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Attualità di N. REDAZIONE del 12/07/2017 13:27:54
Il disastro di Cardiff

 

Di Crazeology

E’ passato il tempo sufficiente a fare sedimentare tutte le emozioni di quella sera, e a far decantare tutti i fatti accaduti, quindi ora se ne può parlare, si spera, con una certa freddezza analitica e del sano realismo. “Decantare” infatti in questo caso purtroppo non va inteso come "lodare" o "celebrare", bensì come "liberare da impurità e scorie", perché quella trasferta va rivista con calma nel suo complesso, tenendo conto di fatti positivi e negativi, anche se ovviamente il risultato come tutti sanno è stato un disastro vero e proprio.
Ma procediamo con ordine.

- La mancata festa scudetto
Nonostante gli opinionisti e i tifosi filosocietari a prescindere abbiano per giorni e giorni detto un po’ ovunque che era meglio non festeggiare per non deconcentrarsi, la festa scudetto invece andava assolutamente fatta.
Il primo motivo è quello che 6 scudetti di fila sono un qualcosa che va festeggiato, e non può bastare di fronte alla storia un semplice #LE6END per vendere qualche t-shirt ai clienti/tifosi della Juve. Il secondo motivo è che vi era una grande fortuna in questo finale di stagione, ossia che tra la vittoria dello scudetto e la partita di Cardiff c’era un numero di giorni tale che tutto poteva essere fatto in serenità senza creare danno. Anzi, forse sarebbe stato utile a decongestionare per un attimo le tensioni di una stagione molto difficile e dispendiosa dal punto di vista delle energie psicofisiche. Visto che vi sono state ugualmente le feste nello stadio e negli spogliatoi, e cene sociali post trofeo, non erano di certo le tre ore di pullman scoperto in centro città a spostare i delicatissimi equilibri emotivi dei nostri milionari pallonari. Caso diverso sarebbe stato se ci fossero stati pochi giorni tra un evento e l’altro, a quel punto in effetti poteva essere un’idea ragionevole quella di non abbassare la guardia e tenere alta la concentrazione. Ma in questo caso così non era. Inoltre, in caso di sconfitta a Cardiff essendo la festa già stata fatta in precedenza si era a posto con la coscienza, e invece in caso di vittoria se ne poteva serenamente fare un’altra, anche più bella. Il Real da questo punto di vista insegna. Ergo, alla luce dei fatti, un disastro.

- La trasferta
Per come la vedo io, qualunque cosa succeda, una squadra deve rimanere sempre unita sia quando si vince sia quando si perde. Salvo casi eccezionali quindi, si parte tutti insieme e si torna a casa tutti insieme, anche quando la stagione è ufficialmente finita. Si torna a casa tutti insieme davanti ai propri tifosi, con la Coppa in mano, o magari con 4 banane in una cesta di vimini. Poco cambia. I giocatori devono vivere insieme tutte le emozioni che fisiologicamente si fanno strada con prepotenza in quelle ore. Anche in queste piccole cose gli individui si avvicinano e si costruiscono le squadre. Le nazionali e le vacanze potevano aspettare qualche ora (una mezza giornata circa). L’idea della campanella della scuola che suona e tutti se ne vanno a casa propria, non è stata proprio una genialata. Ergo, alla luce dei fatti, anche qui un disastro.

