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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di S. BIANCHI del 17/03/2018 11:20:53
Meno male, si è fermato lì!

 

Jurgen Kohler: un tempo, l’aggettivo che si accostava a uno stopper vecchia maniera come lui, era “granitico”. Nella Juve ha giocato dal 1991 al 1995, mettendo in luce, a parte un’agilità insospettabile per un uomo della sua stazza fisica, un gran colpo di testa, utile sia in difesa, sia in attacco. E’ stato uno dei pochissimi a fermare quasi regolarmente un certo Van Basten, che nel periodo giganteggiava nella squadra di club e con la Nazionale Orange. In bianconero divenne da subito un idolo dei tifosi, che ammiravano in lui il calciatore tecnicamente eccellente e il guerriero irriducibile e indomabile. In bianconero, il baffuto di Lambsheim, ha conquistato uno Scudetto, una Coppa Italia e quella Coppa UEFA di cui si va a parlare.

E’ il 17 marzo 1993 e la Juve è già a un bivio: per l’ennesima volta è già fuori dalla lotta per lo scudetto (Marcello Lippi sta ancora allenando l’Atalanta) e, all’andata dei quarti di finale di Coppa UEFA, ha ceduto due a uno in casa del Benfica. A dar significato alla stagione, potrebbe essere il passaggio del turno con i lusitani. Quel pomeriggio, la Juventus scende in campo con Peruzzi, Carrera, Torricelli; Dino Baggio, Kohler, Julio Cesar; Möller (Ravanelli), Conte, Vialli, Roberto Baggio (Galia), Marocchi, e la partenza arrembante è immediatamente premiata al secondo minuto: Kohler (di piede!) scaglia in rete dopo un batti e ribatti. Superato lo shock iniziale, la ragnatela di passaggi dei biancorossi pare riprendersi, col centrocampo, il controllo della gara, ma è un predominio sterile. Nei minuti di recupero del primo tempo, ecco il raddoppio, con un colpo di testa imperioso del Baggio meno famoso, su calcio d’angolo battuto da Möller. Al decimo della ripresa Galia sostituisce Roberto Baggio, infortunato, creando una superiorità bianconera a centrocampo che annichilisce le iniziative del Benfica. Nuova sostituzione al diciannovesimo: esce Möller, stirato, ed entra Ravanelli. Il “Metallizzato” dopo due minuti alza di testa un traversone di Vialli, ma si rifà il minuto successivo, insaccando la rete del tre a zero con un bel diagonale. Ormai con la qualificazione in tasca, i nostri attendono sornioni il novantesimo addormentando il gioco.

Si scatenano nuovamente al triplice fischio di Mikkelsen, in una gara a regalare magliette ai tifosi delle due curve. Il solitamente misurato Kohler, quella sera esagera: non arriva alle luci rosse, ma il… penultimo capo che si leva sono i calzini. Li appallottola e li tira in curva: di tutte le mani protese, una sola vince l’ambita, doppia preda. Chissà se l’amico tifoso li ha lavati o no. O se, appena arrivato a casa, la moglie, schifata, glieli ha buttati via.

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