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Attualità di N. REDAZIONE del 05/11/2018 15:21:52
L’ingloriosa fine di ‘Report’

 

Di Crazeology

Da molti anni su Rai3, va in onda un apprezzabile programma chiamato “Report”, una sorta di scatola giornalistica contenente tante specifiche inchieste di approfondimento che propongono i temi più vari. Come molti sanno, nelle scorse settimane è andata in onda un’inchiesta sulla tifoseria della Juventus e i rapporti con la mafia, la quale avrebbe messo le mani sul profitto del bagarinaggio.

Ora è arrivato il momento di parlarne con il giusto senso critico e il dovuto distacco. In sostanza si è costruito il lungo servizio pescando in modo molto disinvolto e scoordinato dai dati già conosciuti dell’inchiesta “Alto Piemonte”, portata avanti dalla Procura di Torino, il cui relativo processo si è concluso già diverso tempo fa. A questo sono state aggiunte interviste e ricostruzioni. Nonostante già a suo tempo nessun tesserato o dirigente della Juventus, è bene ricordarlo, fu coinvolto nell'indagine della procura, “Report” ha cercato di ricostruire nuovamente i fatti.
Il risultato ottenuto è abbastanza inquietante, e non per i contenuti, bensì per il modus operandi utilizzato. Mai il giornalismo investigativo è stato più distante dal programma fino ad oggi, perché si è cercato di sottolineare ed evidenziare solo il lato più pruriginoso della vicenda, e non si è guardato con attenzione il complessivo. Forse l’uscita volontaria nel 2016 della nota giornalista Milena Gabanelli, volto noto e apprezzato dagli spettatori, ha penalizzato il programma e la sua qualità. Peccato.

Veniamo ad un piccolo elenco degli innumerevoli tarli presenti nel programma.
Tanto per cominciare, la lettura interpretativa che si è data alle singole intercettazioni è del tutto fuorviante e scollegata dalla realtà, e questo non perché nella curva della Juventus sia tutto limpido e cristallino, ma perché bisogna conoscere bene i dettagli e le situazioni per capire cosa è avvenuto. L’uso dell’audio delle intercettazioni, (di cui alcune sicuramente tristi e drammatiche, e dunque, conseguentemente, anche di forte presa emotiva sul pubblico), è ottimo per dare un colpo verso l’alto all’audience del programma, ma per fare luce sul buio serve ben altro. Le forzature interpretative utilizzate infatti non si contano.

Veniamo ora alle interviste. La moglie del povero Bucci, che ha voluto farsi intervistare, di fatto ha confermato solo che in qualche modo la tifoseria cercava di trattare sull’ingresso di alcuni striscioni in generale all’interno dello Stadium. La vicenda dello striscione canaglia su Superga non c’è in nessuna telefonata (in realtà c’è il contrario), ed è stato già appurato che è stato portato all’interno di nascosto da tifosi, rei confessi davanti alle forze dell’ordine. Questo è un fatto che si può contestare, certo, ma ci vogliono le prove e non delle deduzioni da bar dello sport.
Riguardo alle interviste fatte invece ad altri personaggi del mondo ultras bianconero, vale la pena ricordare che tra questi ci sono anche dei condannati e qualcuno di questi anche con ulteriori procedure ancora in corso. L’affidabilità di costoro quindi è tutta da verificare.

Facciamo un piccolo esempio di mia invenzione. Se io sono stato già condannato per traffico internazionale di stupefacenti e ora spero nell’appello, e magari una delle buone armi a disposizione degli inquirenti è il mio tenore di vita esagerato, da cui sorgerebbe la spontanea domanda “e allora dove hai preso i soldi?”, io forse potrei avere interesse a dire che oltre ad essere benestante di famiglia faccio del lecito e succulento bagarinaggio (ricordiamo che in Italia il bagarinaggio non è un illecito e non è perseguibile). Il programma televisivo verrà visto da tante persone suppongo, magari anche da chi mi giudicherà e da chi mi accusa. Non so se mi spiego…
Esempio di pura fantasia il mio, s’intende...
E così via. Mi fermo qui per pietà. Insomma, dopo la visione del programma si ha la sensazione netta che la Juventus collabori indirettamente con la Ndrangheta, cosa che è stata esclusa dalla magistratura vera, e non dal primo giornalaio che passa.

Cosa rimane, quindi?
Rimangono tante cose. La prima è che Report ha realizzato un prodotto gravemente insufficiente per qualunque seria deduzione sui fatti. Una figuraccia vera e propria. Ha fatto un buon audience e stop. Servizio pubblico pari a zero. Ma c’è anche un discreto autogol, nel senso che viene il dubbio legittimo che anche la qualità di tutti gli altri servizi proposti su altri argomenti sia molto scadente, se le mani che lavorano sono sempre quelle, e il non rendersene conto dipende solo da quanto il singolo spettatore è preparato in una precisa materia. A queste condizioni Report è defunto a tutti gli effetti. Per 14 milioni di Juventini sicuramente.

Rimane una figuraccia della Juventus che, pur avendo l’obbligo sancito dall’Uefa di occuparsi della tifoseria, anche quella più calda, ha pasticciato per l'entrata di specifico materiale da parte degli ultras a mezzo di un suo dirigente. Ma la dirigenza di questa Juventus è abituata alle figuracce, quindi non c’è da rimanere sorpresi.
Rimane un morto, su cui poco si è davvero capito, visto che era un informatore dei Servizi Segreti, collaborava con la Juventus e con le forze dell’ordine. Aspettiamo che qualcuno faccia davvero luce sul perché questo singolo uomo, dal ruolo operativo molto delicato, è stato lasciato solo sul più bello, perché avesse il piede in tre scarpe, e per volontà di chi.
Rimane l’assenza dello Stato, e di tutti gli organi competenti (Commissione Parlamentare Antimafia, Parlamenti e Governi vari), in dolce compagnia degli organi sportivi (FIGC, Lega Calcio, ecc), che permettono sostanzialmente che gli ultras possano ricattare attraverso i soliti sistemi tuttora utilizzati (cori e striscioni spregevoli e relative multe) le società calcistiche (di cui alcune quotate in borsa).
Rimane il solito giornalismo in generale, assente ormai da decenni, e vivo solo quando è parrocchiano per definizione. Report è sono uno dei tanti casi, il resto dei media informativi (con il "dis" davanti) è della stessa forza.
Rimane la strana operatività della DIGOS, la quale, invece di arrestare i delinquenti, è stata la consulente preferenziale della Juventus e ha consigliato di venire a patti con le frange più calde della tifoseria per evitare problemi di ordine pubblico allo Stadium. A quel tipo di operatività accondiscendente la Juve poteva arrivarci anche da sola...
Rimane il solito atteggiamento snob della società bianconera, che non si difende praticamente mai da nessun attacco mediatico di nessun genere, per precisa volontà dei piani alti, i quali ritengono che il silenzio sia migliore e più efficace (concetto che fa più ridere di una barzelletta).

Concludiamo dicendo che ovviamente, nonostante tutto, i problemi in curva ci sono e sono belli grossi. Grossi quanto quelli che ci sono in società, e grossi quanto quelli che ci sono nella proprietà. Tra le altre cose, in questi tre soggetti e nel loro comportamento pragmatico e speculare ci sono tutti i motivi per cui la Juventus nel 2006 è andata senza motivo in serie B. E chi vuole capire capisce. Niente di nuovo sotto il sole…




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