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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Udienze Processi di E. LOFFREDO del 31/12/2009 00:00:56
Calciopoli, controesame Cellino

 

Tribunale di Napoli - Udienza del 22 dicembre 2009.

Terminato il “sensazionale esame” (“al 90%”) del pm Capuano, il teste viene sottoposto al controesame delle altre parti.

Iniziano le parti civili.

Per l’Avvocatura dello Stato l’avvocato Vigoriti: «Vorrei soltanto alcune precisazioni sulle tre partite di cui ci siamo occupati. E quindi, in primo luogo Fiorentina - Cagliari (quella conclusasi per 2-1). Dunque innanzitutto, non ho capito bene dalle sue risposte al pubblico ministero, se lei a quella fase, a quella espressione inopinata che le rivolse il Gabriele, “Sei già di cattivo umore, pensa come sarai dopo la partita”, se lei rispose qualcosa o no?».
Cellino: «Sì, sì. Gli dissi: “ma come, conosci già il risultato?”, gli dissi».
Vigoriti: «Aveva risposto?»
Cellino»Sì..»
Casoria: «Lo aveva detto»
L’avvocato Mungiello sottolinea: «Già lo aveva detto, si è distratto l’avvocato…»
Vigoriti: «Il problema è che, sempre traendo dal verbale che gli è già stato contestato, lei qui ha detto qualcosa di diverso. Ha detto: “Io non risposi perché rimasi allibito da tale affermazione”. Allora, lei ha risposto o non ha risposto?»
Cellino: «Ho risposto, proprio queste parole, perfettamente».
Vigoriti: «Quindi quando lei ha detto di non aver risposto ha mentito? Perché siccome questo verbale è di molto antecedente alla odierna udienza, credo che forse il suo ricordo fosse più fresco a quei tempi e non oggi». Forse l’avvocato dello Stato è alla ricerca di qualche pubblico dipendente/ufficiale non molto fedele ai suoi compiti?
Cellino: «Io oggi le posso dire le cose che mi ricordo perfettamente e quelle che non mi ricordo. Io mi ricordo oggi e sto dicendo quello che mi ricordo oggi e, gli dissi: “Toh! conosci già il risultato?”»
Vigoriti: «Scusi, però lei oggi ricorda un dettaglio che all’epoca non ricordava?»
Cellino: «Può darsi!»
Vigoriti: «Prendo atto della risposta. Andiamo avanti allora. Come fu la direzione di gara in questa partita?».
Cellino: «Imbarazzante».
Casoria: «E vabbè questo…»
Vigoriti: «Lei ha detto “imbarazzante”».
Cellino: «Dal mio punto di vista».
Vigoriti: «Può essere più preciso sulle ragioni di questo “imbarazzante”?»
Trofino: «C’è opposizione».
Mungiello: «”Imbarazzante” no. Presidente c’è opposizione! Ha detto “imbarazzante”, più preciso di imbarazzante non esiste».
Casoria: «[incomprensibile]… su una partita. Gli chiediamo un parere».
Vigoriti: «Presidente, gradirei che le opposizioni fossero fatte sulle domande e non sulle risposte. Adesso, la risposta è stata: “imbarazzante”. Io chiedo delle ulteriori puntualizzazioni al teste, che cosa intende dire con “imbarazzate”»
Mungiello: «Che cosa intende dire con “imbarazzante”? Imbarazzante è imbarazzate!»
Casoria: «No avvocato Mungiello, chiedere il parere sulla partita ad un tifoso…»
Mungiello: «Sì, ma…»
Vigoriti: «No, no, no, io non ho chiesto un parere…»
Mungiello: «Chiedere che cosa è imbarazzante, mi sembra una domanda…»
Cellino: «Per me è stata arbitrata…»
Mungiello: «Io non ho mai visto…»
Trofino: «A un presidente di calcio, scusate…»
Vigoriti: «E’ inutile perché tanto ci arrivo».
Mungiello: «Lei parla con un presidente di calcio, è un tifoso! Giustamente ci tiene alla sua…»
Uno dei legali (Froio?): «Chiedere come fu un arbitraggio è una valutazione».
Casoria: «Avvocato dello Stato, comunque il suo giudizio (quello di Cellino – ndr) fu negativo».
Vigoriti: «No, no, no. Chiedo scusa devo fare una contestazione perché la risposta odierna ancora una volta è diversa da quella che diede a suo tempo. Perché a suo tempo diede una risposta molto più precisa di “imbarazzante”. Perché disse: “Successivamente, ed all’esito dell’incontro che vide il Cagliari perdere per 2-1, con una direzione di gara unilaterale a favore dei viola”. Ecco, non disse “imbarazzante”, ma fece questa affermazione. Cioè disse che l’arbitraggio fu a favore della Fiorentina. Non è la stessa cosa, vorrei capire che cosa ha inteso dire con questo».
Froio(?): «Presidente, c’è opposizione perché si presuppone una valutazione»
Cellino: «Confermo, proprio perché sono presidente del Cagliari…[incomprensibile]»
Froio: «Presidente, se posso un attimo interloquire sulla domanda…»
Vigoriti: «No, chiedo scusa…»
Froio: «Il teste ha reso una dichiarazione, in questa sede, formulata in questo modo la contestazione, si chiede di reiterare una risposta inutilizzabile perché presuppone una valutazione».
Vigoriti: «No, assolutamente non è così. Lei alla polizia giudiziaria ha fatto un’affermazione che è un fatto che però deve essere esplicato nei suoi termini concreti. Che cosa ha inteso dire dicendo che la direzione di gara fu in favore della Fiorentina? Aveva in mente qualcosa? Qualche episodio particolare?»
Cellino: «No avvocato io le confermo… che la partita, una partita dura novanta minuti…»
Vigoriti: «Ah davvero?…» Che “spirito” di Stato! Complimenti.
Cellino: «L’atteggiamento di un arbitro nei novanta minuti ha più… Io mi ricordo un rigore negato ad Esposito sull’uno a zero per il Cagliari, mi ricordo questo, mi ricordo l’espulsione di Conti, che non gli fece battere una punizione. Adesso dopo cinque anni se mi fa rivedere la cassetta, la guardiamo, poi ci divertiamo a guardarla e mi dice lei com’è l’arbitraggio»
Vigoriti: «Questa sarebbe stata l’ulteriore domanda, lei mi sta già rispondendo. Quindi praticamente lei ha lamentato la mancata concessione di un rigore. È così?»
Cellino: «Io non ho lamentato niente. Perché guardi…»
Vigoriti: «Lo ha detto alla polizia giudiziaria, devo leggere tutta la frase?»
Cellino: «Guardi, ma io non ho capito dove vuole arrivare lei…»
Vigoriti: «Lei non deve…deve solo rispondere…» e si accavallano le voci.
Casoria: «Un momento, un momento. Lei è molto indisciplinato
Cellino: «Ma non capisco la domanda!»
Casoria: «Lei deve rispondere alle domande, non è che… senta che cosa dice»
Vigoriti: «Oltre alla mancata concessione di un rigore, lei ha parlato di una espulsione. È sicuro che fosse una sola?»
Cellino: «Io mi ricordo di una particolare…»
Vigoriti: «Allora, le aiuto la memoria…»
Cellino: «Non l’ho vista la partita ieri sera, mi creda, non lo so. L’ho vista cinque anni fa la partita, non me lo ricordo»
Vigoriti: «Lei parla di due espulsioni, nel verbale».
Cellino: «Se ho detto due espulsioni, erano due espulsioni».
Vigoriti: «Benissimo!» Benissimo un corno! Gli metti le risposte in bocca!
Vigoriti: «Lei cercò dopo la partita di parlare con l’arbitro?»
Cellino: «Non lo ricordo».
Vigoriti: «Glielo ricordo io, col suo verbale sempre…”Inoltre al termine della gara mi recai nello spogliatoio dell’arbitro per chiedere spiegazioni sulle due espulsioni patite dal Cagliari e della mancata concessione di un rigore a nostro favore”. Se lo ricorda questo fatto?» Uno dei tanti (cioè tutti) che andavano negli spogliatoti dell’arbitro…
Cellino: «No».
Vigoriti: «Non si ricorda neanche questo?»
Cellino: «Non lo ricordo»
Vigoriti: «E quindi non ricorda neanche la risposta del Gabriele?»
Cellino: «Non lo ricordo!»
Vigoriti: «Per completezza: “Il Gabriele non ci volle neanche ricevere”. Neanche questo ricorda». Ma l’avvocato dello stato vuole suggestionare il collegio giudicante?
Cellino: «Se l’ho dichiarato all’epoca, vuol dire…»
Vigoriti: «[incomprensibile] questo che ha dichiarato all’epoca? Oppure dice che all’epoca… non se l’è inventato? Questo è il concetto»
Cellino: «E perché me lo sarei dovuto inventare?»
Vigoriti: «Quindi lo conferma?»
Cellino: «Certo!»
L’avvcato dello Stato sta letteralmente conducendo il teste a risposte forzate! È stupefacente che nessuna delle difese abbia da eccepire! Infatti v’è un timido tentativo di qualcuno dei legali delle difese.
Vigroiti: «Avvocato sto facendo io il controesame, cortesemente…»
Casoria: «Cosa si intende che non la volle ricevere? Lei era andato, c’era Gabriele nello…?»
