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Attualità di G. GALAZZO del 13/01/2010 07:32:51
Io e l’ultrà

 

Forse non era il caso che scrivessi questo pezzo, ma quando mente e cuore vanno a braccetto provare a fermarli è impresa difficile, conviene lasciar fare.
Ho deciso allora di rispondere a quell’intervista del capo tifoso bianconero. Lo voglio fare proprio perché me lo chiedono il cuore, che in questo caso rappresenta l’amore per la Juve, e la mente, che rappresenta l’esigenza inarrestabile di difendere ciò che amo.
Ed incazzato lo sono anche un po’ con me stesso, perché periodicamente ho sperato, creduto e lottato affinché la battaglia, che mi coinvolge nel restituire onore e dignità alla storia della Juve, potesse allargarsi anche a chi, fin da subito, non ha capito o voluto capire.

Ho fatto torto a me stesso (non dico alla mia intelligenza, che è parola forte, abusata e ingiudicabile se il “giudice” e il “giudicato” coincidono). Ho atteso una mossa, una scintilla, ho atteso che anche un solo piccolo granello di polvere si muovesse dal quel famigerato 2006. Nulla: finiscila di illuderti, povero Gianluca, finiscila!

Mi sia concesso però di rispondere con il solo scopo di dare civile sfogo al mio stato.
Anch’ io, come il capo ultrà, ricordo il periodo buio di quegli anni 80: era pane e cipolla, mentre il caviale e il vino nobile erano cibo di altre tavole.

È logico, capo ultrà, il calcio va a periodi, ci sono grandi cicli: il Napoli di Maradona, la Juve di Platini, il Milan degli olandesi, la Juve di Lippi.
Abbiamo visto la Juve di Marchesi, Favero e Magrin: pane e cipolla. E chi si lamenta di ciò? Anzi, un bagno d’umiltà, spesso, rende più saporiti i cibi migliori.
Il discorso cambia se sono costretto a mangiar quel che cibo non è, se non per i campi: letame, sotto tonnellate di letame, ecco dov’è finita la Juve, senza che quel tifo degli striscioni e bandiere, magliette e cori, abbia mai provato a difendere ciò che ama. Non vale nascondersi dietro la falsa convinzione che chi ama la Juve la segue sempre; non vale nascondersi dietro gli innegabili sacrifici che comporta il seguire la squadra allo stadio; non vale, perché nella partita più importante, quella del rispetto della storia e dell’onore, si sono messi in disparte, silenziosi ignavi , quasi partecipi allo scempio. Nessuna risposta ai giornali che condannavano, nessun appoggio a chi era accusato, nessuna richiesta di spiegazioni alla dirigenza simpatica e alla proprietà illegittima.

Devo quindi accettare il compromesso del bicchiere mezzo vuoto? Devo accettare che sia solo un periodo? No, non posso, perché non accetto quell’assurda giustificazione che le vittorie milanesi “fondamentalmente nascono tutte da Calciopoli, quindi alla fin fine quasi per colpa nostra”. Mi venga a spiegare dove sono le prove, a meno che per “colpa nostra” non si intenda l’aver svenduto per trenta denari il pezzo più pregiato al nemico più vile.

O devo allora accettare che Moggi e Giraudo fossero colpevoli perché facevano la guerra agli ultras? Beh, se il metro di giudizio è lo stesso utilizzato per la condanna a violenza privata, qualche brivido mi viene. Sento spesso dire che ci vorrebbe uno come Moggi, ma non proprio Moggi. È già qualcosa: forse qualcuno si è accorto tardivamente che quella disciplina tanto agognata e mai imposta dal nuovo corso non poteva fondarsi su un rapporto eccessivo con i gruppi organizzati? Questo mi viene da pensare. Così come mi viene da pensare che se Giraudo simboleggiava il male granata, chissà quali sentimenti bianconeri possono suscitare personaggi come Blanc ed Elkann. Le loro uniche colpe? Ovvie: avere subito il ricatto di Lippi (sai che novità!) ed essere inesperti. Mentre il fatto di avere costretto per un anno intero una squadra che mai aveva conosciuto l’onta della retrocessione a giocare in campi decrepiti, a causa di ignobili patti di potere, suscita solo un “Juve, noi saremo sempre al tuo fianco”.

Chiudo così e perdonatemi lo sfogo: “Invece io credo nelle vittorie. Io credo che abbiamo asfaltato gli avversari. Io credo nei campioni che hanno segnato. Io credo in chi ci ha dato anni di vittorie e ci ha portato in alto (ora non siamo nemmeno in Champions…). Io Credo in Moggi e Giraudo”.

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