- La stagione 2016-2017
Il calcio mercato estivo 2016 e successivo gennaio 2017, è stato buono e dispendioso, ma un po’ pasticciato. Infatti la poca fisicità a centrocampo e la mancanza di creatività, sempre a centrocampo e a tre quarti campo, hanno creato le difficoltà che hanno poi portato al cambio di modulo (partita con la Lazio), anche per valorizzare meglio le fasce. A quel punto la squadra, pur con alcuni uomini un po’ fuori ruolo e con un gran dispendio di energie, ha trovato una sua efficienza e una sua dimensione. Il sacrificio di tutti è stato encomiabile, e ha portato trofei e una finale di UCL. Ma era evidente a tutti che per moltissime gare la Juve giocasse davvero bene solo un tempo, e cercasse di gestire l’altro. Gli ultimi due o tre mesi questa è stata la Juve. Era sufficientemente forte per poterlo fare, se lo poteva permettere, ma non è stato totalmente indolore tutto ciò, perché si sono perse anche partite importanti e match clou; coi freddi calcoli di Allegri, si è gestito il vantaggio accumulato nei punti in campionato in modo da poter fare bene in Europa. E così è stato in effetti fino alla finale.
Alcuni infortuni poi, vecchi e nuovi, hanno tolto la possibilità ad Allegri di far rifiatare qualcuno durante la stagione (vedasi i casi: Marchisio, Pjaca, Rugani, Kean, ecc). Proprio quando servivano come il pane, non erano a disposizione. Discreta iella.
Al di là delle emozioni partigiane, bisogna ammettere che la squadra fin dall'inizio aveva qualche limite di ordine tattico, e che per far funzionare tutto abbiamo dovuto vedere i tre attaccanti fare un tipo di lavoro che ne ha limitato molto l’efficienza sotto porta. Con una situazione diversa, con un calcio mercato diverso, con un modulo diverso, e con una panchina diversa, Dybala avrebbe segnato di più, e Higuain (pur non dimenticandoci che ha segnato più di 30 reti!) magari avrebbe segnato molti gol in più nell’arco delle tre competizioni. Chissà. Si è certamente sprecato molto là davanti, troppo a dire il vero, e si è accumulata anche un bel po’ di stanchezza (che poi abbiamo visto anche in finale a Cardiff). Si potrebbe continuare per ore a ragionarci sopra, ma va detto che è stata un’annata comunque molto vincente. Ergo, alla luce dei fatti, la stagione, senza le finali di UCL e di Supercoppa a Doha, comunque è stata molto molto positiva.

- La differenza tra Real e Juventus
Per giustificare la sconfitta di Cardiff, in tanti hanno avanzato la teoria che il Real fosse molto più forte della Juventus. Ma non è propriamente vero. Il Real è stato sconfitto dallo stesso Barcellona che ha perso con noi, solo pochi giorni dopo l’uscita dal torneo europeo. Ha vinto il suo campionato solo alla fine. Probabilmente è più forte, ma non così tanto come si vuol far credere. Due squadre che arrivano in finale difficilmente hanno una differenza di potenzialità abissale. C’è sempre un certo equilibrio, poi è la gara stessa che nel suo svolgimento magari uccide una squadra e ne esalta un’altra, ma se si rigiocasse la partita dieci volte di fila probabilmente l’equilibrio complessivo tra le due sarebbe un pochino più evidente.
La Juve era solo un po’ più arrangiata e meno consolidata. Ma era forte, non ci sono dubbi.
Ergo, alla luce dei fatti, il disastro di Cardiff risiede in primis da altre parti, e non tanto nella differenza di qualità delle due rose.

- Il mancato gioco del secondo tempo
La Juve ha giocato bene solo 40 minuti, mentre già gli ultimi 5 minuti del primo tempo e gli altri 45 del secondo, non solo ha mostrato la corda, ma non è praticamente scesa in campo. Neanche per dare un calcione negli stinchi a CR7 o simili. Talmente assente da essere addirittura incapace di difendersi, quando in realtà la nostra solida difesa era il fiore all’occhiello della formazione. “Zombi” è l’aggettivo descrittivo esatto, perché non è tanto un fatto di giocare una partita diversa rispetto al primo tempo, magari in difesa chiudendosi a riccio (e già ci sarebbe da discutere parecchio su questo approccio), ma è il semplice fatto di scendere in campo e giocare, invece di restare negli spogliatoi. Inspiegabile da tutti i punti vista il comportamento dei nostri milionari in campo. Sarebbe stato meglio chiudersi a riccio come una provinciale qualunque e picchiare come fabbri, con espulsi e feriti, ma giocandola col coltello fra i denti, magari perdendola 1-6, piuttosto che lasciarsi devastare, stufi e annoiati come se si pensasse già alle vacanze al mare in paesi esotici, e alle belle ragazzotte abbastanza mignottone con cui poter presto avere delle storielline sessuali estive. Un minimo di orgoglio per la maglia, per se stessi e per la propria carriera? No eh?
Ergo, alla luce dei fatti, anche qui un disastro.