Cellino: «Non è obbligato a ricevere l’arbitro. Magari dopo la partita…»
Casoria: «Lei ha detto che andò»
Cellino: «Succede. Signora sono vent’anni che sono presidente, è successo anche con altri arbitri questo eh.»
Casoria: «Sì abbiamo scoperto che si può andare. L’altra volta lo ha detto anche Carraro che si può andare dopo la partita».
Cellino: «Sì, anche prima si può andare».
Casoria; «Solo tra il primo e il secondo tempo non si può andare». Ecco, diciamolo ai santi uomini onesti.
Cellino: «No, tra il primo e il secondo tempo non si va mai. Però prima della partita si va a salutare l’arbitro per educazione…»
Casoria: «E alla fine…»
Cellino: «Alla fine si può andare…»
Casoria: «Veramente non si dovrebbe andare mai… Ma lei ha sentito l’avvocato che dice? Dice: “non ci volle ricevere”. In che senso non la volle ricevere?»
Cellino: «Si vede che non ci ha fatto entrare, magari ho bussato…» Cellino, dài su, dicci la verità: lo hai chiuso dentro e ti sei portato le chiavi in aeroporto…
Casoria: «Allora lei non è entrato nello spogliatoio?»
Cellino: «Se io ho dichiarato questo signora, vuol dire che io due anni e mezzo fa me lo ricordavo».
Casoria: «Non se lo ricorda ora?»
Cellino: «Se l’ho dichiarato vuol dire che è successo»
Vigoriti: «Lo ho confermato a me basta questo». Veramente non ha confermato un bel niente!
Vigoriti: «Cambiamo partita per favore. Passiamo a Cagliari – Juventus del 16 gennaio 2004, quella arbitrata da Racalbuto. Innanzitutto, quando lei andò nello spogliatoio della sua squadra chi le fece qualche lamentela?
Cellino: «Ricordo quella di Abeijon»
Vigoriti: «Sempre per aiuto alla sua memoria. “mi recai negli spogliatoi della mia squadra per salutare i calciatori e li trovai profondamente prostrati ed alle mie richieste su cosa fosse successo, mi fu riferito da tutti”. Lei alla polizia giudiziaria ha detto che furono tutti unanimemente a riferirle queste lamentele. Quindi? No, siccome lei sta dicendo che qualcuno…»
Cellino: «In particolare Abeijon»
Vigoriti: «Ma è vero che tutti quanti erano concordi nel riferirle queste lamentele?»
Cellino: «Ma guardi, non si fa mica un consiglio di amministrazione!» A Cagliari no, da qualche altra parte forse lo fanno… «Uno va nello spogliatotio, e dicono: “L’arbitro ci ha trattato così…”, lo hanno detto in uno, due o tre. Se gli altri non dicono “non è vero”… non è che tutti insieme venti giocatori…»
Vigoriti: «Mi scusi, abbia pazienza, questo lo ha detto lei alla polizia giudiziaria».
Cellino: «(è un modo di, ndr) esprimere un concetto: i miei calciatori…»
Casoria: «Nel complesso la squadra…»
Vigoriti: «Nel complesso la squadra!»
Mungiello sottolinea che si tratta di un modo di dire.
Vigoriti: «Presidente, la pregherei di fare in modo che non seguano commenti e chiose né alle domande né alle risposte». Permalosetto.
Casoria: «Ve bene. Non facciamo commenti»
Trofino: «E’ la storia della letteratura giudiziaria…da che mondo è mondo».
Casoria: «Eh… quella la materia è. Andiamo avanti!»
Vigoriti: «In particolare… ci fu un episodio particolare di quella partita per il quale, a prescindere adesso dalle, no no, parleremo anche di quelle (non si sa a cosa si riferisca – ndr). Episodio nel senso di azione di gioco in particolare delle quali si lamentarono i suoi giocatori in quella occasione?»
Cellino: «No, mi ricordo si lamentarono dell’atteggiamento dell’arbitro…»
Vigoriti: «No scusi, abbia pazienza, prima che continui…» quando le risposte non piacciono…
Cellino: «Non me lo ricordo».
Vigoriti: «Benissimo!» E procede alla solita contestazione dal verbale, «”L’arbitro Racalbuto” dice lei sempre, che le riferirono tutti (e con quel tutti vuole di nuovo condizionare la risposta – ndr), “oltre ad aver arbitrato nettamente a favore della Juventus, convalidando anche u gol del bianconero Trezeguet in palese fuorigioco” (veramente in sede d’esame del pm ha detto che fino a che non era sceso negli spogliatoi, non aveva dubbi sull’arbitraggio – ndr). Questo se lo ricorda questo?»
Cellino: «Impossibile(?), sul fuorigioco è il guardalinee, è l’assistente che lo segnala, non l’arbitro…»
Vigoriti: «N scusi, abbia pazienza…», neanche questa risposta gli piace… «Lei ha riferito alla polizia giudiziaria di questo episodio!»
Casoria: «Si ricorda queste parole?»
Cellino: «Se è scritto lì, l’ho riferito»
Casoria: «Conferma».
Ma che modo è di acquisire la testimonianza? A questo punto acquisiamo il verbale! Se l’avvocato dello Stato lo conduce sistematicamente a confermare cose che non ricorda! Ci risparmiamo una corposa trascrizione.
Cellino: «Se ho firmato un verbale…»
Vigoriti: «Quindi ce lo conferma. Oltre alle minacce di cui ci ha già parlato, l fu riferito sempre dai suoi giocatori di qualche altro…
Trofino e Mungiello all’unisono: «Quali minacce? Per capire…»
Casoria: «Vabbè…»
Vigoriti: «”ti butto fuori”, “stai attento che ti faccio prendere tre giornate”»
Mungiello eccepisce qualcosa di incomprensibile.
Vigoriti: «Come le vogliamo chiamare?». A memoria di chi scrive, le minacce penalmente rilevanti sono quelle che prospettano un male ingiusto. Se un arbitro richiama un calciatore ad una condotta ortodossa e avvisa che in mancanza estrae, come da prescrizione regolamentare, un cartellino rosso, pare difficile parlare di minaccia.
Si apre una nuova polemica tra Vigoriti e Mungiello. Il presidente Casoria: «Non faccia interpretazioni…» e l’avvocato Mungiello restituisce all’avvocato dello Stato le parole che lo stesso aveva pronunciato poco prima: «Non faccia chiose. Faccia le domande, forza!»
Vigoriti: «Presidente e come le vogliamo chiamare queste?» e sghignazza.
Mungiello: «Faccia le domande».
Vigoriti: «Doni di Natale, d’accordo…C’è altri episodi specifici dei quali si lamentarono i giocatori?»
Cellino: «Non me lo ricordo».
Vigoriti: «Allora, ancora (dal verbale… e te pareva! Ndr), riferisce lei che le fu riferito, a parte il fatto che li aveva minacciati sta scritto nel verbale eh: “minacciati per tutto l’arco della gara” con le frasi del tipo che abbiamo sentito. Poi prosegue ancora il verbale: “continuandoli ad ammonire sistematicamente anche se facevano falli che non dovevano essere sanzionati con un’ammonizione, mentre i calciatori della Giuven… (lapsus – ndr) della Juventus potevano permettersi qualsiasi tipo di atteggiamento senza essere sanzionati, né per il loro comportamento né per i falli che commettevano”. È così? Lo conferma questo?»
Cellino: «Sì».
Vigoriti: «Quindi ci sono state anche delle ammonizioni non giustificate dal regolamento di gioco»
Cellino: «Sì però… il Cagliari è abituato a queste cose».
Mungiello: «No, no, nooo»
Casoria: «Vabbè avvocato…»
Vigoriti: «Conferma queste dichiarazioni che ha fatto?»
Cellino: «Sì»
Vigoriti: «Benissimo! Passiamo allora alla terza ed ultima partita, quella arbitrata da Tombolini: Milan – Cagliari, conclusasi uno a zero per il Milan. Ecco, qui vorrei sapere una cosa sola. Come è stato segnato il gol che ha fatto vincere il Milan? Lei ha notato…»
Prioreschi: «Con i piedi, con la testa…»
Casoria: «Avvocato, non intervenga….»
Vigoriti: «No, non era questo».
Casoria: «Andiamo. Però questa domanda è un po’ strana»
Cellino: «Ho capito quello che voleva dire…»
Vigoriti: «Lei formulò delle riserve sulla regolarità del gol che fu segnato dal Milan?»
Cellino: «No, io non formulai alcuna riserva».
Vigoriti: «Allora, ancora in aiuto alla sua memoria, anche perché in precedenza l’abbia detta al contrario (Le sembra male… - ndr). Parla di errore di Tombolini. Errore non in malafede, ma rientrante in quelle coincidenze negative che possono verificarsi nel corso di una gara: “Il Milan vinse su gol viziato da un fallo non fischiato”. È così, lo conferma?» Altrove si chiamano “Errori non in malafede” oppure “coincidenze negative che possono verificarsi nel corso di una gara”. Quando si dice: “tutto il rosa della vita”! (cit.).
Cellino: «Vero. Esattamente».
Vigoriti: «Benissimo! Siamo arrivati al termine faticosamente. Grazie presidente».

