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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di M. VIGHI del 21/12/2009 20:33:50
Sarchiapone con le spalle al muro

 

- Ci fossi stato io al posto di Ferrara, sarei già stato esonerato - Così si possono sintetizzare le dichiarazioni di ieri di Claudio Ranieri, oggi allenatore della Roma e solo sette mesi fa sulla panchina della Juventus.
Sembra un pensiero lineare e condivisibile, quello del tecnico di Testaccio. Ma il significato di quelle parole va ben oltre la semplicità dell’affermazione. Dietro il mancato (per ora) esonero di Ciro Ferrara si cela tutta l’inadeguatezza della dirigenza juventina (pardon: della juventus, non è equivalente) del post Farsopoli.
Il ruolino di marcia è impietoso: cinque sconfitte nelle ultime sei partite. Con squadre come Palermo, Cagliari, Bari, Catania. E un’onta in Champions League. Una gestione del gruppo inadeguata. Nuovi acquisti arrivati in qualità di nuovi profeti dopo soli tre mesi in crisi di identità. Una sfiducia complessiva del gruppo. E obiettivi (da Juve) già tutti fuori portata.

In qualsiasi altro luogo e tempo, persino nella Juventus stessa sempre attenta a mantenere lo “stile”, l’allenatore sarebbe già stato allontanato almeno da quindici giorni.
Ma non qui, non oggi, non nella situazione che stanno vivendo Blanc e soci.
Potremmo sbagliarci, ma la ragione si ha l’impressione che stia tutta qui: Blanc è con le spalle al muro!
Otto giorni fa, dai microfoni di Sky, Blanc pontificava: “Non è nello stile della Juve licenziare gli allenatori”.
Già: la strada dell’esonero implicherebbe far sedere sulla panchina di Madama il quarto allenatore in quattro anni di gestione Blanc. Una vera autorete rispetto alle dichiarazioni di settimana scorsa. Parole che comunque già avevano il naso lungo e le gambe corte: due allenatori che se ne vanno a due giornate dal termine dalla stagione, il primo per dissensi di vedute, il secondo cacciato come nella miglior tradizione degli Zamparini o Cellino, già non sono proprio trascorsi da stile Juve. Aggiungere Ferrara all’elenco sarebbe un ulteriore sberla alla tradizione.

La strada dell’esonero suonerebbe poi come ennesimo schiaffo all’ormai leggendario e chimerico proclama del “progetto” , i cui connotati assumono sempre più chiaramente le sembianze del mitico sarchiapone di Walter Chiari. Cambiare allenatore a stagione in corso e compromessa, ad un anno e mezzo dal termine dei fatidici cinque anni, sarebbe come ammettere che il famigerato non stia andando nella direzione voluta, ma semmai alla deriva. Ed anche in questo caso, e persino senza bisogno dell’evento traumatico che, inutile nascondersi dietro ad un dito, è estremamente probabile si verifichi, il fatto che il progetto sia credibile quanto il disarmo nucleare nel mondo nei prossimi venti giorni, era già largamente chiaro a chiunque. Almeno a chiunque non si sia foderato gli occhi di prosciutto, vuoi per tifo, passione, interesse o distrazione.
I campioni e fuoriclasse in rosa sono invecchiati, e gli ultimi loro anni sono così stati sprecati. Buffon è forse l’unico che potrebbe in futuro garantire ancora un certo rendimento (forse). Del Piero, Camoranesi e Trezeguet, ancora importantissimi, è evidente non possano più essere spremuti come prima. Nedved si è ritirato l’anno scorso. Il tutto senza rievocare le cessioni eccellenti ed eufemisticamente evitabili dell’estate 2006. I nuovi arrivati, pur sperando ancora in Diego, non sono fuoriclasse. Ma neppure campioni: Tiago, Poulsen, Melo, Amauri, Iaquinta, Sissoko, Grosso, Salihamidzic, Caceres…chi più chi meno gente valida, per carità. Ma insomma Jugovic, Zidane, Deschamps, Davids, Trezeguet sono un’altra cosa. A breve i campioni se ne andranno, e rimarranno solo dei buoni giocatori.
Se a fronte di ciò ci fosse stato un ringiovanimento della rosa si potrebbe individuare almeno un “progetto” a più lungo termine. Senonchè gli arrivi dei vari Amauri, Cannavaro, Grosso, Iaquinta etc vanno in direzione contraria. La rosa è invecchiata. Qualche fiore nel deserto è sempre possibile individuarlo, su tutti Marchisio e Sissoko. Ma è poco.
A peggiorare la situazione non sarà semplice cedere i nuovi acquisti per ritornare da un gruppo di buoni giocatori ad uno di campioni. Gli stipendi concessi ai Tiago e Poulsen sono più che competitivi, praticamente quasi fuori mercato. E trovare una nuova destinazione non sarà semplice.

