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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di L. BASSO del 22/01/2010 14:37:29
Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde

 

Tutti gli amici del forum conosceranno, per averlo letto o anche solo per fama, il racconto dello “strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde”.
Il capolavoro di Stevenson racconta di uno stimato chimico, il Dottor Jekyll, che grazie ad una misteriosa pozione è in grado di svelare il proprio lato nascosto, un essere con diverso corpo e diversa psiche che altro non è che il proprio lato oscuro, ovverosia il Signor Hyde.
Lo scrittore di Edimburgo gioca, a questo proposito, anche con i nomi dei suoi personaggi: “je” (forma arcaica per “I”) “kill”, (come dire il Dottor “Io uccido”) e “hide” (ovvero il Signor “Nascosto”) entrambi subiscono la deformazione di una “i” in una “y”, come a significare una volta di più le due identità che nascono dall'intimo di una persona sola.
A nessuno dei più affezionati lettori di questo forum sarà sfuggita un'analoga metamorfosi che pare aver colpito il nostro tecnico della scorsa stagione: il mite Claudio, allenatore gandhiano sempre col sorriso sulle labbra a costo di far sospettare a qualcuno una paresi permanente, si è trasformato del terribile Ranieri, un tiranno della panchina al cui confronto il sanguinario Vlad l'Impalatore sembra Cristina D'Avena.
Molti ricorderanno infatti il sant'uomo che sorrideva e rilasciava dichiarazioni sul genere: “massì, non ci hanno dato due rigori, hanno segnato di mano in fuorigioco, ci hanno annullato un goal e hanno pure attaccato i capperi del naso sotto la panchina, ma l'importante è che ci abbiamo creduto fino in fondo e abbiamo colto quest'insperato pareggio al 90° contro un avversario importante” (il Dopolavoro Ferroviario o l'Oratorio San Frediano).
Un capolavoro del “porgi l'altra guancia”. Anche se chi ti schiaffeggia si chiama Mike Tyson.
Un uomo da Nobel per la pace, altro che Obama.

Bene. Dimenticatelo.

Per uno strano meccanismo, non appena le sue pie chiappe hanno lasciato la panchina olimpica all'ombra della Mole e si sono posate su quella – altrettanto olimpica – sotto il Cupolone, tutto pare essere cambiato.

Ecco il terribile Ranieri, pronto a scagliarsi contro ogni ingiustizia o presunta tale ai danni della sua squadra, assetato del sangue delle terne arbitrali che non fischino un fallo su Totti o che fermino in fuorigioco Vucinic...

Ma come si spiega tutto ciò?

Qualcuno lo giustificherà sicuramente col discorso del “diverso ambiente” e trovo che questa spiegazione sia senza dubbio vicina alla realtà.
In fin dei conti, anche tornando indietro di anni ed anni, lo “stile Juve” e lo “stile Roma” sono sempre stati il Bianco e il Nero, lo Yin e lo Yang calcistico.
Loro erano quelli che sbraitavano stracciandosi le vesti per “Er gò dde Turone” fino a consegnarlo alla Storia.
Noi eravamo quelli che rispondevano inviando un righello al Presidente per meglio misurare i centimetri del fuorigioco.
Loro erano quelli che monopolizzavano i salotti trash del calcio televisivo prima che veline, meteorine e compagnia bella li trasformassero da salotti in boudoir.
Noi eravamo quelli che liquidavano il tutto con una battuta e un sorriso dell'Avvocato, che per molti era sì il cinico capo di un impero industriale, ma che davanti a certi protagonisti della scena odierna, mi sembra Padre Pio da Pietrelcina.
Una maledizione da “Stile Juve”, quindi. E mi può anche andar bene, se penso che alla presentazione di tale Rui Barros (per gli amici più giovani: un nanerottolo veloce come Speedy Gonzales con un capone di ricci come gli Harlem Globetrotters): il giovanotto venne spedito rapido rapido dal parrucchiere più vicino prima di tornare in sede e firmare il contratto.
La Juve è sempre stata una cosa diversa, insomma. E anche se questa diversità è stata quella che ha favorito la nascita del famoso “sentimento popolare”, per noi era un marchio di fabbrica.