Il teste passa a rispondere alle domande della parte civile Vittoria 2000.
Avvocato Froio: «In ragione del suo ruolo di presidente del Cagliari, o comunque per i ruoli che lei ha rivestito nella Lega calcio, che tipo di rapporto aveva con i designatori Bergamo e Pairetto?»
Cellino: «Ottimo. Ottimo, li stimavo tantissimo e mi permettevo anche a volte di chiamarli per rimostranze, per dirgli che certi arbitri arbitravano male, che…, per lamentarmi. Non lo nascondo. Le consideravo due persone meravigliose, infatti ho difeso Bergamo fino alla fine. Quando succedette questo pasticcio qui, mi chiedettero anche ma…, per me Bergamo è una persona meravigliosa. Poi leggi i giornali e vedi certe registrazioni, certe cose che sono avvenute, che magari sono interpretabili anche. Però pensavo che fosse super partes Bergamo. Io li stimavo molto tutti e due, avevo una grossa considerazione di tutte e due».
Froio: «Come li contattava, al telefono?»
Cellino: «Al telefono normalmente».
Froio: «Telefono cellulare?»
Cellino: «Al loro telefono portatile. Ci avevano dato il numero in Federazione senza nessun problema».
Froio: «Numeri di utenze italiane?»
Cellino: «Italiane, certo».
Froio: «Ho capito, non altre domande».
Cellino: «Ma poi due volte all’anno. È successo in due anni una volta, ecco».
Froio: «Ah, quindi la frequenza sarebbe in due anni una volta?»
Cellino: «Sì. Forse in due anni due volte o tre volte» Basta così poco per far nascer una “grande stima”. Quando dice “a volte… normalmente”, fa credere altro.
Froio: «Quindi non era una cosa settimanale?»
Cellino: «Assolutamente! Chiamavo Girelli, mi sfogavo con lui».
Froio: «Ok, la ringrazio».

