Per ottenere Giustizia, specie in un ambito così difficile come quello in cui ci troviamo, occorre fermezza, compattezza, volontà, partecipazione e sacrificio.
Noi ci battiamo per la Juventus, per la sua Storia, per “disibernare” il suo Spirito congelato nell’estate del 2006 per preservarlo da una masnada di prepotenti barbari antisportivi.
Stiano certi Zunino, Bocca, Palombo, Beccantini e compagnia battente, insieme ai loro referenti del potentato Elkann, Tronchetti, Moratti, Montezemolo e compagnia comandante, insieme ai loro dipendenti dei vertici del calciobalilla attuale Abete, Nicchi, Collina, Palazzi e compagnia servente, insieme ai loro amici dalla sentenza scritta in minuscolo Ruperto, Sandulli, De Gregorio e compagnia "indipendente", insieme ai loro strumenti inquirenti dalla indagine a sensazione e a senso unico Palamara, Narducci, Arcangioli, Auricchio e compagnia inquinante: NOI NON MOLLEREMO MAI!
Non abbiano a stare in pena: non molleremo mai finché non avremo Giustizia.
Dopo la “politica” sentenza del rito abbreviato nel procedimento contro Giraudo in quel di Napoli, lunedì scorso, ci sono rimasto male ancora una volta.
Non tanto per l’esito in sé, quanto perché ancora una volta un rappresentante di un’Istituzione di questo Paese ha dimostrato un assoluto disinteresse al diritto sacrosanto di un imputato: una sentenza basata su prove concrete!
Più che il sintomo di una malattia pare ormai una patologia congenita, priva di alcun anticorpo morale prima e culturale poi.
Un dispositivo da cui si intuisce un nuovo percorso fumoso, altro passaggio diseducativo con riflessi ed insegnamenti perversi che mi hanno inciso nell’anima un tremore di insensibilità giuridica ed una pulsione di sdegno.
Eh no, diranno Loro, “Le sentenze si rispettano, al più si impugnano”.
Sissignore, ma a patto che esse stesse rispettino in primis l’individuo ed i principi di Diritto di quel popolo in nome del quale vengono emesse.
Ribatte De Gregorio, da quel giornale non pulito, rosa: “Tutto il processo abbreviato è altamente indiziario, per il resto esistono le aule di tribunale”.
Complimenti, nel dubbio lei condanna?
Certo, specie se dalla parte opposta ci stanno i potenti, i giornali e gli amici.
Chissenefrega della persona imputata, c’è l’Appello!
Aspetto con ansia il momento in cui lei ed i Suoi compagni sarete a sproloquiare di Indipendenza della Magistratura o di rispetto o di civiltà: sarò a chiederVi altrettanto rispettosamente e civilmente se fosse possibile evitare di continuare a prendere in giro gli Italiani!
Quanto alle reazioni del coro dei Media, quasi completamente fieri di essere da sempre "liberamente" antiJuventini, gli interventi sul tema non sono già per spiegare o argomentare, ma per aggredire e insultare, perché di altro non sono capaci.
Sfogano la cieca rabbia ignorante, propria di chi non conosce nemmeno la parola sport o giustizia e ringhiano e cercano di mordere o di dare un colpo in faccia a quella immagine che per loro è diventata ormai un’ossessione, un incubo.
Noi.
Perché siamo nel giusto e scriviamo liberamente, scevri da ogni subalternità che non sia la nostra Passione!
Cosa che loro non possono fare, per mancanza delle due cose fondamentali per esprimere tali azioni.
Non possono perché devono chiedere il permesso e qualora ottengano questa libertà devono munirsi di protesi, cioè dello strumento per esercitare il pensiero.
In italiano chiamasi cervello.
“I giornalisti di Repubblica scrivono al servizio della verità e dei lettori e continueranno a farlo”.
Questo campeggia nel sito di altro “autorevole” giornaletto.
Sito dal quale Bocca e Zunino pubblicano due articoli in cui sfoggiano la propria puerile e bavosa opinione su un tema di cui sanno poco o nulla, senza preoccuparsi più di tanto di essere documentati e facendosi forti di una piccola idea ma feroce e grezza quanto basta a dimostrazione di cosa si voglia intendere per verità.
Che diventa invece irresponsabilità e malafede intellettuale. Stavo per scrivere indecenza umana: non sarebbe stato neanche esagerato forse, perché altro non possono né sanno fare.
“I giornalisti di Repubblica scrivono al servizio della verità di parte e dei lettori interisti e continueranno a farlo”.
Correggetelo, così è perfetto.
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