Una settimana senza calcio giocato ma ricca di litigi, pretese, diffide e insulti che hanno impietosamente mostrato
l’incapacità della Lega di gestire il calcio nemmeno in uno stato di emergenza nazionale, senza mostrarsi compiacente ai soliti giochi di potere.
Per non perdere incassi, che non sono solo quelli legati ai biglietti venduti ai tifosi, ma tutto l’indotto di sponsor, visibilità, diritti, la Lega ha deciso di adottare, in un primo momento, misure eccezionali solo nelle zone più colpite. Successivamente, con l’allargarsi del contagio, sono andati completamente in tilt, con decisioni prese a poche ore da partite importanti in un contesto in cui non solo la Lega prendeva decisioni legate al calcio. Il caso di Juve Milan di Coppa Italia è emblematico a spiegare la situazione, con la squadra rossonera già a Torino e il Prefetto che decide per il divieto e il successivo rinvio del match.
È una situazione di emergenza in cui tutti avrebbero dovuto mostrarsi disponibili ad accettare le decisioni prese per la tutela della salute della nazione. Invece si è trasformata
nell’opportunità di sfruttare il momento per avere condizioni favorevoli. Tra le grandi squadre l’Inter è quella che ha esasperato i toni a partire dagli insulti di Zhang a Dal Pino via Instagram con faccine a corredo (accusa reiterate successivamente), per seguire con le parole di Marotta che pretendeva di gestire il calendario a suo piacimento, sostituendosi alle autorità nel pretendere di giocare a Torino a porte chiuse, poi nel pretendere il recupero con la Samp prima dell’ultima giornata con tanto di diffida spedita alla Lega, per poi rasserenarsi quando, rinviata anche Napoli Inter di Coppa Italia, e confermato a livello nazionale il porte chiuse per un mese, ha accettato di buon grado il calendario dei recuperi previsto dalle istituzioni sportive. Lasciamo anche a parte il discorso mediatico e quello che si è voluto far arrivare al “tifoso medio”. I social sono uno specchio impietoso di
come un messaggio sbagliato, magari fatto passare anche volutamente, diventi uno stimolo ed appiglio per scatenare violenza verbale senza ritorno. Un incitamento, in questo caso virtuale, che prima o poi qualcuno dovrà fermare diffondendo una semplice educazione alla cultura sportiva, anziché teorie legati a presunti complotti.
Veniamo inoltre a conoscenza che anche l’assemblea di Lega al Coni, riunita per ratificare i calendari, è finita con urla e minacce tra presidenti, in un clima in cui
ognuno cercava di avere la propria soddisfazione personale con grande senso di responsabilità. Visto che non si poteva fermare il calcio per gli interessi che muove e la paura delle perdite cui sarebbe andato incontro, ancor più difficile è comprendere come una società come la Lazio, che è impegnata solo in campionato,
non abbia concesso l’anticipo della partita all’Atalanta in vista del ritorno di Champions League. Proprio in questo momento di crisi, sarebbe ancor più utile, che una squadra italiana possa andare avanti nella competizione europea che porta i maggiori introiti del settore. Sarebbe importante metterla nelle condizioni di poter giocare al meglio. Ma anche in questo caso è prevalsa la forza politica di qualcuno in barba al bene comune.
Come vedete, anche nell’emergenza coronavirus, non è cambiato niente. Più che tutelare la salute nazionale, anche di atleti e addetti ai lavori, c’è da tutelare l’interesse personale e sfruttare il momento.
Ancor più evidente in questo modo, l’incapacità di gestione da parte della Lega che dovrebbe, autonomamente, imporsi ed imporre quello che più è opportuno a salvaguardia del calcio italiano e non degli interessi di bottega di amici di amici.
Iscriviti al nostro Gruppo Facebook!
La nostra pagina twitter
Commenta con noi sul nostro forum!