparato: nel rito abbreviato si decide secondo quella che è la documentazione prodotta dal pm (eventualmente integrata dalla difesa) all’atto della richiesta di tale rito da parte dell’imputato.

La scelta di una via processuale più rapida si è rivelata non premiante per Giraudo, il quale deve continuare a difendersi nei tribunali e non può liberarsi dalle oppressioni di calciopoli. Sarebbe però incoerente criticare a posteriori la scelta.
Chi scrive, insieme ad altri (qualcuno avrebbe messo non una, ma entrambe le mani sul fuoco), era confidente che proprio sulla base della documentazione acquisita non emergessero elementi di colpevolezza a carico del principale imputato alla sbarra nel processo con rito abbreviato.

Una personale fiducia che nasceva da un elemento fuorviante ma non sbagliato: la confutazione delle accuse che nel processo ordinario, udienza dopo udienza, i difensori degli altri imputati sono riusciti a esercitare. Dopotutto il fascicolo dei pm era lo stesso per tutte le richieste di rinvio a giudizio.

Davanti al GUP non si è aperta alcuna discussione, non c’è stata (né poteva esserci) la sfilata di testi dell’ accusa e della difesa. Il giudice non si è potuto formare quel libero e pieno convincimento che può formarsi con una più ampia “dialettica processuale”, egli si è dovuto attenere al fascicolo dei pm e alla integrazione di prove da parte della difesa (anche l’accusa si è avvalsa della facoltà di integrare il fascicolo, portando ad esempio le polizze stipulate da Giraudo con l’agenzia assicurativa di Paolo Bergamo).

In questo quadro è bene ricordare quello che lo stesso giudice de Gregorio ha dichiarato: «La legge prevede che il rito abbreviato e ordinario siano proprio cose distinte. Lì (rito ordinario – ndr) le prove e tutto quello che ne consegue si formano in aula, io ho lavorato sugli atti dell'indagine».

Ciò per cui è censurabile la sentenza a carico di Giraudo è il modo in cui si è giunti al verdetto di colpevolezza. Non prove, ma attraverso “teoremi e indizi”. Al GUP è stato sufficiente il fascicolo dei pm, è bastato il teorema accusatorio, dalle sue stesse dichiarazioni è pacifico che «tutto il processo abbreviato è altamente indiziario ». Allora mi viene da chiedere: ma non ha avuto bisogno neanche di una prova? Ha emesso una condanna solo sulla base di indizi e teoremi. Come si concilia tutto ciò con la presunzione di innocenza? Per usare un americanismo, la condanna di Giraudo è “oltre ogni ragionevole dubbio”?
Si badi bene, non ci si vuole qui aggrappare al “in dubio pro reo”, non è il rifugiarsi in calcio d’angolo. Laddove nel processo ordinario finora l’accusa, attraverso i testimoni escussi, ha tentato di dimostrare le sue tesi, non ha fatto altro che scagionare gli imputati!
Allora, se gli stessi pm hanno avuto (finora) difficoltà a puntellare e a corroborare le proprie tesi, come ha potuto il GUP validarle nel rito abbreviato? Il giudice deve pur avere e dare delle certezze, specie se emette delle condanne!
Ci pare quasi che De Gregorio non se la sia sentita di compiere un doveroso atto di coraggio: sbugiardare il lavoro dei pm Narducci e Beatrice (poi sostituito da Capuano). È una nostra sensazione è vero, ma questa vicenda giudiziaria è ricca di “sensazioni”…

La condanna a Giraudo è bastata per rinvigorire il fronte di coloro che sono sempre stati in trincea contro la Triade. La sentenza del GUP De Gregorio rappresenta quella boccata d’ossigeno per il fronte dei colpevolisti, “calciopoli esiste, c’è poco da discutere, a questo punto anche Moggi sarà condannato”. Questo il roseo pensiero popolare.

Sentimento popolare che ufficialmente annovera un nuovo militante: Eduardo De Gregorio, il quale prendendo le mosse dal suo verdetto ha così commentato le sentenze sportive: «Ricordo come quelle sentenze sono state criticate un po’ da tutti: vuol dire che erano equilibrate. La Juve è finita in serie B, penso dovesse andare così».
A pensar male si fa peccato, ma chi osa ora dissuaderci dal sospetto che anche lui sia stato condizionato dal “comune sentire popolare”?
Persino la sua fede calcistica poteva considerarsi normale passione sportiva. Che se ne vada in curva B a tifare per ‘o Napule potrebbe anche essere indifferente, sempre che non ne condizioni l’attività di giudice della Repubblica.

Ma quel convincimento su calciopoli…

Una cosa si deve però riconoscere a De Gregoio: la consapevolezza che dal processo ordinario può uscire una verità che non è quella che ha sentenziato per l’ex A.d. bianconero, «al processo ordinario si ricomincia daccapo e le conclusioni possono anche divergere ».
Per lo stesso motivo le conclusioni possono divergere anche nel processo di appello a Giraudo.

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