Peccato che questa spiegazione mi porti fino al 99,99% del problema; è un po' come quando scarichi qualcosa da Bit Torrent o da E-Mule (e non dite che non lo fate! ): arrivi ad avere quasi completato un file da mega e mega, ma ti mancano quei pochi Kbyte e nessuno che te li dia... e tu resti lì con il tuo file incompleto.

Primo indizio: se davvero lo “Stile Juve”, e ancor più la sua aberrante evoluzione, lo “Stile Smile” (il cui motto è: “Zitti tutti che veniamo da Calciopoli”), ti impediscono di stracciarti le vesti, di sbraitare ai quattro venti per un'ingiustizia subìta, vera o presunta, è altrettanto vero che non posso dimenticarmi le parole usate dopo un “agguato arbitrale” da quello che fu il primo mentore della gestione “Smile”, l'ex Presidente Cobolli Gigli.
“Sono stufo di passare per un co...!” detonò. Dove “co” non stava certo per Co.Co.Co., i famosi contratti di lavori a breve scadenza...
Già, perchè -come si dice in buon piemontese- “tre vote brau, a l'è fol”, tre volte bravo, è fesso; e il nostro ex Presidente, evidentemente stufo di recitare la parte che gli avevano affidato, magari non alla terza volta, ma alla quarta, alla sesta o all'ottantesima, si è sentito in diritto ed in dovere di sbottare. Poi dovette ritornare nei ranghi (telefonata dall'alto?) ma intanto l'uscita l'aveva fatta.

Secondo indizio: lo stile Juve e lo stile Smile. Lo stile Juve nasceva da un palese e noto stato di superiorità. Ed è facile -diciamocelo- fare i brillanti quando tutto, o quasi, ti gira bene. E' un po' come quel tale che tra festini e donnine allegre ci racconta barzellette e ci dice che la crisi non esiste. Chissà perchè un operaio cassintegrato della Bertone con 500 euro al mese non la pensa allo stesso modo. E comunque, anche allora, quando qualcosa non andava, lo si faceva notare. Con l'aplomb e la classe dell'Avvocato, ma lo si faceva notare.
Lo stile Smile, invece, nasce da una posizione di inferiorità, da quel banco degli imputati su cui siamo saliti, obtorto collo, nell'estate di Farsopoli. Dobbiamo creare una nuova Juve simpatica, si diceva. E invece hanno continuato a farci apparire come dei ladri, ma in più incapaci. Ovverosia: se vinciamo è perché rubiamo, se perdiamo è perché non c'è più Moggi e non possiamo più rubare.
E noi giù, proni, a fare grandi inchini e riverenze.
E non devo ricordare ogni volta che quando si fa l'inchino davanti a qualcuno, si è anche nella posizione adatta per... beh, ci siamo capiti.

Terzo indizio. E tre indizi fanno una prova, si diceva. Ranieri era definito uno “Yesman”, una persona accondiscendente. Ed in effetti durante il suo mandato alla Juve, si è comportato con la dirigenza come quei grossi cagnoni che capitano sotto le grinfie di un bambino: gli tirano la
coda, gli girano sottosopra le orecchie, gli salgono a cavalluccio... e loro non reagiscono, ma ti guardano con quegli occhioni che sembrano dire: “ma perchè proprio a me?”... gli vendono mezza squadra e abbozza... chiede Xabi Alonso e gli comprano Poulsen e dice che l'ha voluto lui...
Invece, non appena diffusa la notizia del suo esonero, manco avesse ingurgitato la pozione del chimico inglese, lo Yesman si trasforma in una belva... sbraita contro la Società, rilascia interviste, fa causa...

Qualcosa assolutamente non quadra...


“Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque gradualmente avvicinandomi a quella verità, la cui parziale scoperta m'ha poi condotto a un così tremendo naufragio: l'uomo non è veracemente uno, ma veracemente due.” (Dr. Jekyll)

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