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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di M. VIGHI del 21/01/2010 13:10:51
Ranieri e Blanc

 

dal Temporeggiatore alle brioches

Era il III secolo a.C. quando Quinto Fabio Massimo fu eletto console di Roma (accadde in seguito altre quattro volte); successivamente avrebbe ricoperto anche la carica di dittatore. Erano gli anni delle guerre puniche contro i Cartaginesi, che potevano contare su un generale passato alla storia per il suo valor militare e per la forza del suo esercito: Annibale.
Sapiente capo dell’esercito, consapevole della forza del suo nemico, Quinto Fabio Massimo optò per una strategia di guerriglia al fine di logorare l’esercito avversario, evitando lo scontro diretto. E fu questa condotta che gli valse l’appellativo di Temporeggiatore (Cunctatur), che è giunta fino ai giorni nostri. Sebbene i risultati dessero fortemente ragione al console romano, non di meno il senato e buona parte del popolo non condividevano le sue scelte. Ciò non deve stupire: i romani erano avvezzi ad una superiorità costante rispetto agli altri popoli ed estesa a qualsiasi piano del confronto, dalla società civile al campo militaresco, e per questa ragione il temporeggiare veniva visto come uno svilimento della tradizionale aggressione diretta che fino a quel momento aveva sempre pagato. Accadde così che, accusato di tattica “codarda”, il Temporeggiatore fu destituito ed il nuovo console Gaio Terenzio Varrone potè nel 216 a.C. guidare l’esercito romano nella battaglia di Canne, la più grande della seconda guerra punica, nella quale i romani contarono i morti tra 50.000 ed i 70.000 uomini, mentre a quel che si dice l’esercito di Annibale non arrivò ad accusare 8.000 perdite. Una disfatta passata alla storia.

Quanto è possibile stabilire una analogia tra l’avvenimento storico richiamato e la tragedia calcistica della Juventus che si sta attualmente consumando?
Nell’estate del 2007 veniva assunto ad allenare la squadra bianconera Claudio Ranieri, tecnico romano dal curriculum più che eloquente: è sempre riuscito ad ottenere validi piazzamenti, con formazioni diverse e in differenti contesti, spesso anche contro i pronostici; di contro, il suo palmarès non può vantare alcun trofeo rilevante.
Accusato dai tifosi di Madama di non essere abbastanza spregiudicato, di non aver plasmato un gioco aggressivo nella squadra, di essere fin troppo prudente e financo poco ambizioso, Ranieri impostò una squadra solida, compatta, buona dal punto di vista difensivo (fino alla presunta rivolta di spogliatoio), ma poco propensa al forcing d’attacco.
I risultati sportivi ottenuti dal tecnico di Testaccio sono stati fin abbondanti rispetto a quanto richiestogli da Blanc e soci, ma non è bastato. Appena i risultati hanno cominciato a latitare, la dirigenza non ha minimamente sostenuto l’allenatore, lasciandolo in balia degli umori dello spogliatoio e della tifoseria. Come ovvia conseguenza la situazione è precipitata, fino all’esonero del tecnico.

Nell’ultima estate, contraddistinta da una faraonica campagna acquisti (in termini di cifre spese, non della bontà degli acquisti, si intende!), si è deciso di consegnare la squadra a Ciro Ferrara, non navigato come esperienza in quanto allenatore, ma fiero di quello spirito Juve che si è sempre tradotto in mentalità offensiva scaturita da un senso di superiorità. Sappiamo tutti come sta finendo: una serie incredibile di umiliazioni, delle quali non vi è pressoché paragone in tutta la storia della Juventus.
Come l’esercito romano a Canne, così la società bianconera si è trovata di fronte ad una disfatta che è frutto di una illogica mancanza di realismo. Non basta una tradizione vincente alle spalle per uscire dal campo vittoriosi: serve una squadra importante, duttile, una rosa completa, un allenatore valido, una dirigenza forte. Il misticismo da solo può ben poco. Le regole basilari dell’arte della guerra, un tempo elencate sapientemente da Sun Tzu, non cambiano: se sei più forte, se sei sicuro di vincere, attacca; altrimenti non esporti al nemico o sarai condannato a subirlo.
Ferrara si sta dimostrando un allenatore non all’altezza del suo compito. Non perché non vince come da proclami, o meglio non solo per quello. Ma perché il suo esercito appare senza strategie, senza idee, logoro e demotivato. Di più: non sembra una squadra, ma solo un insieme di uomini. La differenza è tanta, tantissima.
Chi però gli ha affidato la squadra, chiedendogli di vincere ma senza fornirgli i mezzi adeguati, è decisamente più colpevole. Gli errori commessi sono talmente numerosi da rendere noiosa la loro elencazione. Tra i principali: avergli messo a disposizione una rosa con tre attaccanti forti di testa ma che non possono venire serviti, dal momento che dopo la cessione di Marchionni ed il ritiro di Nedved vi è un’unica ala in tutta la rosa (Camoranesi, 32 anni!); aver sostituito un terzino sinistro con i piedi di piombo in fase offensiva ma valido in difesa, con uno diametralmente opposto, dalle doti offensive ma scadente in difesa (e comunque bolso, altri 32 anni!); aver rotto gli equilibri difensivi trovati con Ranieri per riportare Cannavaro (36 anni) al centro; aver venduto l’unico regista in rosa, Zanetti (sebbene fragile fisicamente), sostituendolo con un incontrista pagato 25 milioni per occupare una posizione in campo non sua. E via così.