Qui si esaurisce il controesame delle parti civili. Il teste Cellino passa alle difese.


Il primo a prendere la parola è l’avvocato Mungiello (difesa Racalbuto).

Mungiello: «Avrei un paio di domande da fare al signor Cellino. Lei inizialmente, per quanto riguarda quella famosa partita Messina – Venezia, ci ha detto che lei praticamente avrebbe detto al signor Dal Cin, “Ti hanno mandato Palanca”. Lei in quel periodo faceva parte della serie B, che era il presidente?»
Cellino: «Ero il presidente delle serie B».
Mungiello: «Che significa “Vi hanno mandato Palanca”? Lei essendo presidente…, che significa “vi hanno mandato Palanca”?»
Cellino non è molto reattivo alla domanda, resta in silenzio, allora il legale di Racalbuto specifica meglio: «Allora faccio così, faccio subito la domanda. Lei lo sa che c’era il sorteggio?»
Cellino: «Senta, eeeh…, c’era il sorteggio e si è visto anche che sorteggio c’era dopo».
Mungiello: «No, no, no. Io le faccio una domanda, lei mi risponde…»
Cellino: «…io sorteggi…»
Mungiello: «Nel 2003/2004, c’era ancora il sorteggio?»
Cellino: «Se è per quello c’era anche prima il sorteggio».
Mungiello: «E vabbè, io sto parlando ora del 2003/2004…»
Casoria: «Palanca, Palanca sorteggiato»
Mungiello: «Palanca, lei dice “Ti han mandato Palanca”, che significa “Ti hanno mandato Palanca”? Sapeva che c’era un sorteggio?»
Cellino: «Scusi, certo che lo so. Che ci doveva essere un sorteggio»
Mungiello: «Nooo, ma che “ci doveva”? Scusi».
Cellino: «La prassi era il sorteggio, sì lo so»
Mungiello: «Eh! E questa è la mia domanda. Quindi lei impropriamente ha detto…»
Casoria: «Intende, ha detto “è stato sfortunato”, era una battuta?»
Cellino: «Era una battuta signora»
Casoria: «Ma lei no deve fare battute qua!»
Cellino: «Mi scusi, me ne sono dimenticato».
Capuano: «Ma era anche al telefono…»
Mungiello: «Perciò, lei impropriamente ha detto al signor Dal Cin “Ti hanno mandato Palanca”. Non “te lo hanno mandato”, perché è stato sorteggiato».
Cellino: «Per me non è un caso, non è un sorteggio. Per me non è un caso. Scusi, io c’ho i miei dubbi». Ussignur!
Casoria: «Ha sospettato…»
Mungiello: «Scusi, ma lei andava a vedere i sorteggi quando venivano fatti?»
Cellino: «No, non mi invitavano guardi, non era…»
Mungiello: «Ma mica era per invitati, erano pubblici! Poteva andare chiunque».
Cellino: «Ah, infatti. E perché non ci sono mai andato?» Ma è sotto effetto di droghe? Vaneggia di brutto! Ma brutto brutto, neh!!!
Casoria: «Eh, ma lei non è che deve fare domande, perché se non …»
Cellino: «A me non risulta che fossero pubblici, signora». Un plotone di personaggi inconsapevoli delle regole nel pallone nostrano! Ignoranti delle regole e forse per questo ancora più avvezzi al sospetto (specie quando non vincono).
Casoria: «”Non mi risulta che fossero pubblici”, così doveva rispondere».
Mungiello: «Lei poi ha detto che dopo Reggina – Cagliari le è stato mandato De Santis, dopo di ché se lo ritrovato altre volte De Santis».
Cellino: «Sì».
Mungiello: «Ma lei lo sa che c’era sempre il famoso sorteggio? Quindi perché dice poi “mi hanno mandato poi, sempre De Santis”? se c’era un sorteggio, lei sa benissimo che può capitare qualsiasi arbitro!»
Cellino: «No guardi, mi dispiace, io ai sorteggi ci credo quando li vedo (e bravo lui! Perché allora non andava a seguirli i sorteggi? Ndr). Io, quando c’è il dubbio, quando non c’è la buona fede, non credo manco nei sorteggi più. Perché in certi casi, per carità, non ci credo».
Mungiello: «Mi scusi, a parte il fatto che lei è presidente del Cagliari…»
Irrompe il paladino dei testi, Capuano: «Presidente possiamo far rispondere il teste?».
Mungiello: «Sì, vabbè».
Cellino: «Per me il sorteggio era pilotato. Perché erano delle casualità troppo strane, anomale. Non ho mai assistito ad un sorteggio. (si smentisce da solo! Come fa ad avanzare questi dubbi se non ha mai assistito ai sorteggi?! Ndr). E mi risulta che nessuno dei miei colleghi lo abbia fatto».
Mungiello: «Va bene. Allora l’ultima domanda che le faccio è questa: lei era preoccupato per la sua squadra nell’anno 2004/2005, in quanto la squadra alla fine si salvò con due punti sopra la (quota) salvezza?»
Cellino: «Nel 2004/2005 la mia squadra al girone d’andata era quinta se non bi sbaglio».
Mungiello: «Era settima, glielo dico io. Nel girone di ritorno ultima con diciotto punti. Quindi lei era un po’ preoccupato in quel periodo? Giustamente essendo il presidente del Cagliari, essendoci, e lei lo sa benissimo, tutte quelle risultanze tipo i diritti televisivi e cose, andando il Cagliari in serie B avrebbe avuto parecchio nocumento. Lei era preoccupato per questo?»
Cellino: «E’ una cosa comune tra noi presidenti questo»
Mungiello: «Esatto!»
Cellino: «La preoccupazione, lo stress è una cosa …»
Mungiello: «Esatto. Lei era preoccupato quindi che lei potesse scendere in serie B, visto e considerato che nel girone d’andata era finito settimo e il girone di ritorno…»
Cellino: «Ma tutti gli anni. Anche l’hanno successivo se è per quello. Anche due anni dopo, nella stessa identica maniera».
Mungiello: «Io ho chiesto solo se lei era preoccupato per la sua squadra visto che lei si lamentava degli arbitraggi».
Cellino: «Anche adesso per dire. E non solo per gli arbitraggi».
Mungiello: «Va bene. Non ho altre domande. Grazie».

