Il gratta e vinci è un concorso a premi in cui la fortuna è autentica protagonista: non serve alcuna abilità o dote particolare, non serve cultura né intelligenza. È sufficiente solo verificare che numeri o simboli nascosti corrispondano a quelli vincenti: buona fortuna!!! Potesse funzionare anche nel calcio, prima o poi qualche speranza (in più) di vincere qualcosa potrebbe capitare anche a questa Juve, che definire “disgraziata” è riduttivo: nonostante si stia “grattando” da un pezzo, scopriamo di giorno in giorno quanto il nostro barile sia profondo. Non ci si appella alla fortuna perché si ritiene che la malasorte abbia inciso in maniera evidente in questa stagione. Ci si appella alla buona sorte, perché l’uomo (nello specifico gli uomini ) e le risorse (nel nostro caso, professionali) hanno completamente fallito ogni obiettivo possibile. E non solo: oltre al fallimento è evidente che non siano in grado di gestire un periodo di crisi, non siano in grado di trovare rimedi, non abbiano mezzi e capacità per trasmettere sicurezza, professionalità e intenti allo staff tecnico, ai calciatori, agli addetti ai lavori, al tifo. Si potrebbe ben dire: “abbiamo toccato il fondo”. Purtroppo non è vero: una serie di sconfitte impressionanti, infortuni muscolari a raffica, soldi buttati al vento, obiettivi non raggiunti già a metà stagione. Potrebbe già bastare per definire grottesca la gestione della società che era il simbolo dell’organizzazione, dello stile, della serietà, ma purtroppo non c’è solo questo. Siamo diventati lo zimbello d’Italia: dalla Signora Omicidi a Zelig. La juve, quella attuale, fa ridere. Nei bar, nei blog, nei giornali, in tv, nella rete. Basti pensare alla campagna di rafforzamento (molto presunto e sicuramente non effettivo) nel mercato invernale), durante la quale per acquistare una punta ( tra l’altro in parte già di proprietà bianconera) è stato necessario convocare un CDA durato ore, che ha partorito un nome ( Lanzafame) senza che la controparte (Parma) fosse realmente intenzionata a cedere alle lusinghe bianconere. Il risultato di cotanta capacità organizzativa si può cosi riassumere: - rapporti diplomatici con il parma a rischio rottura; - un giovane rampollo bianconero, gasato per l’ormai certo rientro a Torino, bloccato ( anche psicologicamente?) quando aveva già la valigia pronta. Come ben si sa , per colmare il vuoto nel parco attaccanti, pare che si sia dovuto muovere il gran demiurgo della Famiglia, permettendo cosi a Paolucci di vestire la maglia bianconera. Anche in questo caso, non ci resta che constatare come l’appeal della Juve sia ridotto ai minimi termini ed il potere di mercato sia pari a quello di una modesta provinciale. E si perdono partite, si abbandonano obiettivi e ancor peggio si perde CREDIBILITÀ, si suscita ILARITÀ. Non ricordo, negli anni , una Juve cosi derisa, dentro e fuori dal campo. Non ricordo una comicità così amaramente grottesca che avesse come oggetto la juve. D’altronde la famigerata questione “Ferrara” rappresenta il punto più elevato di questa assurda fonte di comica ispirazione. Non voglio toccare, qui, l’aspetto morale della vicenda, anche perché la parola “morale” è anagramma di " L’amore" ed entrambe le configurazioni nulla hanno da spartire con chi gestisce questa juve. Non sono bastati CDA, riunioni tecniche, ipocrite e false unità di intenti,ancora riunioni. Addirittura, è stato chiesto allo spogliatoio cosa fosse più utile fare. Nel corso delle settimane abbiamo assistito ad un autentico “Dead man walking”, lasciato in balia di stampa, colleghi e opinionisti, che nella migliore delle ipotesi evitavano di infierire solo per solidarietà e amicizia. Poco o nulla invece da parte dei veri responsabili di questa sciagura tecnica. Anzi, man mano che la situazione precipitava ancor più (ci sarà mai un fondo che si possa toccare?), quelle belle facce sorridenti si dileguavano, come si sta dileguando il loro progetto vincente. Si va avanti con Ferrara, ma escono voci su Hiddink (e qui la barzelletta ci racconta di avvistamenti a Torino, con il tecnico che va in un ristorante a spiare le foto dei giocatori bianconeri e ne approfitta per dimostrare al gestore di parlare già in italiano!), per passare ad avvicendamenti nelle prossime ore: arriva Zoff, no Gentile. Forse Vialli? Macché, il Trap! Anzi no, rimane Ferrara, perché si punta a Benitez. Ovvio che qualche blog, qualche sito specializzato (calciomercato.com) abbia trovato fonte per una facile ironia: la Juve ad Oronzo Canà, si passa allo schema 5-5-5, che – comica per comica, programma per programma – è sempre meglio dell’idea di un “traghettatore”. Per inciso, hanno finalmente preso una decisione: la spalla del capocomico sarà zaccheroni (minuscolo), a cui ovviamente va il personale augurio di dare continuità al “progetto sorriso”, trasformatosi ormai in “progetto ridicolo”. Totò-Ferrara ormai è comico passato: avanti un altro, il quinto in quattro anni. E solo questo dato ci dà bene l’idea di dove risieda in realtà la vera comicità. Perché Elkan e Blanc sono maestri in tutto ciò: complici dello stupro e artefici della derisione, con la speranza che la Storia, quella vera, si rivolti finalmente e definitivamente contro di loro.
"Ridi pagliaccio e ognun t’applaudirà. Tramuta in lazzi lo spasmo e il pianto, in una smorfia il singhiozzo e il dolor, ridi pagliaccio sul tuo amor infranto, ridi per quel che t’avvelena il cor!"
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