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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di E. LOFFREDO del 10/02/2010 07:25:58
Jamm guagliù, facit a muìna!

 

Fare ‘a muìna, in dialetto napoletano significa fare rumore, casino, e anche, rimostrare chiassosamente il proprio disappunto. Sotto al Vesuvio è facile sentire espressioni del tipo: “si nun me dà raggion, faccio nà muina che manc s’ammaggina" (se non mi dà ragione faccio un baccano che neanche se lo immagina).

Il prode Aurelio De Laurentiis si è calato perfettamente nelle vesti del Masaniello del tifo partenopeo. Tanto che da autentico capopolo, non appena ha respirato un paio di boccate dell’aria della parte sinistra della classifica, ha sentito l’irrefrenabile tentazione di confessare neanche tanto velatamente sogni di gloria. Ricordate quando si diceva sicuro che con questa classe arbitrale, lontana dai fatti di calciopoli, persino ‘o Napule poteva ambire ai vertici della classifica?

Appena il tempo di frequentare un po’ di più quella parte sinistra della classifica, che ha preso a soffrire di tutte le patologie tipiche di molti dei suoi colleghi presidenti. Aurelio vede i fantasmi!

Sicuramente gli è venuta l’acquolina per i milioni della Champions League, la cui partecipazione è un traguardo ambito da molti (per alcuni è diventata la condicio sine qua non per mantenere la nobiltà anche in ambito nazionale). L’aspirazione di De Laurentiis è più che legittima, ci mancherebbe.

L’aver cominciato ad accarezzare il sogno dell’Europa che conta però, non deve trasformarsi nell’incubo di perderla (anche perché ancora non l’ha conquistata) e soprattutto non deve essere la litania che il produttore vuole proiettare sul campionato!

Il prode di cui sopra infatti, da un po’ di tempo a questa parte ha intrapreso il vecchio sentiero del sospetto. Ha parlato di nuova calciopoli scegliendo il modo più subdolo per accusare e non accusare. Ha dichiarato che non lo diceva (solo) perché non ne aveva le prove. Tira la pietra e sebbene nasconda la mano, si fa vedere mentre fischietta dispettosamente. Per quelle dichiarazioni è stato convocato da Palazzi e allora non ha pronunciato più calciopoli.

Ovviamente dopo di allora il Napoli ha continuato la sua marcia, non ha avuto nessuna strana trafila di ostacoli arbitrali, attualmente vanta quindici risultati utili consecutivi. Ciò nonostante, la compagine azzurra non ha saputo approfittare di alcune buone occasioni offerte dai risultati incerti delle dirette concorrenti per insediarsi più saldamente nelle prime quattro posizioni della classifica.

A Napoli sono scaramantici si sa, e le chance perse avranno suscitato pensieri di malasorte. Aurelio evidentemente non sa o non vuole imprecare contro “a ciorta malament” (la cattiva sorte), e forse dimentico del corno o del gobbo (‘o scartellato), amuleti molto cari ai napoletani, ha pensato bene di ricorrere al più classico degli ammennicoli pallonari contro la jella: la lamentela preventiva sull’operato degli arbitri.

Il fatto curioso è che come sempre accade in questi casi, il prossimo avversario di chi si lamenta, teme che il sortilegio abbia successo e a sua volta mette le mani avanti.

Lo slogan attuale dei presidenti sembra essere diventato: “Malafede arbitrale? Non è vero ma ci credo! ”. Tutti si lamentano, così a prescindere. Sicuramente male non fa.

Oggi si fidano tutti, i cattivi c’erano prima.

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