Casoria: «Avvocato De Falco».

De Falco (difesa di Gemignani Silvio): «Vorrei fare due domande. La prima domanda è questa: Lei in precedenza, con riferimento all’esame della parte civile, mi sembra che abbia frazionato le sue risposte. In alcune risposte lei ha asserito di ricordare alcune circostanze, in altri casi ha confermato. Vorrei chiederle, questa conferma delle dichiarazioni rese, nasce dal fatto che all’epoca le ha rese o dal fatto che lo ricorda?» Finalmente qualcuno che evidenzia il modo di ottenere le risposte che ha seguito l’avvocato dello Stato! «E’ in grado di frazionare se e cosa ricorda?»
Cellino: «Allora, io sono impegnato a dire la verità (ecco, gradiremmo – ndr). Tutto quello che dico io, o me lo ricordo o mi viene ricordato attraverso le mie dichiarazioni. Perché se non me lo ricordassi e non ne fossi sicuro, non lo direi. Perciò, penso di dire in buona fede tutto quello che sia vero. O se non me lo ricordo, mi è stato ricordato, me lo sono ricordato in questo momento».
De falco: «Quindi allora lo ricorda?»
Cellino: «Quello che dico mi ricordo. Quello non ricordo, dico non ricordo, mi dispiace. Può darsi che l’ho detto due anni fa, oggi non lo ricordo più».
De Falco: «Lo conferma. Senta, lei prima ha fatto riferimento ad alcune riserve di conduzioni arbitrali in cui sarebbero stati negati dei falli o altro. Ma le è capitato altre volte nella sua attività di direttore sportivo di non condividere le scelte arbitrali?»
Cellino: «Non sono direttore sportivo. Però mi è sempre capitato, e lo dicevo anche prima. Io ho avuto arbitraggi molto peggiori prima con la Juventus, quando neanche Luciano Moggi ci lavorasse, perciò non è quello il problema…»
De Falco: «Ma no, indipendentemente da quanto contestato in questa sede».
Cellino: «Ecco sì. Con le grosse squadre in Italia…»
De Falco: «Capita quindi di frequente?»
Cellino: «Devo dire la verità, negli ultimi due anni molto di meno (…’tacci tua, ora sono tutti concentrati a favorire chi ha sei giocatori in “off side” – ndr). Però prima era un luogo comune».
De Falco: «No, io non mi riferisco a quanto in questa sede, mi riferisco in altre sedi» Che domanda è?
Cellino: «Fino al 2007 sì».
De Falco: «Non ho altre domande».

Avvocato Picca (difesa Andrea e Diego della Valle e Sandro Mencucci).

