Dopo l’ultimo scudetto del “Quinquennio d’Oro”, la Juventus è costretta alla ricostruzione della squadra senza il suo Presidente, Edoardo Agnelli, morto nell’incidente aereo di Genova. Alcuni della vecchia guardia, come Bertolini e Monti resistono indomiti, addirittura Rosetta è giocatore-allenatore, ma senza Orsi e Cesarini, tornati in Argentina, e senza Ferrari a ispirare le punte, la Juventus non risplende come negli anni precedenti. Poco riescono a migliorare la situazione quei giovani di belle speranze come Foni, Rava, Serantoni e Gabetto, che si stanno mettendo in luce. E’ quinto posto finale nel campionato 1935/36, lo stesso piazzamento dell’anno seguente, nonostante “Farfallino” Borel si sia ripreso dal grave infortunio e Gabetto dia prova di sé come grande centravanti del futuro (purtroppo e inspiegabilmente, in “granata”).
Nella stagione 1937/38 le cose potevano andare meglio: a due giornate dal termine eravamo in testa alla classifica con un punto di vantaggio sull’Ambrosiana-Inter, ma la sconfitta in casa col modesto Liguria e il pareggio a San Siro col Milan ci relegano alla piazza d’onore. E’ un secondo posto che per lunghi anni resterà il miglior piazzamento in campionato, anche se in quella stagione fummo parzialmente ricompensati dalla conquista della Coppa Italia, con la doppia vittoria in finale sul Torino.
Era una Juventus che, qualche volta, riusciva a soffrire anche con le piccole, come il 20 febbraio del 1938. Quel pomeriggio, in casa, la Juventus stava durando fatica a trovare il bandolo della matassa contro la modesta Lucchese, che a fine campionato sarà terzultima. Solo al sessantesimo, Santià, giovane mezzala all’esordio con la maglia bianconera, segnava la rete della vittoria bianconera per uno a zero.
La Juventus, era scesa in campo con Bodoira, Foni, Rava; Depetrini, Monti, Tomasi; Bellini, Defilippis, Gabetto, Santià, Borel 1°. La Lucchese, tra le sue fila poteva vantare il solo Aldo Olivieri, già Oro Olimpico a Berlino e futuro Campione del Mondo. Di quella partita, a parte osservare la gioia dell’esordio con rete di Enrico Santià, sarei stato molto curioso di sapere cosa si siano detti prima, durante e dopo, i due allenatori. Perché, chiederete?
Perché sulla nostra panchina sedeva Viri Rosetta, mentre, su quella della Lucchese, c’era Berto Caligaris.
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