Se è vero che la Juventus l’hanno fatta gli uomini, molta Juventus è stata fatta dai grandi campioni che tutti ricordano, ma anche dai tantissimi giocatori che il bianconero l’hanno vestito per poco tempo. Una cosa che mi ha sempre fatto tenerezza, sono le ultime pagine del meraviglioso testo a cura di Perucca, Romeo e Colombero “La storia della Juventus”. Nel 1988, l’opera terminava con i nomi dei settantotto atleti scesi in campo per due o una sola gara ufficiale. Tenerezza, dicevo, ma anche invidia: cosa avrei fatto per raccontare ai nipoti e che anch’io avevo un giorno indossato la maglia che fu di Sivori, di Parola e di Bettega.
Ecco: Giuseppe Patrucco può fare quanto io posso solo sognare di aver fatto. Nato a Torino il 4 febbraio del1932, cresce nelle giovanili bianconere fino all’aggregazione in prima squadra nella stagione 1950/51, senza mai scendere in campo. Sei anni di pellegrinaggio tra Siracusa, Genoa, Sanremese e Parma, poi nel 1957/58 torna a casa. Accetta di buon grado, anche se sa che nel ruolo di terzino destro è chiuso dal titolare, Beppe Corradi. Ma per la gara di Verona del 26 gennaio, al campo di Piazza della Cittadella, Ljubisa Brocic lo inserisce al posto di Corradi, spostato in avanti per sostituire Nicolè: e Patrucco esordisce in campo con la sua Juventus. La formazione era quella quasi titolare, con Mattrel, Patrucco, Garzena; Emoli, Ferrario, Umberto Colombo; Corradi, Boniperti, Charles, Sivori, Stacchini. Agli ordini del famoso arbitro Jonni, i bianconeri s’impongono facilmente con le reti di Sivori (20°), Charles (61°), Corradi (78°), per niente intimoriti dal momentaneo due a uno dei gialloblù e dall’autorete di Garzena, proprio al novantesimo. Perdurando l’incidente a Nicolè, medesima formazione anche la domenica seguente, in casa contro l’Udinese, e stesso risultato vincente per le reti di Sivori e Stacchini.
A fine anno fu lo “Scudetto della stella”, conquistato a cinquantuno punti con una caterva di reti: stava nascendo la prima grande Juventus di Umberto Agnelli, quella del “Trio Magico”. Dopo quell’annata, il nostro Patrucco si trasferì a Monza per poi terminare la carriera a Chieri, ma nel suo e nei nostri cuori ci sarà sempre il ricordo di quel Verona-Juventus e di quello scudetto memorabile, che appartiene certamente e inoppugnabilmente anche a lui.
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