Picca: «Lei rispondendo alle domande del pubblico ministero ha fatto riferimento ad un suo incontro, unitamente al presidente Della Valle ed altri presidenti, con Abete».
Cellino: «Sì»
Picca: «Lei può riferire l’epoca di questo incontro?»
Cellino: «Era prima delle elezioni federali. Quindici o venti giorni prima»
Picca: «lei ricorda quando ci sono state in quell’anno le elezioni federali?»
Cellino: «No, dovrei vedere…»
Picca: «Se io le dicessi che l’elezione di Carraro è avvenuta il 14 febbraio 2005?»
Cellino: «Sì, può essere quella la data. Era oltre metà campionato»
Picca:«Viceversa, lei ricorda quando ci fu l’elezione di Galliani?»
Cellino: «Se non mi sbaglio, l’elezione dovrebbe essere prima quella di Galliani di quella di Carraro. Però sto facendo confusione»
Picca: «E’ un dato documentale presidente, lo abbiamo dimostrato. Galliani venne eletto in Lega il 23 marzo 2005. L’incontro a cui ha fatto riferimento è avvenuto quindici venti giorni prima dell’elezione di Carraro. Prima del febbraio 2005. Conferma questa circostanza?»
Cellino: «Se queste sono le date, sì. Però avrei giurato il contrario … Però mi ricordo dell’appuntamento di Abete negli uffici di Della Valle con gli altri presidenti che sostenevano la sua candidatura. E pi mi ricordo che prima dell’elezione del presidente federale, venimmo a conoscenza di questo accordo, un biennio uno e un biennio l’altro».
Picca. «Al di là di questo discorso dell’accordo. Lei ricorda se fu nominato insieme a Galliani anche Zamparini?»
Cellino: «Mi ricordo che fui nominato io presidente di categoria, Zamparini presidente vicario e Galliani presidente della Lega»
Picca: «Nella divisione dei gruppi che lei ha indicato, Zamparini apparteneva al vostro gruppo?»
Cellino: «Al nostro gruppo, sì».
Picca: «Un’ultima circostanza, quando ci fu l’incontro fra voi ed Abete…»
Cellino: «Avevamo undici voti perciò…, si eleggeva ad undici voti…»
Picca: «Sì, a me interessa questa circostanza: si discusse in questa circostanza anche della vostra posizione in ordine al tema della ripartizione dei diritti televisivi?»
Cellino: «No. In altre riunioni, non in quella con Abete» Ci voglio proprio credere!
Picca: «Benissimo….»
Cellino: «Impugnammo…Il nostro gruppo di presidenti fece una denuncia al garante, all’authority, per posizione dominante delle grosse società, per avere una ripartizione diversa dei diritti televisivi. Lo facemmo con questo gruppo. Abete non c’entrava nulla».
Casoria: «Quando questo? Lo vuol sapere l’avvocato».
Cellino: «Prima di Abete. È documentato, c’era anche Gazzoni». E che te lo dico a fa!
Picca: «Era firmata anche da Della Valle unitamente a voi?»
Cellino: «Sì sicuramente, era il promotore. Mi ricordo che Spinelli non volva farla la causa…».
Picca: «Non ho altre domande. Grazie»

Avvocato Silvia Morescanti, difesa Fabiani.