- Il black out mentale di Allegri
Le recenti confessioni di Allegri ne hanno mostrato tutti limiti dal punto di vista di alcuni suoi vecchi vizi. Durante l’intervallo tra il primo e il secondo tempo, gli è stato reso noto che 2 giocatori non erano in grado di tornare in campo, ma lui ha pensato di non sostituirli nell’immediato, perché sostanzialmente già pensava agli eventuali supplementari. Un pasticciaccio vero e proprio.
Fare calcoli in queste condizioni non è possibile, anche se i due in questione sono di quelli di cui lui si fida ciecamente e a cui non vuole rinunciare, e comunque non si può fare in una finale di UCL, e comunque non si può fare contro uno squadrone come il Real Madrid. No. Non puoi. Stai cercando dei guai. Forse puoi farlo col Frosinone in campionato, forse.
Lo schema mentale da tenere in una finale è molto molto molto semplice.
Bisogna giocare per vincere. Per forza. In qualunque fase della gara è l’unico obbiettivo possibile. La sconfitta o il pareggio non sono opzioni su cui puoi lavorare. Non c’è un ritorno da poter giocare. O vinci o perdi. E tu vuoi vincere. Punto.
Per vincere poi bisogna giocare per segnare. Bisogna fare gol. Per forza.
Non può bastare che gli avversari siano in difficoltà e magari non segnino. Tu il gol lo devi cercare con tutte le tue forze e lo devi trovare (se ti riesce, ovviamente). Tutta la gara va impostata così, perché se nessuno dei due segna, anche se tu domini, si finisce ai rigori, dove può succedere di tutto. I calcoli si possono fare solo nella prospettiva di cercare una vittoria, o magari solo gli ultimi minuti del match, quando le due squadre sono cotte e si cerca la sostituzione strategica per i rigori o simili. Allegri, secondo i suoi calcoli scollegati dalla realtà, avrebbe tenuto i due infortunati in campo ancora per circa 20 minuti del secondo tempo. Cercava di resistere per un po', poi avrebbe fatto le sostituzioni e tentato forse il tutto per tutto, sperando magari in un colpo di fortuna nell'ultima fase della partita. I risultati li abbiamo visti. I due in questione sono stati protagonisti negativi di 2 dei gol subiti. Il Real ha giocato per un po’ di minuti 11 contro 9, e ne ha approfittato. I cambi sono arrivati quando era troppo tardi. Bisogna ricordare a tutti i tifosi che in panchina c’erano anche Marchisio, Cuadrado e Asamoah, (non proprio dei pipponi) e non solo Lemina. E Sturaro era invece in tribuna. Qualcosa di discreto in panca c’era, anche se non c'era la stessa qualità del Real.
Allegri poi ha sbagliato un altro calcolo fondamentale. Il Real ha mostrato in tantissime gare (Napoli, Barcellona, Bayern, ecc), una peculiare caratteristica. Durante la gara, ad un certo punto, improvvisamente gioca una mezzora di fuoco per abbattere l’avversario di turno. Anche se fino a poco prima sonnecchiava o gestiva, all’improvviso si scatena e prova con tutte le sue forze a chiudere la gara.
A volte lo fa ad inizio partita, a volte durante, a volte alla fine, a seconda insomma da come si sta comportando l’avversario. Aspetta di intravedere le debolezze di chi ha di fronte e poi colpisce più forte che può.
Gli ultimi minuti del primo tempo avrebbero dovuto mettere in guardia Allegri su ciò che già stava accadendo in campo, se l’avesse capito avrebbe effettuato immediatamente le sostituzioni. La Juve forse avrebbe perso lo stesso, ma la dignità della gara sarebbe stata diversa. E magari il Real avrebbe vinto con meno scarto, tanto per dirne una. Se invece la Juve fosse addirittura riuscita a resistere, allora sarebbe stata un’impresa eroica e poi ce la si giocava.
Ergo, alla luce dei fatti, Allegri ha utilizzato la sua calcolatrice proprio quando avrebbe dovuto buttarla per aria, e ha combinato un disastro.