A questo punto verrebbe conseguente chiedersi: ma allora Ranieri era la persona giusta? Probabilmente, se si accetta l’idea che la rosa a disposizione del mister romano fosse inferiore a quella di altre avversarie, la tattica del Temporeggiatore è stata saggia e si potrebbe concludere che abbia pagato.
Ma se è vero che “historia magistra vitae”, proprietà e dirigenza della Juventus dovrebbero allora tornare a scuola. Il popolo juventino riuscì sì ad accettare il ruolo di comprimario anche nei secondi anni ottanta, quando le punte di diamante della formazione bianconera si chiamavano Magrin o De Agostini, ma è anche vero che giganteggiava alle spalle della società la figura dell’Avvocato, che garantiva amore verso la squadra e prometteva in futuro di reinvestire in essa, richiamando i tifosi a pazientare per il momento difficile vissuto dalla real casa torinese.
Ma era possibile pensare, senza più garanti pronti a tranquillizzarli, che i tifosi di Madama, con in squadra ancora giocatori del calibro di Del Piero, Trezeguet, Buffon, Camoranesi, Chiellini, Nedved, potessero ora accontentarsi? Con alle spalle il precedente di una retrocessione in serie B, a seguito di ammissione di quattro illeciti da parte dell’avvocato difensore Zaccone (a fronte di nessuno riscontrato dalla giustizia sportiva), ed una proprietà che non ha mai dato l’impressione di muovere un dito in difesa di quella che un tempo era la creatura vezzeggiata da nonno e zio?
Ranieri, probabilmente, resta un allenatore inadatto alla Vecchia Signora. Ma può anche darsi che fosse l’allenatore giusto per condurre la nuova entità che nel 2006 ha preso il posto della Juventus, la quale continua invece a sopravvivere nel cuore dei suoi tifosi. Il popolo bianconero sa (anzi, dovrebbe sapere, meglio non darlo per scontato) che non è necessario un miracolo per far risorgere la Juve accantonata nel 2006: certo, bisognerebbe almeno partire dalla volontà, quella sconosciuta a chi ha ereditato il bastone del comando nell’attuale società di corso Galfer.

Nel frattempo, chi continua a temporeggiare è Jean Claude Blanc. Frizioni tra Ranieri e i tifosi si erano già percepite nell’estate 2008, ma decise di continuare con Ranieri. Quando però tra febbraio e marzo si ruppero gli equilibri di spogliatoio, il francese attese due mesi prima di esonerare il tecnico, licenziamento avvenuto ben poco signorilmente a due giornate dal termine. Perché tutto quel tempo prima di prendere una decisione? Non per questioni di classe, evidentemente, o si sarebbe attesa la fine del campionato. Quindi delle due l’una: o non riusciva a decidersi (ma che ci sta a fare una manager che non sa decidere?), oppure anche la sua è una strategia. Non al fine di vincere, evidentemente, bensì allo scopo di coprirsi per bene le spalle. In quei due mesi del campionato scorso, infatti, la tifoseria fu fatta talmente inferocire che alla fine la fame di un capro espiatorio era così forte da scaraventarsi con la bava alla bocca sul tecnico dimesso, dimenticando i veri colpevoli: una proprietà e dirigenza inadatti a mettere nelle mani dell’allenatore una Juventus all’altezza della sua storia.

Quest’anno dall’inizio della crisi della formazione di Ferrara è ormai passato più di un mese e mezzo: siamo al 20 gennaio e la disfatta con il Bayern, che non ne fu l’inizio, risale al 8 dicembre. E Ciro è sempre lì, mentre la squadra ormai è allo sfascio ed i giocatori sembrano zombie in campo.
Intanto la rabbia monta, e la strategia del Temporeggiatore francese probabilmente è sempre quella. Basterà Ferrara per placare la rabbia dei tifosi?
Difficile a dirsi, anche perché ora i tifosi cominciano a prendersela anche con i giocatori.
Se non basterà il solo Ferrara, sarà sufficiente far sfogare i tifosi contro il tecnico e magari i senatori?
E se non bastasse?
Se non bastasse, adesso abbiamo anche la bandiera: Roberto Bettega.
La fame dei tifosi sarà soddisfatta in quel caso da tecnico, giocatori e, perché no, persino Bobby-goal?
- Maestà, il popolo ha fame e non ha pane…
- Dategli le brioches!
E non venitemi a raccontare che la citazione è un falso storico: lo so! Ho letto anch’io alcune interessanti opere revisioniste sulla Rivoluzione Francese.
Ma mi piaceva l’accostamento con una vicenda francese.
E ancora di più quello con il concetto di rivoluzione!


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