Come da titolo, partiamo da un presupposto: Beppe Marotta ha tutta l'autonomia necesssaria per condurre il mercato della Juventus come meglio crede, o come meglio può. È uno dei massimi manager della società ed è stato investito dei necessari poteri. Quindi è pienamente legittimato ad operare.
Dato a Beppe quello che è di Beppe, diamo ai tifosi quello che loro spetta. Il diritto di sognare il grande colpo, il diritto di esprimere insoddisfazione in qualche caso e il plauso in qualche altro. Crediamo sia nella logica delle cose. Personalmente più che i colpi fatti o non fatti quello che ci ha sempre lasciati interdetti è il metodo seguito dall'Ad bianconero (
Link), ma anche queste in fondo sono solo opinioni.
In ogni società di calcio tra chi fa il mercato e chi lo osserva con interesse di tifo si instaura sempre un giochino delle parti, da un lato chi compra e vende e dall'altro chi (il tifoso) giudica, condivide o disapprova. Una sorta di dialettica invisibile nella quale ognuno si esprime secondo il proprio ruolo.
Ieri però a margine della consueta partita di Villar Perosa Beppe Marotta s'è lasciato scappare un'esternazione che pare quasi una invasione di campo: «
in sei anni abbiamo dimostrato di essere un modello vincente. Non prendiamo giocatori che la piazza vuol farci comprare, il nostro organico è molto valido e andiamo avanti con questo».
È giusto o è sbagliato? È giusto che Marotta si avvalga di quell'autonomia che come scritto in precedenza gli è stata data dalla società, e a questa deve risponderne. L'Ad dovrebbe però considerare che certe uscite dialettiche possono risultare alquanto sprezzanti per quegli interlocutori della società che rappresentano il principale partner commerciale dell'azienda. Azienda che, per mantenerne ferma la fidelizzazione, in fondo costantemente deve loro rispondere delle scelte effettuate.
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