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Editoriale di S. BIANCHI del 09/12/2019 08:59:26
Il riscatto delle teste calde

 

Quella del 1969/70 è una stagione spartiacque per la Juventus: Boniperti diventa Amministratore Delegato, Salvadore riceve gradualmente le consegne di libero e la fascia di capitano da Tino Castano, all’ultima stagione bianconera, e arrivano in bianconero dei campioni destinati a far parlare di sé negli anni ’70, come Francesco Morini, Antonello Cuccureddu e, promosso dalle giovanili, Beppe Furino. Dalla Sampdoria, oltre a Morini, arriva anche Roberto Vieri, talentuoso fantasista e mezzala. I nuovi si aggiungono alla vecchia guardia, tra i quali vale la pena ricordare Haller, Anastasi e Zigoni. Se Vieri, si era messo in luce in tre anni di Sampdoria, Zigoni dopo tre anni (ma quattro sole partite) di Juventus, in cui aveva debuttato diciassettenne in Serie A, era stato inviato a maturare nel Genoa, rientrando alla base dopo due anni, nella stagione 1966/67.

Sia Vieri, da subito, sia Zigoni dopo il ritorno, hanno problemi in Società: non certo per la qualità del loro gioco, che sarebbe stato da campioni, ma per i loro comportamenti fuori dal campo. Nulla di particolare per Vieri, non fosse stato però un calciatore, per il quale l’interesse per la bella vita e le belle donne erano pari almeno a quello per il calcio, cosa che per un atleta professionista è abbastanza sconsigliata. Nulla di particolare (o quasi) anche per Gianfranco Zigoni, che esibiva, oltre all’elevato tasso tecnico, il fatto che i soldi guadagnati col calcio erano ampiamente investiti in bella vita, vestiti eleganti, macchinoni. Se questo non fosse bastato a mettere in guardia la dirigenza di una qualsiasi squadra di calcio, una notte si mise a sparare ai lampioni con una pistola.

La Juventus quell’anno stentava, e una volta sostituito, in panchina, l’inconcludente Carniglia con Rabitti, proprio Vieri e Zigoni erano considerati i principali colpevoli dei problemi di gioco della squadra. Prestazioni incolori a ripetizione per i due, attesi con grandi speranze, come avviene quando arrivano campioni in squadra: le attese però non erano state rispettate. Gli atteggiamenti poco accettabili per calciatori professionisti, che sarebbero potuto essere tollerati alla presenza di buoni risultati, diventavano così intollerabili. Zigoni, non per nulla lo chiamavano “Cavallo Pazzo” e si faceva un vanto nel suscitare scalpore anche sbandierando la propria ammirazione per Ernesto “Che” Guevara, che in un ambiente perbenista come quello della classe dirigente torinese non era un punto di ulteriore merito. Vieri, dal canto suo, non perdeva occasione per incrementare la fama di scavezzacollo e sciupa femmine, che si era costruito alla Sampdoria.

Rabitti prende in mano una Juve sgangherata, che con una rete di Cuccureddu conquista il pari in casa del Cagliari di Gigi Riva, poi vince bene con la Fiorentina: domenica 7 dicembre occorre confermarsi in casa del Milan. A San Siro, l’arbitro Sbardella ha una brutta gatta da pelare: già al 15° la doppia espulsione di Morini e Combin, e al 25° è costretto a fischiare un rigore per l’atterramento in area di Anastasi, che però Petruzzu calcia sul palo. La partita sembra mettersi male per noi, ma il secondo tempo vede una Juventus che parte motivatissima, tanto che al 67° passa meritatamente in vantaggio: scambio Vieri Haller Vieri, dribbling a rientrare sul difensore e palla che entra nella porta di Cudicini. Un gran gol! Sull’onda del vantaggio, al 73° Rabitti sostituisce Leonardi con Zigoni, che solo cinque minuti dopo raddoppia su assist del solito Haller: punizione perfetta per la zazzera di “Cavallo Pazzo” che inzucca in rete e chiude la gara.

La partita segna l’inizio di un altro campionato per la Juventus, ma per la vittoria finale non ci sarà nulla da fare: quell’anno lo Scudetto andrà al Cagliari. Resta che, quel 7 dicembre 1969, due teste calde si riscattarono temporaneamente ed espugnarono il San Siro rossonero con un gol a testa: per qualche giorno i censori non badarono più a loro. Però non c’era più spazio, nella Juventus di Boniperti, per gente come Zigoni e come Vieri. Se “Rob” Vieri fu tagliato dopo un solo anno, per “Zigozago”, l’altro soprannome di Zigoni, fu decisa la cessione dopo quattro anni di tentativi per raddrizzarlo, quattro anni in cui, pur vincendo uno Scudetto (lo Scudetto Primavera l’aveva conquistato nel periodo precedente al prestito al Genoa), si era auto emarginato, sia per il venir meno della vena realizzativa, sia a causa di numerose squalifiche. A fine stagione, i talenti indisciplinati presero entrambi la via di Roma per vestire il giallorosso.

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