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Editoriale di N. REDAZIONE del 06/02/2019 08:47:59
Marisa hai Amato

 

di Domenico Laudadio

Parole, quasi una lettera dedicata alla Signora Marisa Amato, scomparsa ieri per complicanze causate dalle gravissime lesioni riportate nella folle calca del 3 giugno 2017 durante la proiezione della finale di Champions League della Juventus sul maxi schermo in piazza San Carlo a Torino.

Arduo intessere le trame di parole in un elogio funebre senza ricomporre immagini di retorica in frasi abusate dalla prammatica. Rischiosa l’impresa, magari di un arazzo già noto da fare e disfare… La signora Marisa Amato proprio non le merita ora che è già oltre il lessico e il dolore, oggi che possiamo scriverle tutta la nostra gratitudine e ammirazione per averci insegnato a lottare innanzi al limite e a morire senza rinunciare fino all’ultimo atto ad un respiro affrancato dai tubi. Ora che potremo tranquillamente scriverle da tifosi, da cittadini, da figli, in barba ai fronzoli stucchevoli dei convenevoli, alternando il tu alla parola mamma, perché di una madre si è trattato in questa luminosa scia che ha illuminato per la via una famiglia da Beinasco a Torino.

Cara Marisa, questa solenne lezione, impartita dalla forza con la quale hai affrontato nella sofferenza il sortilegio di una condanna fatale all’infermità, buggerandola con il tuo imperturbabile sorriso, è patrimonio dell’umanità. Certo, non illudiamoci, il tesoro più prezioso lo conserveranno per sempre e gelosamente Vincenzo con Danilo e Viviana nello scrigno delle memorie più care. Blindato a quanti morbosamente vorrebbero sperperarlo senza paravento sui social, in furbesche trasmissioni strappalacrime o sulle righe scarne del “chi-dove-come-quando” dei cronisti. Sacro, è giusto, inviolabile così… A noi resterà in eredità la tua speranza che il calcio unisca anche le sponde opposte nella piena del Po e l’onta per come tu abbia pagato salatissimo il conto alla ventura maledetta di una Coppa, di una squadra e di uno sport che neanche amavi, al gesto infame di quattro delinquentelli, alla dissennata organizzazione della festa nel salotto buono del popolo.

Soltanto poco tempo fa, ostaggio di un’ambulanza, avevi voluto essere presente in aula anche tu al processo per costituirti dalla parte della civiltà contraria ai barbari ed a chi non li ha preventivamente disarmati, ma soprattutto difronte a chi ignorò che in argini saldi e canali sgombri poteva defluire anche l’oceano. La tua dignità abbia effetti miracolosi, un mantra etico che risuoni limpido nelle coscienze di chi si assume responsabilità civili e in chi le osteggia, dentro a quanti vacillano sull’orlo dell’autocommiserazione ed al bullo che li dileggia, nell’animo affranto di chi riesce a malapena a sopravvivere sbarcando il lunario esattamente come in quello di chi ne dovrà rendere conto all’altro mondo.


Ma adesso mi taccio, Signora, non voglio più trattenerla in queste righe del tutto arbitrarie di confidenza… Mia Cara Marisa, per lei che ha combattuto la buona battaglia, anche se non ha vinto, ora è tempo di pace.

26 gennaio 2019
Fonte: Giulemanidallajuve.com
Fonte Fotografia di Marisa Amato: Portaleitaliano.org



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