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Editoriale di S. BIANCHI del 23/10/2019 14:23:34
22 ottobre 1989: pupilli e doppiette

 

Franco Scoglio, detto il “Professore” per la laurea in Pedagogia, ha una breve storia come calciatore, mentre come allenatore, nonostante una carriera ultratrentennale, non è mai approdato a squadre di rango, ottenendo le maggiori soddisfazioni a Messina, al Genoa e con la Nazionale tunisina. Innovatore come Sacchi, la causa del suo mancato successo, per me assai inspiegabile, sta semplicemente nel non aver avuto la stessa fortuna nel trovare uno sponsor ben dotato di fondi. Dopo il calcio di campo è diventato commentatore televisivo, non uno di quegli inutili leccapiedi che pullulano nelle trasmissioni calcistiche, ma un esperto dai giudizi sempre argomentati e generalmente condivisibili. Memorabile quella volta che, rispondendo a un giornalista, disse: “Mi faccia una domanda precisa, non posso fare dichiarazioni ad minchiam . E, “ad minchiam” divenne un tormentone. E’ stato anche fonte di giudizi più tecnici, senza peli sulla lingua: “Ogni mattina mi guardo allo specchio e mi dico che Capello è la più grande offesa per la categoria”, ed anche arguti “La zona sporca è un accorgimento contro i buchi che può creare la zona pura. Il fuorigioco non è automatico quando lo sporco sta dietro. Diventa obbligatorio quando lo sporco scala in avanti al posto di uno dei quattro difensori in linea”. Contorto, ma vero.

Per presentare Totò Schillaci, basta meno spazio. Egli entra nel calcio vero a Messina, proprio con Franco Scoglio, che gli fa da mentore, trasformandolo in un calciatore vero. Arriva poi alla Juventus, dove la sua carriera raggiunge il culmine ai Mondiali di Italia ’90, con la laurea di capocannoniere del torneo e la vittoria di Scarpa d’Oro e Pallone d’Oro. Schillaci, nel palmares, ha anche una Coppa Italia e una Coppa UEFA vinte nei tre anni con la Juventus, una seconda Coppa UEFA con l’Inter e un campionato giapponese vinto con lo Júbilo Iwata. Anche a lui sono attribuiti giudizi... tecnici, come “Il mio allenatore preferito? Quello che mi fa giocare” , al limite della gaffe, come “Il calcio si gioca con le palle a terra”, e anche oltre quel limite, come “Certo, non ho un fisico da bronzo di Rialto”.

Al Messina, Scoglio aveva plasmato Schillaci e sapeva che il destino di Totò era nel grande calcio, tanto che cercò di portarselo dietro al Genoa, nel 1988, quando lasciò la società siciliana. Anche il presidente Massimino si era accorto del tesoro che possedeva in casa e volle aspettare un’offerta più redditizia. L’offerta arrivò, e Schillaci, il 22 ottobre 1989, arrivò finalmente a giocare a Genova, però con la maglia della Juventus. Al Luigi Ferraris, la doppietta di Schillaci, il primo gol in rovesciata all’undicesimo, il secondo al ventunesimo, con un diagonale di destro, forniscono la base per la vittoria bianconera, minacciata dal doppio pari, prima di Aguilera, poi dall’autorete di Daniele Fortunato. Alejnikov, al quarantanovesimo, segna la rete della vittoria bianconera. Di là dal disappunto per il risultato della propria squadra (che negli ultimi minuti sbaglia anche un rigore accordato da Lanese), Scoglio è certamente contento per le grandi giocate messe in mostra dal suo pupillo: nello Schillaci del primo anno bianconero e delle “Notti Magiche” c’è tanto merito di Franco Scoglio. E quello sgambetto non fu molto doloroso per il “Professore”.

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