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Editoriale di S. BIANCHI del 14/04/2018 14:44:43
Jan Arpas

 

Il 22 luglio 1947, i bianconeri hanno il nuovo Presidente, Gianni Agnelli, che conferma Renato Cesarini, il “Cè”, alla guida della squadra. La Juventus, nel mercato di quell’estate 1947, lascia andare Korostelev e Vycpalek, troppo lenti, e preleva il maturo Jan Arpas dall’SK Bratislava, una mezzala di cui tutti gli osservatori dicono un gran bene. La Juve cerca di accaparrarsi anche il suo compagno, il promettente terzino Kocourek, che però non ottenne il nullaosta dalla propria Federazione e resta in patria. Arpas, alto e ossuto, mezzala di punta, giocava benissimo, aveva il fiuto del gol e un gran tiro dal limite dell’area: era quanto serviva per aprire le difese avversarie, sempre meno metodiste e non ancora sistemiste com’era già il Torino di Gabetto e Valentino Mazzola.

Arrivato a Torino, Arpas solleva immediatamente qualche dubbio. Sembra abbastanza “stagionato”, ma il passaporto, alla voce “data di nascita”, riporta un rassicurante 8 novembre 1918, che lascia prevedere qualche altra buona annata prima del fine carriera. In effetti, il suo esordio a fianco di Boniperti e Sentimenti III, il 14 settembre 1947, è di quelli col botto: gioco di gran classe e due reti che, nel secondo tempo, fissano il risultato sul tre a uno finale. Però…

Già dal secondo incontro pare meno ispirato, meno voglioso e domenica dopo domenica è sempre più evanescente, fino a costringere il buon Cesarini a preferirgli sistematicamente il versatile Magni. In quella stagione, comunque, il cecoslovacco disputa diciannove gare e segna otto reti, che sono decisive in quattro circostanze. Più il tempo passa, più frequenta i compagni solo per gli allenamenti e le partite: non ha amici e sembra un lupo solitario. L’ultima gara in bianconero è del 29 febbraio 1948, un Juventus - Genoa che termina due a uno. Il 31 marzo sarebbe scaduto il suo permesso di soggiorno, e la Juventus è già all’opera per il suo rinnovo.

Un martedì "di metà aprile", quindi, verosimilmente il 12 aprile, Cesarini si accorge che all’allenamento manca Arpas: essendosi fatto una nomea di sfaticato e scaldaletti, si pensa sia ancora nel suo alloggio, tra le braccia di Morfeo. Il tempo passa e di Arpas nessuna traccia: la Juventus ha appena iniziato una ricerca ufficiale, quando, da Bratislava, arriva un telegramma del desaparecido. Con tutto il (falso?) candore di una persona comunque legata a una Società da un contratto di lavoro, nel messaggio si legge che il viaggio è stato confortevole, i suoi stanno bene e di mandargli con calma il nullaosta per riprendere a giocare con l’SK Bratislava. Nessuno lo rivide più.

A questo punto aumentano i dubbi sul suo passaporto, non solo per la data di nascita, verosimilmente di parecchio “alleggerita”, ma anche sulla vera identità del personaggio. Ecco il ricordo di Boniperti: «In pochissimo tempo parlò l’italiano, ma era interessato di tutto, fuorché di calcio… dov’era la Fiat… quante fabbriche aveva in Italia… quanti operai». Per Boniperti, e anche per molti altri, poteva benissimo essere stato una spia. Continua così, il Presidentissimo: «Tutte le volte che sono andato in Cecoslovacchia ho chiesto di lui, ma sembrava che nessun Arpas fosse mai esistito». E questo, nonostante sia nota una data, che dovrebbe essere quella della sua morte: il 16 aprile 1976. Mistero fitto.

Comunque, dal punto di vista sportivo, quell’anno, come il precedente, la Juventus si classificò al secondo posto, stavolta a pari merito con il Milan e la Triestina, ma sempre molto dietro al Torino: fino al 4 maggio 1949 la storia dei campionati continuerà a interessare solo per la lotta al secondo posto.
 
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