- I complimenti di Agnelli alla squadra
A fine gara Agnelli si è recato sul campo per ringraziare i giocatori. Se l’idea era di ringraziarli per la vincente stagione ha sbagliato nettamente i tempi. Doveva farlo la settimana prima.
Se l’idea invece era di ringraziarli per la finale, ha sbagliato nettamente luogo e tempo, perché forse ha visto un’altra partita rispetto a quella che abbiamo visto noi. Invece di essere incazzato come una faina e farlo notare a tutto il globo, ha preferito fare il gentleman in un contesto dove, anche in prospettiva futura, serviva l’esatto contrario. Anche a Berlino nel 2015 la Juve aveva perso, ma aveva giocato la sua partita, aveva onorato il campo e la maglia contro una corazzata, e ha anche avuto un po’ di sfortuna, come per esempio il mancato rigore su Pogba che forse avrebbe cambiato le sorti del match (vero Dani Alves?). Ma a Cardiff la partita è stata buttata nel water senza un minimo di onore. Ringraziare? Certo, lo avrei fatto anche io al posto suo, dando un calcione nel deretano ad ogni giocatore che quella sera ha indossato la nostra maglia. Agnelli lo sa che la maggior parte dei tifosi al terzo gol ha smesso di vedere la partita?
Ergo, alla luce dei fatti, anche Agnelli nel suo piccolo ha combinato un piccolo disastro.

- Conclusioni
C’è sempre un certo numero di malati mentali, come me, che pensa che ci sia una maledizione della Juventus su questo preciso torneo. Niente di nuovo, la solita vecchia solfa. Ma di fondo, al di là di quello che ognuno legittimamente pensa, quello che da più fastidio è che oltre al numero alto di finali perse, molte di queste hanno sopra la lugubre ombra del non gioco. Quasi come se ci fosse una paura, che tutto l’ambiente bianconero in generale (famiglia Agnelli, società, Tifosi e Clienti -abbonati e non- ) trasmette alla squadra che scende in campo. Una zavorra di 50 chili sulle spalle di ogni giocatore, che quella sera da promettente o talentuoso grande giocatore, lo trasforma in spaesato, lento e stanco ologramma di se stesso.
Questa volta è stata solo molto peggio delle altre volte, anche visto il numero di reti subite, il modo osceno in cui sono arrivate, e la buona illusione del buon primo tempo, dove abbiamo anche pareggiato con un gol a dir poco leggendario. In una sola sera sono venuti fuori tutti assieme, uno alla volta, tutti i tanti problemi latenti di una stagione, e forse anche quelli soliti e storicizzati a cui ormai purtroppo siamo abituati. Si sono accatastati poco a poco uno sull'altro, e quando la catasta è diventata enorme, la partita è finita in una storica e vergognosa disfatta totale.
Ergo, alla luce dei fatti, è stato complessivamente una somma di tanti piccoli disastri che ha generato un unico grande disastro.
A scanso di equivoci, va precisato che la stagione è stata ugualmente molto buona e vincente, e Allegri resta un buon allenatore e un grande gestore di uomini. Solo che la finale è l’ultima roba che si è giocata, e quindi ha generato sui nostri umori l’effetto dell’anguria di venti chili sulla torta, (al posto della più classica ciliegia che tutti sognavamo).
Crack! Fa ancora male, e lo farà ancora per tanto tempo....

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