Morescanti: «Buongiorno Cellino. Senta, lei prima rispondendo al pm, confermava per intero le dichiarazioni che ha reso a verbale, quelle riferite a Palanca che a dire del sistema calcio era arbitro legato a Moggi, legato a De Santis per il tramite di Fabiani. Ora, lei ha contezza di queste dichiarazioni? Quindi ha dei riferimenti concreti da darci, oppure, se come al solito, si tratta sempre di “chiacchiere”, “a dire dell’intero sistema”, “a dire di tutti”?»
Cellino: «Signora, le dico una cosa, vorrei trasferirle i contatti del calcio. Se lei viene ad una riunione della Lega dove ci sono i presidenti e i direttori sportivi di quarantacinque società di calcio, parla per cinque anni con una persona e non sa neanche come si chiama»
Morescanti: «Quindi questo che vuol dire?»
Cellino: «E’ un luogo comune signora. Come se io parlassi di questo tavolo, “è di legno”, “è di frassino”, “è di palissandro”…»
Morescanti: «Quindi erano voci?»
Cellino: «Signora, erano voci di corridoio che si son sempre sentite. Io alla fine…»
Morescanti: «Erano voci di corridoio. Lei prima sempre rispondendo al pm, dice che Fabiani neanche lo conosceva. Giusto, conferma?»
Cellino: «Non lo conosco».
Morescanti: «Lei sa Fabiani quando ha cominciato a fare il dirigente per il Messia?»
Cellino: «So che prima lo faceva per la Juventus». Cheee!?
Morescanti: «Fabiani dirigente delle Juve?»
Cellino: «Non dirigente, lavorava nel settore giovanile…».
Casoria: «Vuole sapere quando ha iniziato col Messina».
Cellino: «Dopo la sua esperienza alla Juve sicuramente».
Casoria: «L’anno?»
Cellino: «Mmmhh…, no…».
Casoria: «Non sa».
Morescanti: «Se io le dico che Fabiani a cominciato a lavorare nel Messina nel 2003/2004?»
Cellino: «Possibile».
Morescanti: «Non se lo ricorda. Lei prima ha detto, non so se dopo la lettura di una intercettazione da parte del pm, che la maggior parte dei giocatori che facevano parte della GEA ce li aveva il Messina. Lei questo dato da dove lo ha appreso?».
Cellino: «No, io…, fa parte di una telefonata. Dicevo che… Signora, ci sono i giornali e ci sono i tesseramenti… l’ho letto nei giornali…».
Morescanti: «Cioè, lei lo ha letto dai giornali che il Messina aveva un folto gruppo di giocatori…»
Cellino: «signora, è una cosa pubblica…».
Morescanti: «Ma io però ho fatto una domanda Cellino! Voglio sapere: lei come sapeva?»
Cellino: «Non me lo ricordo…»
Casoria: «Le ha viste queste tessere?»
Cellino: «Le tessere non esistono, signora».
Casoria: «Lei ha detto che ci sono le tessere».
Cellino: «Io ho detto “i tesserati” Dichiarano che la GEA sono i loro procuratori…».
Morescanti: «Visto che li ha letti, allora può farci anche i nomi di questi gicatori?»
Cellino: «No».
Morescanti: «Se io le dicessi che Fabiani, di otto giocatori che facevano parte della GEA n mandò via sette? Riformò completamente la squadra del Messina, lei se lo ricorda questo fatto?»
Cellino: «Signora non lo so».
Casoria: «Le risulta questo fatto?»
Morescanti: «A lei risulta che nell’anno 2004/2005, anno in cui Fabiani era direttore del Messina calcio, nella rosa del Messina faceva parte il giocatore Zampagna?»
Cellino: «Centravanti».
Casoria: «Sì, ha detto».
Morescanti: «Zampagna faceva parte del gruppo GEA?»
Cellino: «Non lo so».
Morescanti: «Il giocatore Parisi se lo ricorda?»
Cellino: «Terzino sinistro»
Morescanti: «Nel 2004/2005 nel Messina. Faceva parte del gruppo GEA?»
Cellino: «Non lo so signora».
La stessa domanda viene ripetuta per Arturo Di Napoli
Cellino: «Non me lo ricordo. La GEA non tessera i giocatori, nella GEA partecipano dei procuratori. La procura…».
Morescanti: «Cellino, lei però ha detto che sapeva perfettamente che la maggior parte dei giocatori della GEA erano legati al Messina. Quindi se lei dice una cosa del genere, io penso che lei sappia perfettamente chi sono i giocatori della Gea che sono giocatori del Messina».
Cellino: «Signora, La GEA è una società…»
Morescanti: «”Avvocato”, prego».
Cellino: «… i giocatori sono persone fisiche. Alla GEA partecipano dei procuratori che a sua volta assistevano i giocatori».
Morescanti: «Ecco, chi sono questi procuratori?»
Cellino: «Ma lo vada a vedere lei!»
Morescanti: «Questa è una domanda che faccio a lei su una risposta che lei ha dato al pm. Lei prima ha riferito al pm che gran parte dei giocatori del Messina facevano parte della GEA
Cellino: «No io non ho riferito niente del genere»
Morescanti: «Quindi lei non lo ha riferito?»
Cellino: «Non l’ho riferito. Il pm ha preso una telefonata».
Morescanti: «Lei ha confermato quella telefonata. La conferma o non la conferma?»
Casoria: «Ma lei la telefonata l’ha presente?»
Cellino: «Si signora»
Casoria: «E ha dette queste cose nella telefonata?»
Callino: «Se sono registrate…La domanda prima non me l’ha fatta il procuratore»
Morescanti: «Infatti la domanda gliela faccio io adesso. Riformulo: quanti giocatori della GEA facevano parte del Messina nell’anno 2004/2005?»
Cellino: «Non lo so, non me lo ricordo».
Morescanti: «Lei riferendosi alla gara Reggina – Cagliari, arbitrata da De Santis, ha riferito che dopo il referto arbitrale lei ha avuto una squalifica. Mi ricorda di quanto tempo èè stata questa squalifica?»
Cellino: «Venti o trenta giorni, non lo ricordo».
L’avvocato legge il comunicato ufficiale della Lega nel quale è riportato: “Cellino Massimo al rientro negli spogliatoi a fine gara rivolgeva all’arbitro, in segno di irrisione, parole di ironico complimento” e chiede se conferma.
Cellino: «Signora, adesso le faccio io una domanda…»
Insorge il presidente: «No, no, assolutamente lei non può…»
Morescanti: «Io sono avvocato e faccio le domande»
Cellino: «Sono dichiarazioni dell’arbitro»
Morescanti: «Inibizione dal 12 dicembre 2004 (giorno della partita) al 19 dicembre 2004. Quanti giorni sono?»
Cellino: «Sette».
Morescanti: «Quante gare si disputano dal 12 al 19 dicembre 2004? Probabilmente una? Quindi lei è stato sospeso soltanto per una gara?»
Cellino: «Non lo so, non lo ricordo».
Morescanti: «Si ricorda nel 2004/2005 quante gare ha perso la Juventus?
Cellino: «Ma no».
Morescanti: «Se io le dico che nel 2004/2005 la Juventus ha perso soltanto tre gare (ah, bei tempi! Ndr), le ricorda qualcosa?»
Cellino: «No e non mi interessa, Non sono juventino (ci era venuto il sospetto – ndr) perciò non lo so».
Morescanti: «Signor presidente, depositeremo la lista delle gare dalla quale risulta che la Juve perse tre gare, due delle quali arbitrate da De Santis». De Santis uomo della cupola?
Morescanti: «Non ho altre domande».

Avvocato De Vita, difesa Bergamo

De Vita: «La circostanza che lei potesse chiamare sull’utenza personale di Bergamo e anche di Pairetto, era un fatto che riguardava solo lei, che lei sappia, o anche altri dirigenti o presidenti?»
Cellino: «Io penso fosse una cosa lecita, non c’è nulla di sbagliato, non è (era - ndr) vietato. Io penso fosse concesso a tutti»
De Vita: «E’ un fatto che lei sapeva, era abbastanza diffuso?»
Cellino: «Penso che fosse una cosa normalissima»
De Vita: «Senta, il suo numero di cellulare è 348… (tralasciamo sennò gli fate gli scherzi…)»
Cellino: «Se lo vuole scrivere anche sui giornali domani…».
De Vita: «Purtroppo siamo in un processo…»
Cellino: «Non me lo ricordo, non è più questo il numero». Beh, anche se lo dice per evitare gli scherzi, comunque sarebbe falsa testimonianza.
De Vita: «Ok»
Cellino: «Mi hanno rubato il telefono…». Quando?
De Vita: «Lo è stato sì? Grazie.».

Interviene di nuovo l’avvocato Morescanti.

