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Attualità di N. REDAZIONE del 01/06/2017 09:01:45
Istruzioni per la vittoria

 

Di Crazeology

Esiste un modo con cui si può avere la certezza di vincere la Champions League? Evidentemente no. Eppure, nonostante tutti sappiano che non esistono regole o programmi che diano garanzie assolute, tutti i tifosi della Juventus in questi giorni e in queste ore si domandano cosa bisognerebbe fare per vincere.

Le finali perse in passato hanno per forza di cose lasciato una ferita aperta, che porta spontaneamente ad una sorta di lunga serie di quesiti esistenziali “pallonari”, che tutti si pongono durante la lunga e fibrillante attesa.
Per molti, anche per chi scrive a dire il vero, esisterebbe addirittura una maledizione su questo specifico trofeo, e qualunque sia la situazione reale delle due squadre, delle rispettive potenzialità e del momento storico, in finale solitamente qualche cosa di innaturale succede e alla fine la Juventus, spesso, perde. Così è stato troppe volte, in effetti.

Alla luce di questo ragionamento del tutto assurdo e irragionevole, c’è chi addirittura preferirebbe uscire tutti gli anni in semifinale, in modo da evitare il dolore più grande. E fino a qui, niente di nuovo; si tratta solo di un pezzo della solita scontata dicotomia, ossia quella dei pessimisti fatalisti, di cui chi scrive fa parte, e a cui per grande fortuna si contrappone un’altra metà del tifo, ossia quella entusiasta e ottimista. Del resto se vuoi vincere una finale, finalmente, devi avere il coraggio e quel pizzico di follia di giocarla, anche sapendo che puoi perderla ancora. Bisogna sfidare la storia, se vuoi scriverne un pezzo o una nuova.

Proviamo però, a mente fredda, a formulare le istruzioni per una vittoria. Come si fa?
La premessa doverosa è quella di lasciare tutti i discorsi atletici, tattici e tecnici ad Allegri e al suo staff, e occuparci invece della nostra situazione emotiva e psicologica del tutto peculiare rispetto a qualunque altra squadra del mondo (fatto salvo forse solo il Benfica, che al posto nostro sarebbe più o meno nelle nostre stesse condizioni).
A mio modesto avviso, ci sono tre regole chiave da rispettare, non per vincere, ma per giocare una finale che si rispetti. Tre nodi dello stesso filo.

La prima cosa da fare è quella di non dare mai per scontato di aver vinto o di aver perso ancora prima di scendere in campo. Al contrario di alcune finali del passato, questa volta bisognerà avere innanzitutto voglia di giocarla, davvero, fino in fondo, dal primo all’ultimo minuto, anche se per caso il risultato durante il match volgesse in modo molto marcato da una parte o dall’altra. Poi il gioco chiama gioco, e quando si è rotto il ghiaccio, il resto segue. Fino al fischio finale, la storia del calcio insegna, può sempre succedere di tutto. E’ sempre giusto crederci.

La seconda regola, è che nella storia della Juventus con questo torneo, il destino è addomesticato a non regalarci mai nulla, quindi tutto andrà sudato in campo, goccia dopo goccia, metro dopo metro, pallone dopo pallone, respiro dopo respiro, battito dopo battito del cuore. Per nostra fortuna, dall’altra parte c’è un grande avversario (un po’ spaccone a dire il vero), che non si può sottovalutare, perché campione d’Europa e del Mondo in carica. E’ giusto così, chi sperava in un avversario molto più accessibile, per conto mio non ha un grande rispetto per questo sport e per questo torneo (ogni riferimento a pomposi opinionisti vari è puramente casuale). Ma l’entusiasmo, la forza, la voglia di essere squadra, il lavoro, il sacrificio, la concentrazione e l’umiltà devono essere la fisionomia della gara della Juventus.

Infine il terzo ingrediente deve essere l’orgoglio. E’ inutile agganciare la storia delle finali precedenti a quella attuale. Sarebbe una zavorra inutile da trascinarsi per tutto il campo. La partita va affrontata per godere di una grande sfida contro un grande avversario, sapendo che c’è un certo numero di milioni di persone (qualche centinaio) che ti guarda, e addirittura il trofeo non conta assolutamente nulla. La Juve è la Juve, ha una storia e un blasone centenario, e tutto il mondo lo deve vedere, sentire, toccare con le mani e deve emozionarsi. L’arte di vincere si impara anche con le sconfitte, e la Juve ha nel suo dna quelle insieme a tante grandi vittorie. Non si deve avere paura della propria storia, la maglia viene prima di tutto. L’orgoglio di far vedere a tutto il mondo chi sei e cosa sai fare, è molto più importante del trofeo stesso. Poi leggenda metropolitana vuole che quando si vince questa specifica partita, pare che qualcuno consegni un trofeo, ma quella è un’altra storia di cui non bisogna assolutamente tenere conto.

Un orgoglio forte e impavido, ma sorridente e un po’ sognante, è tutto ciò che ci serve. Certo, comunque la vittoria non si può garantire, ma in fondo spesso un vincitore è solo un sognatore che non ha mai mollato.
Corri zebra, corri!



NOTE:
- Questo articolo è pubblicato anche nel Freepress cartaceo JUVETORO, n. 25, anno VI, del 03-06-2017. Trattasi di un numero speciale, da collezione, per la Finale di Champions League 2017, Juventus-Real Madrid. Per scaricare e salvare gratuitamente una copia in pdf del giornale, clicca sul tasto rosso in basso nella pagina che si apre cliccando qui: LINK


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