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Editoriale di F. FILIPPIN del 27/07/2017 15:04:43
10 e non più 10?

 

Alzi la mano chi non ha sognato almeno una volta di segnare il gol decisivo della finale di Coppa Campioni, indossando la maglia numero 10 della propria squadra del cuore?
Sì, lo so, c'è chi sognava il 9 o il 7, o magari il 6, ma non è la stessa cosa.
Che il primo idolo sia stato Sivori, Brady, Platini, Baggio o Del Piero, a seconda dell'età, quella era la maglia delle magie, dei gol spettacolari (suvvia...nessuno sognava di segnare in finale un gol di “sedere” alla Inzaghi...), delle prodezze, in dribbling, al volo o di fino.
Del Piero è stato forse l'ultimo vero 10 bianconero, perchè già dal 1995/96 è entrata in vigore la numerazione fissa ed è venuta meno l'attribuzione delle maglie dall'1 all'11, in cui la 10, la più ambita, andava (quasi) sempre al giocatore di maggior classe.
Di lì in poi la “poesia” si è confusa sempre più con il “marketing”, termine sconosciuto nella nostra infanzia, che oggi però va per la maggiore e fa sì che ci si accapigli per conservare un certo numero, magari improponibile (abbiamo visto vari 99, 1+8, 73, 146, ecc.), spesso con false motivazioni romantiche che nascondono in realtà la volontà di tutelare quello che è diventato un vero e proprio marchio, allo stesso modo di quanto accaduto nel mondo dei motori, in cui il numero 1 di campione del mondo sembra quasi un fastidio e non un privilegio.
Ci sono stati anche Tevez e Pogba, vero, ma i tempi ormai sono cambiati e, soprattutto per quest'ultimo, rimane sempre il dubbio che si sia trattato di un misto tra responsabilizzazione e previsioni di magliette vendute in più o meno rispetto ad un altro numero.
Oggi il problema si ripropone, perchè la maglia numero 10, rimasta orfana lo scorso anno, potrebbe ritrovare un legittimo proprietario.
Non Dybala che pare sempre più affezionato, forse per le ragioni di cui sopra, al suo 21, ma Federico Bernardeschi, che il 10 lo ha indossato a Firenze.
Nessuno ha in mente di paragonarlo (almeno per ora, speriamo per il futuro) ai grandi 10 Juventini che hanno scritto la storia (è pur vero che la 10, in anni diversi, è stata indossata anche da giocatori non certo tecnici e fantasiosi come Benetti, De Agostini, Marocchi o Zavarov), ma potrebbe essere comunque una occasione da valutare.
Dalle ultime dichiarazioni di Marotta sembra che non sarà così: troppe responsabilità, troppo peso sulle spalle di un giovane (ma ha già 23 anni compiuti) di talento sì, ma che deve ancora dare effettive risposte sul campo.
Giusto o sbagliato che sia, la “magia” della 10 è bene che rimanga, per conservare, almeno nella mente dei più vecchi, quel briciolo di romanticismo che nel calcio di oggi si è ormai perso.

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