Morescanti: «Mi scusi, ho dimenticato due domande…Lei prima nel confermare parte del verbale che le ha letto il pm, ha riferito che le sembrava una cosa strana che l’arbitro Palanca prima della gara Messina – Venezia fosse accompagnato in aeroporto da De Santis».
Cellino: «Mi è stato riferito»
Morescanti: «Lei, come presidente di calcio, sa che tutti gli arbitri usano quale mezzo di trasporto l’aereo per raggiungere le città delle gare. Per quale motivo quando i carabinieri le hanno fatto questa domanda lei ha riferito questo aspetto? De Santis che accompagnava Palanca all’aeroporto, come per dimostrare o per voler far capire che probabilmente chissà cosa c’era sotto?»
Cellino: «Signora, mi han chiamato e mi hanno detto: “sai chi c’è in aeroporto a Roma? C’è De Santis che accompagna il suo amichetto a fare la partita giù”».
Casoria: «Chi l’ha chiamata?»
Cellino: «Carlo Longhi, un ex arbitro, un commentatore in televisione».
Casoria: «Avvocato, lei che vuol dimostrare?»
Le voci si accavallano, ma è probabile che l’avvocato intenda dimostrare che sono cortesie abitudini tra arbitri che magari devono prendere entrambi un aereo.
Morescanti: «Per quale motivo il Cellino racconta questo aspetto ai carabinieri per suffragare chissà quale motivo celato dietro».
Cellino: «Questa dichiarazione la feci ai carabinieri perché l’avevo già rilasciata all’ufficio indagini della federazione»
Morescanti: «Ma perché porta all’attenzione dei carabinieri questo aspetto, che per lei che è un uomo di calcio, è irrilevante?»
Cellino: «Non è irrilevante! Perché se uno sa camminare con le sue gambe e deve andare in aeroporto, non si fa accompagnare». Azz! Allora da adesso in poi: non accettate passaggi da De Santis e non prendete caramelle dalla Morescanti.
Morescanti: «A lei poi chi glielo ha detto che lo ha accompagnato? Non potevano essersi incontrati?»
Casoria: «Vabbè erano insieme. Glielo disse Longhi».
Morescanti: «Lei prima su alcune domande del pm ha risposto dicendo che “a molte cose però io ora rispondo dopo che ho letto i giornali, dopo che ho sentito le intercettazioni”. Mi conferma?»
Cellino: «Io su certe risposte sono stato vago perché non sono sicuro se son cose che ho appreso dopo la mia dichiarazione o le sapevo prima. Son passati tanti anni, a questo punto se i legge una mia dichiarazione del 2007 io so di averlo dichiarato, se non me le legge può darsi che io confonda le due realtà».
Morescanti: «Se il suo interrogatorio dinnanzi ai carabinieri è avvenuto nel mese di luglio 2007, le indagini e comunque gli articoli sui giornali di tutta questa vicenda, di questo scandalo denominato calciopoli, lei sicuramente le ha lette già dall’anno prima, giusto?»
Cellino: «Non le ho lette tutte».
Morescanti: «Oppure lei dal maggio dello scandalo lei non ha letto nulla?»
Cellino: «Io ne leggo molto poche di cose. Mi creda».
Morescanti: «Quindi lei nel luglio del 2007 si è presentato dai carabinieri senza aver letto mai nulla dello scandalo?»
Cellino: «Ho letto, ma non ero documentato a fondo. Non capisco la domanda»
Casoria: «Vuole sapere l’avvocato se lei quando ha parlato con i carabinieri aveva già letto i giornali…»
Cellino: «Non ho rilasciato ai carabinieri cose che ho letto sui giornali».
Morescanti: «Ma io ho fatto un’altra domanda».
Casoria: «Voleva sapere se lei aveva letto i giornali».
Cellino: «Suppongo di sì, suppongo di sì».
Morescanti: «Grazie, non ho altre domande».

Trofino, difesa Moggi.

Trofino: «Una domanda rapidissima. Lei dice che è stato presidente dall’età di dodici anni (lapsus di Trofino? ndr) fino ad adesso, quindi è ancora presidente in questo momento, può dirci se attualmente nel campionato di calcio giocatori di fama o di spessore tecnico quando mandano a quel paese l’arbitro o si lamentano, sono ammoniti o non sono ammoniti? E i piccoli sempre puntualmente?»
Cellino: «Ancora oggi, perfettamente. Ancora oggi c’è un atteggiamento del genere. Meno di prima ma c’è ancora».
Trofino: «Voglio dire, se Conti, della sua squadra, manda a quel paese l’arbitro?»
Cellino: «Ecco! E se lo dice Totti sono due cose diverse».
Trofino: «Ancora oggi è la stessa identica cosa».
Cellino: «E’ sempre stato così».
Trofino: «La ringrazio non ho altre domande».

Le domande delle difese sono terminate, ma non ha terminato il pm Narducci…

Narducci: «Cellino, mi ascolta sì? Lei conosce personalmente Pietro Franza presidente del Messina?» Ex- presidente…
Cellino: «Sì, l’ho conosciuto personalmente».
Narducci: «Ha mai colloquiato personalmente con lui?»
Cellino: «Sì».
Narducci: «Senta e nell’ambito di questi colloqui c’è mai stata possibilità per voi due di affrontare…»
Cellino: «No, mai». Prevede la domanda?
Narducci: «Aspetti, “mai”, cosa?»
Cellino: «Ho capito quello che, che…»
Narducci: «Che ha capito?» ‘A Cellì, ci vuoi far saltare il teatrino?
Cellino: «La domanda…, pensavo facesse la domanda che ha fatto prima»
Casoria: «Aspetti un poco…»
Narducci: «Volevo sapere se, con riferimento alle vicende generali, con riferimento alle vicende arbitraggio, in particolare con riferimento ai nomi che ha citato lei qui nel corso dell’udienza, io le rammento: De Santis, Palanca, Gabriele e poi ha parlato del dirigente Fabiani…»
Cellino: «No mai. Anzi, non c’era un buon rapporto con Franza, anche agli inizi quando c’era un buon rapporto non mi ha mai detto nulla del genere. Assolutamente»
Narducci: «Né sotto quel profilo, né sotto altri
Cellino: «No assolutamente. Mai, mai, mai».
Narducci: «Grazie presidente, non ho altre domande».

Casoria: «Va bene, allora il teste può andare».

Speriamo che prima di andare si ricordi di pagare la multa di duecentocinquanta euro.



 
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