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Editoriale di S. BIANCHI del 14/10/2019 07:21:15
13 ottobre 1974: Longobucco si gioca la maglia

 

Longobucco: per molti giovani italiani potrebbe rappresentare una sorta di vilipendio sessuale, per i calabresi è invece un comune in provincia di Cosenza, famoso nella storia del brigantaggio, per le storiche miniere e per il pino nero larìcio. Per quelli come me, invece, era un bel terzino sinistro, dal carattere un po’ esuberante e a lungo, ingiustamente accusato del primo dei sette fallimenti bianconeri in Coppa dei Campioni.

Silvio Longobucco, che Helmut Haller chiamava “Ossobuco”, nato nel 1951 a Scalea (CS), nella stagione 1971/72 è arrivato dalla Ternana alla Juventus, per restarci quattro anni, ha giocato poi a Cagliari sette anni, per poi chiudere col calcio giocato, a Cosenza, nella stagione 1982/83. Nato marcatore, a Torino fu plasmato in laterale sinistro di difesa, quello che al tempo era denominato terzino fluidificante. Uno e settantacinque di altezza, solido ma anche molto veloce, recuperava la posizione rapidamente dopo essersi esposto in appoggio. Ecco Caminiti nell’usuale “calcese aulico”: «Terzino con sinistro e scatto rapace, saprà recuperare moderando gli impulsi nativi. Curando il destro attingerà la completezza tecnica». Quanto scrive il nostro vate, spiega perché Longobucco sia uno dei giovani che interessa a Boniperti, che vuole riportare la Juventus in alto, rinnovandola profondamente.

Con Vycpalek in panchina, si vede il primo frutto del lavoro di Boniperti nella stagione 1971/72, lo Scudetto numero quattordici, cui partecipano giovani del vivaio come Furino, Causio, Bettega e Fernando Viola, e giovani provenienti da altre squadre, come Longobucco, Cuccureddu e Spinosi, che vanno a unirsi ai “vecchi” Morini, Salvadore, Capello, Haller e Anastasi. L’anno seguente arrivano Zoff e Altafini ed è ancora scudetto (e finale in Coppa dei Campioni: ne riparleremo). Nel 1973/74 arriva Gentile, ma perdiamo la possibilità di conquistare il nostro primo vero trofeo internazionale, perdendo la Coppa Intercontinentale in quella finale con l’Independiente “lasciataci “ dall’Ajax. L’anno seguente arrivano il nuovo tecnico Parola e Gaetano Scirea, e con loro lo Scudetto numero sedici.

Dopo quattro anni e tre Scudetti vinti con la Juve, Silvio Longobucco lascia Torino. Tra l’esordio in Juventus-Marsa (cinque a zero, 28.09.1971) e i saluti in Juventus-Inter (uno a due, 29.05.1975), quarantasette gare di campionato, diciannove di Coppa Italia, cinque di Coppa dei Campioni, otto di Coppa UEFA, una di Coppa Intercontinentale, in tutto ottanta partite, una rete e una sola espulsione: i suoi spazi se li è conquistati, segno di valore, visti anche chi erano i compagni di squadra. Per la cronaca, sia la rete, sia l’espulsione sono avvenute in Coppa Italia, sempre a Torino ed entrambe contro l’Inter: al 69° del quattro a due del 27.06.1973, e al 62° dell’uno a due del 29.05.1975. A questo punto, con riferimento a quanto sarà scritto in seguito, vale la pena porre l’accento su un fatto: il poter annotare una sola espulsione in ottanta gare, dovrebbe far pensare a un difensore abbastanza corretto. Vycpalek all’inizio lo utilizza poco, vista la presenza dei più collaudati e completi terzini Spinosi e Marchetti, e di Morini come stopper, ma il ragazzo ha pazienza e fa diventare la concorrenza sportiva un motivo di miglioramento e di crescita, facendosi trovare pronto quando serve. Infatti, è titolare nella formazione che scende in campo con l’Ajax il 30 maggio 1973. A lui è stata sempre accollata metà della responsabilità del gol di Johnny Rep al quarto minuto del primo tempo: spiovente di Blankenburg, incocciata “sporca” dell’olandese, pallone che prende una strana traiettoria e s’infila nel sette. Mi sembra di rivederlo anche oggi. Vero è che Zoff non uscì, visto che... non lo faceva mai, ma tutta quella testa olandese più in alto della testa del nostro Silvio era frutto del braccio sinistro di Rep che si appoggiava sulla spalla di Longobucco.

Nel 1974/75 la concorrenza in difesa è alta, in Juventus, e Silvio gioca un po’ meno gare, ma non per questo perde la stima dell’allenatore, che ne conosce l’abilità nel coprire i vari ruoli con mestiere e abilità. Forse, dovendo scegliere un difensore da sacrificare divenne decisivo l’episodio del 13 ottobre 1974. Nel pomeriggio, Juventus-Milan è finita due a uno, per noi hanno segnato Bettega e Anastasi, per loro c’era stato il momentaneo pareggio di Benetti. La Domenica Sportiva, dopo i servizi, mostra un’immagine inedita di Longobucco, che rifila una gomitata in faccia al sette del Milan, Gorin. Longobucco era uno che le cose le faceva per bene, infatti, al rossonero furono dati ben dodici punti di sutura. Longobucco ha voglia di dichiarare che se le sono date di santa ragione per tutta la gara, ma le immagini inchiodano solo lui. Brera, in trasmissione, ci mise il carico da undici, esagerando come amava chiosare lui, e inutile fu l’accorata difesa d’ufficio da parte di Roberto Bettega. Senza che Silvio potesse spiegare le sue ragioni, dal lunedì partì una campagna dal sapore vagamente antimeridionalista e al nostro fu appiccicata l’etichetta di violento, una condanna senza appello, tanto che, in maniera un po’ manichea, anche la Juventus lo multa, lo sospende, e alla fine dell’anno lo spedisce in Sardegna. Ciò che non riuscì a Johnny Rep è riuscito a Marco Gorin.

PS. Congratulazioni (in ritardo) al nostro amico Silvio, che da febbraio riveste nuovamente la carica di Assessore nel Consiglio Comunale di Scalea. Buon lavoro!

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