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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di S. BIANCHI del 19/07/2017 13:43:19
Bianconeri siamo noi... (prima parte)

 

Pensando a ragazzi di liceo, che a fine Ottocento fondano una squadra di calcio, con i genitori come unico sponsor, si capisce come mai per divise, scarpe, pallone e mezzi di trasporto per le trasferte, si tendesse a spendere il meno possibile. Nel tempo, le maglie, da spesa a bilancio sono divenute una voce d’attivo, e se per il tifoso una maglia da gioco della propria squadra durava qualche anno, con le varie applicazioni, i nomi dei calciatori e quelli degli sponsor, per questo tifoso, la spesa per mantenersi aggiornato è annuale. Con questo scritto vi propongo una rilettura dell’evoluzione delle maglie della nostra Juventus.

Come tutti sanno, le prime maglie della neonata Juventus erano del tessuto che univa in sé la maggior resistenza al minimo prezzo, il percalle, dal poco virile color rosa, maglie accompagnate da pantaloncini e cravattino neri. Quando John Savage ordinò le maglie del Forest a Nottingham, la città di Robin Hood e del perfido sceriffo, i ragazzi già pregustavano quelle maglie rosso fiammante che avrebbero finalmente sostituito quelle stinte e consumate degli inizi. Dal pacco uscirono però le maglie a strisce verticali bianche e nere del Notts County che, assieme all’azzeccato nome latineggiante e al futuro “Stile Juventus”, contribuirono a far grande ed amata la nostra squadra.

Da qui in poi, cercherò di evidenziare, sulla traccia dei tanti trofei conquistati, com’è cambiata la maglia della nostra squadra. Nelle foto d’epoca, quella dello scudetto del 1905 sembra una camicia, con il colletto bianco chiuso sul davanti da tre bottoni, le strisce bianconere sono nove, abbastanza spesse, con quella centrale nera, mentre i pantaloni restano quelli neri degli inizi. Pochi i cambiamenti in quei primi anni: nella maglia dello scudetto del 1926 i bottoni sono sostituiti da un laccetto nero, le maniche riportano in basso un bordino dello stesso colore, i pantaloni nel frattempo sono diventati bianchi. Le maglie degli scudetti del primo quinquennio, dal 1930 al 1935, sono molto più attillate, non hanno il bordino a fine manica e il colletto è sostituito da uno scollo a “V” in maglina bianca. Il portiere indossava maglie nere, bianche o grigie e con pantaloncini rigorosamente neri, per una maggior differenziazione del solo bianconero che, in area, poteva toccare il pallone con le mani. Peruchetti si differenzia dai colleghi del tempo, esibendo una “J” nera, a tutto petto, sul davanti della sua candida maglia di portiere.

Le maglie della Coppa Italia del 1938 e del 1942 sono identiche a quelle del quinquennio, ma quella del 1943 ha sul cuore, per la prima volta, uno scudetto tricolore, con il fascio alato in mezzo ed una “C” ed una “I” nelle bande verde e rossa: è il simbolo che allora spettava al vincitore della Coppa Italia. Dal 1939, nel frattempo, era comparso il numero di maglia sulla schiena dei calciatori: per questo motivo, la striscia nera centrale si era allargata per ospitare nel suo spessore il numero bianco.

Con lo scudetto 1950 tornano i polsini neri alle maniche, appare lo scudetto tricolore all’altezza del cuore, mentre la chiusura superiore è un girocollo bianco. In quegli anni aveva fatto anche la sua apparizione, la seconda maglia, verde, con fascia trasversale bianconera. Nel 1958 la maglia torna a sembrare una camicia: scollo a “V” aperto, anche il colletto è bianconero, le maniche hanno polsini neri chiusi da un bottone. L’ampiezza della camicia, l’ampia apertura anteriore e la scarsa permeabilità del tessuto all’aria, fa sì che la maglia, nella corsa, si gonfi nella parte superiore con un ”effetto gobba”. E’ questa deformazione della maglia che fa nascere quell’appellativo che contraddistingue, da allora, giocatori e tifosi bianconeri: “gobbi”. Dallo stesso anno e fino al 1966, il numero sulla maglia è rosso, applicato direttamente sulle strisce bianconere.

Nel 1959 compare la stella d’oro sul petto, applicata all’altezza del cuore, frutto dello scudetto numero dieci, conquistato l’anno precedente; nel 1960 compare la coccarda della Coppa Italia vinta l’anno precedente, cucita sotto alla stella. Il primo “sovraffollamento” di simboli avviene sulle maglie della stagione 1960/61: oltre alla stella, appaiate sul petto, la coccarda e lo scudetto tricolore frutto della “doppietta” dell’anno precedente. Dalla stagione 1966/67 il numero di maglia, che resta rosso, è ora a stampa su un rettangolo bianco applicato sul dietro.

Dal 1971/72 la maglia cessa d’essere “camicia” e torna maglia: in lanina, aderente, colletto bianco, scollo a “V” con un bottone e bordi bianchi a fine manica. Le strisce sono più sottili: sul davanti se ne contano undici. Dal 1976/77 la stella dei dieci scudetti è in filo metallico dorato, mentre, dai primi anni ’70, la seconda maglia è blu, girocollo con bordi bianconeri fino al 1975, poi a “V” con colletto blu: è la maglia che ci vede sconfitti ma vittoriosi a Bilbao, nel primo vero trofeo internazionale conquistato.

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