La strada dell’esonero suonerebbe infine come la resa nei confronti di quel voltare pagina che scelsero i nuovi proprietari della Juventus nella primavera del 2006 (se non prima) senza attendere gli esiti dell’estate farsopoliana.
Il popolo juventino reclama a gran voce Bettega, talvolta persino Moggi. Compaiono gli striscioni pro Andrea Agnelli.
Ma di Blanc è “innamorato” John Elkann, non Andrea Agnelli, sebbene nella sua recente visita alla Juventus abbia educatamente e sportivamente appoggiato a parole il sarchiapone.
Il nostro amato Roberto Bettega è uomo legato alla vecchia e non certo alla nuova dirigenza. Jean-Claude Blanc in quattro anni non ha speso una parola di lode nei confronti del lavoro passato della triade, arrivando persino in un’occasione di un cda ad indicare con rara ineleganza e non poca codardia Bobby goal come capro espiatorio per operazioni di mercato non proprio riuscite, come quando gli attribuì il placet per l’acquisto di Tiago.
Un rientro di Bettega in società, atteso in questi giorni almeno a sentire i proclami della stampa, porrebbe seri grattacapi anche per l’evoluzione “estiva” post-mundial del progetto: potrebbero coesistere Bettega e Lippi nell’area tecnica della società bianconera?

E così, stante la strada dell’esonero essere il simbolo del suo fallimento prima ancora di quello di tutto il resto del mondo Juve, Blanc si aggrappa disperatamente a quel che ne rimane. Sceglie (così dice, per ora) l’altra strada: quella di portare avanti la sua idea iniziale fino in fondo.
Ferrara non si tocca (così dice), il progetto è con lui (così dice), non ci lasceremo influenzare dai tifosi (così dice), siamo a posto così e di Bettega non so nulla (così dice, anzi diceva…).
Ma la barca affonda, e i traghettatori prima o poi dovranno mollare la presa o annegheranno.

Solo pochi mesi fa, beatificato dalla proprietà, glorificato dalla stampa (specie da quella made in real casa), sostenuto da larga parte della tifoseria, Jean-Claude Blanc sembrava (non a noi!) aver posto le basi per essere innalzato nell’Olimpo dei personaggi chiave della storia della Juventus. Così l’incoronamento a uno e trino, Amministratore Delegato, Presidente, Direttore Generale.

Oggi possiamo ammirarlo invece qui, con le spalle al muro. Con due soluzioni davanti: continuare per la strada maestra da lui indicata, che non trova risposte sul campo, sul bilancio, tra i tifosi.
Oppure rivoluzionare tutto: limitandosi i poteri, ammettendo i fallimenti, mostrando finalmente a tutti tutte le lacune del progetto-sarchiapone.

Esiste forse una terza via, e non è neppure detto che sia percorribile: contattare un “mago” delle situazioni d’emergenza, ed affidarsi a lui per salvare la stagione. Un santone delle panchine. Un nome non a caso, per esempio: Guus Hiddink.
I suoi trascorsi sono chiari: da lui ci si può aspettare di tutto.
A patto di rinnovare i vertici societari, potrebbe essere la soluzione. Potrebbe permettere di salvare il salvabile, e nello stesso tempo si potrebbe lavorare per porre le basi per il futuro.
Perché se invece una simile decisione venisse presa solo allo scopo di ottenere qualcosa dall’anno in corso, senza intervenire sulla testa del pesce ma operando quindi solo dalla coda, si tratterebbe solo dell’ennesimo fumo negli occhi dei tifosi atto solo a tirare a campare.
La conferma, bando alle ciance, che altro non si fa che navigare a vista.

Tutti noi tifosi, di fronte alla nostra squadra del cuore, torniamo un po’ bambini. E così ci riappassioniamo alle favole. Ogni tanto però, le storielle bisogna cambiarle, perché i bambini si stufano.
Forse è giunto il monto di passare dal Sarchiapone ad altro.
Grazie.

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