Domenica 22 novembre 1987: il Cesena è di scena a Torino per la nona d’andata di campionato. I giocatori, a fine primo tempo, con il risultato sullo zero a zero, rientrano negli spogliatoi percorrendo il tunnel telescopico. Dalla curva Filadelfia parte un petardo che scoppia nei pressi del tunnel e, il cesenate Dario Sanguin, mostrandosi stordito dallo scoppio, stramazza a terra. Al rientro delle squadre in campo, il valoroso cesenate non c’è, sostituito da Angelini e, come in “Sliding doors”, si giocano due partite. In quella vera la Juventus passa in vantaggio al 53° con Brio, che, inarrestabile, raddoppia al 70°, mentre Rizzitelli accorcia al 75° per il definitivo due a uno.
Definitivo sul campo, perché nel frattempo Sanguin è stato portato all’Ospedale delle Molinette: la diagnosi è trauma contusivo da scoppio. Romeo Paparesta, l’arbitro dell’incontro, raccoglie il reclamo del Cesena.
Inizia l’altra partita, quella della carta bollata.
In assenza di rottura della membrana timpanica, l’eventuale diagnosi è anamnestica
(cioè basata sulle parole del paziente) che può descrivere acufene (un “fischio” all’orecchio) associato a una sensazione di ovattamento dell'orecchio stesso e la diminuzione dell’udito (valutabile con esame audiometrico): tutte cose che passano, al massimo, in poche ore. In casi più gravi, a parte la lacerazione del timpano, per la trasmissione dell’onda d’urto ai liquidi dell’orecchio interno, può aversi un danno permanente ai recettori uditivi che riguarda le frequenze acute (4-6kHz). Né la rottura del timpano, né un danno permanente per i suoni acuti risultano essersi verificati: sarebbero stati debitamente pubblicizzati. Pochi giorni dopo, la sentenza di Barbè, il Giudice Sportivo, che
decreta la sconfitta a tavolino della nostra Juventus per responsabilità oggettiva. A niente servono i ricorsi dell’Avvocato Chiusano alla Disciplinare e alla CAF, che confermano la perdita dei due punti in classifica.
E’ chiaro che non è piacevole sentire lo scoppio ravvicinato di un petardo, ravvicinato, pur attenuato grandemente negli effetti lesivi da quello spesso telone che costituisce la copertura del tunnel. Resta da capire come mai Scirea, Laudrup, Cabrini e gli altri che sono accanto a Sanguin nel tunnel, non riportino alcun disturbo, tacciando il cesenate di simulazione. Cabrini, intervistato a caldo, dichiara: «Eravamo in cinque lì vicino, ma soltanto Sanguin si è sentito male. Il suo comportamento è stato esagerato». Nell’attesa del verdetto, il Presidente Boniperti ordina il silenzio stampa ai tesserati, ma Tacconi non poteva tacere, e ai giornalisti dichiara: «Al prossimo petardo ci provo anch'io a buttarmi a terra».
La Juventus, che con Marchesi doveva affrontare il primo anno del “dopo Platini”, quel pomeriggio, era scesa in campo con: Tacconi, Favero, Cabrini; Bonini (79°: Bruno), Brio, Scirea; Alessio, Magrin, Rush, De Agostini, Laudrup (87°: Vignola). Quell’annata calcistica è stata l’ultima di Scirea come calciatore e ci ha visto sesti in campionato (costretti allo spareggio per l’accesso alla Coppa UEFA, vinto col Torino), estromessi in semifinale dal Torino in Coppa Italia ed eliminati ai sedicesimi di Coppa UEFA dal Panahinaikos. Il Cesena quell’anno si è salvato dalla retrocessione anche per merito dei due punti recuperati a Torino; Sanguin, dopo la sua prima e unica stagione in Serie A, è sceso di categoria giocando con Modena, Rimini, Trento e infine Fano, dove ha terminato la carriera. Un campione, in tutti i sensi.
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