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Editoriale di S. BIANCHI del 08/01/2018 13:28:16
Dolce Romeo…

 

Certamente ricorderete tutti il grande Romeo Benetti da Albaredo d’Adige, Verona, mezzala di valore mondiale, dal tiro micidiale e dal tackle luciferino che, nonostante la massa non eccessiva di 1,75 cm per 73 kg, è stato uno dei centrocampisti più poderosi di sempre. Boniperti, imbufalito per lo scudetto regalato al Toro sul filo di lana, nell’estate 1976 sostituisce il buon Parola con il determinato Trapatttoni, Anastasi con Boninsegna e Capello con Benetti. Romeo, in effetti, era un ritorno, essendo già stato bianconero all’epoca Heriberto (1968/69) ma, per l’indocilità dei suoi ventitré anni, aveva subito la stessa sorte di Omar Sivori: epurato in direzione Sampdoria. Dal 1976/77 al 1978/79, il suo contributo alla squadra non fu certamente solo agonistico, perché Benetti fu vero perno e orchestratore dei tempi del nostro centrocampo. Con lui in squadra, immediata fu la rivincita sul Toro (il famoso Scudetto “51 a 50”), bissato dalla Coppa UEFA e seguito nei due anni seguenti da un secondo Scudetto e da una Coppa Italia. Centocinquantanove sono state le sue gare ufficiali in bianconero, con ventitré reti, tra cui una tripletta alla Sampdoria in Coppa Italia.

Della sua fama di duro ebbe a parlarne, con lo stesso Benetti, anche Papa Paolo VI, quando ricevette la Nazionale in partenza per i Mondiali in Argentina. Imbarazzatissimo davanti al Pontefice, non rispose quando Montini gli chiese: «Lei è Benetti?», e subito dopo «Benetti?», poiché Romeo era lì, imbarazzatissimo e muto come una trota dell’Adige. Romeo si limitò ad annuire e forse sorrise sotto il baffone paglierino. Poi il Papa proseguì: «Benetti, mi dicono che lei in campo è molto deciso… bisogna essere decisi nella vita» e sorrise. Questa specie d’imprimatur del Papa, il nome della sorella, che non poteva essere altro che Giulietta e lo allevare canarini sono le uniche note di dolcezza di questa “Roccia umana” (secondo Arrigo Benedetti), anche detto “Rommel” (secondo Nicola Calzaretta), ma che noi, al Comunale, chiamavamo “Panzer”. E aveva anche il suo coretto personale, tante volte ci fosse stato bisogno di incoraggiarlo: «Picchia per noi, Romeo picchia per noi!». I canarini, si diceva. Ci vinse anche un premio, e lui li allevava perché «Erano allegri, avevano un bel canto; osservarli e nutrirli era un passatempo semplice, autentico, col sapore di altri tempi… il mio era solamente un modo per occupare il tempo libero».

Il suo periodo migliore è stato quello alla Juventus, dove ha smesso i panni del “medianaccio” per indossare quelli di vero padrone del centrocampo. Rocco aveva deciso di portarlo al Milan dopo avergli visto mantenere il possesso del pallone uscendo da uno scontro in area, dove lasciò a terra Cudicini, Schnellinger e Trapattoni. Lo considerava sempre un “medianaccio” perché, come racconta Bigon in un libro di Garanzini «Ogni volta che Benetti non dico superava ma soltanto pestava la riga di metà campo lui cominciava a urlare Romeo, sta indrìo, Romeo sta indrìo». Trapattoni ci vedeva probabilmente meglio del vecchio “Paròn”, infatti convinse Boniperti a prenderlo. Ecco il dialogo tra i due, da “Non dire gatto”: «Benetti l’ho allenato, so di che cosa sto parlando. E’ fortissimo. Fortissimo. Se lo prendiamo vinciamo subito tutto». Lui mi guardò in modo strano, come se pensasse: «Questo è pazzo». Furino, quando ormai Benetti era bianconero, raccontava che per antiche ruggini, prima di un Juventus-Milan, si era messo d’accordo con Capello e Salvadore “per sistemare le cose”. Dopo il primo intervento del trio «… Benetti si rialzò, batté il piede e proseguì come nulla fosse. Non subì più falli».

La sua fama di cattivo, però, nasce in un Milan-Bologna del 10 gennaio 1971: in uno scontro di gioco con Benetti, Liguori subisce un infortunio al ginocchio per cui rientrerà in campo dopo oltre un anno, ma in pratica smettendo di giocare. Probabilmente Benetti era più rude che cattivo, come sembrerebbero confermare le sole tre espulsioni rimediate in carriera. Non dello stesso avviso il Sun, un quotidiano britannico tipo tabloid, dallo ”stile sensazionalista mirato a un pubblico di basso livello culturale” (Wikipedia), che dieci anni fa, l’8 gennaio 2008, pubblicò “la classifica dei calciatori più cattivi di tutti i tempi”, con il nostro Romeo piazzato al quarto posto, dopo Graeme Souness, Andoni Goikoetxea e Dave Mackey. Come poteva commentare Romeo, questa icona dell’uomo rude degli anni settanta? «Questa cosa mi ha fatto incazzare: speravo di essere al primo posto».

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