Quando leggo "Gaetano Scirea" quasi mai penso alla sua scomparsa, alla curva che allo Stadium è a lui intitolata, o ai trofei -tanti- che ha vinto. No, la prima immagine è quella del campo dell'eleganza che fin da bambino mi è rimasta del suo essere campione. Il primo pensiero è per quel colpo di tacco in area tedesca che portò poi al raddoppio di Tardelli nella mitica Italia-Germania 3-1 del 1982.
C'è, ovvio, anche l'immagine del capitano in maglia bianconera, la classe che per me si riassume bene nell'immagine a corredo di questo pezzo. C'è un insieme di ricordi che sublimano lo stile di un uomo che tutti ricorderemo per sempre come uno juventino modello. Il ricordo triste della sua scomparsa sarà sempre subalterno all'uomo e al campione bianconero.
Ci salutava ventotto anni fa, il tempo mitiga il dolore, ma non cancella il campione che è stato.
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