Come era facile aspettarsi, l'eco del caso sollevato dall'articolo del Corriere della Sera sulla
presunta violazione da parte della Lazio dei protocolli sugli allenamenti individuali, si è presto spenta, con un sostanziale nulla di fatto, dal momento che gli unici provvedimenti adottati dalla Figc hanno riguardato la costituzione di una task force per la verifica (va da sé, solo futura) del rispetto delle norme da parte delle società di A.
Qualcosa, però, non torna.
In occasione di più interviste, il Presidente dell'Udinese
Pozzo così si è espresso in questi giorni:
“Qualcuno fa il furbo? Lo dico perché ho le prove documentali di ciò che si è verificato, tanto è vero che la Figc ha preso provvedimenti mandando gli ispettori a fare controlli. Non ho fatto denuncia alla procura federale ma ho fatto le mie verifiche dopo aver sentito qualche voce e grazie ai miei rapporti ho controllato. In Italia c’è sempre qualche furbetto ma non va bene”. (
LINK)
Non sappiamo assolutamente a chi facesse riferimento (non è detto che parlasse del caso Lazio e non – anche o solo – di qualcun altro), ma ci parte piuttosto bizzarro che le sue dichiarazioni siano quasi passate
inosservate.
Ricordiamo, infatti, che il Codice di Giustizia Sportiva prevede espressamente che i soggetti che siano venuti a conoscenza in qualunque modo che società o persone abbiano posto o stiano per porre in essere atti che potenzialmente concretizzino illecito, hanno
l’obbligo di informarne, senza indugio, la Procura federale della FIGC, con previsione di sanzioni dall'inibizione alla squalifica e all'ammenda in caso di
omessa denuncia.
Sicuramente qualcuno potrebbe obiettare che la violazione del divieto di allenamenti collettivi non rientrerebbe tra gli “illeciti sportivi”, in quanto non si tratterebbe di
“atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce illecito sportivo”.
Altrettanto sicuramente si potrebbe obiettare, però, che allenarsi con tempi e metodi non consentiti è comportamento chiaramente rivolto ad ottenere un
vantaggio rispetto agli avversari (di condizione, di preparazione, di prevenzione dagli infortuni, ecc...) che non può non concretizzarsi, almeno potenzialmente, in punti guadagnati in classifica.
Se, comunque, così non fosse, ci chiediamo come mai la
Procura federale non abbia preso l'iniziativa di convocare il Presidente dell'Udinese in merito alle dichiarazioni e alle “prove” che avrebbe a sue mani, dal momento che la task force appositamente costituita non risulta averne acquisite ad oggi.
E ancora, trattandosi di comportamenti vietati non solo dal punto di vista dell'ordinamento sportivo, in quanto in aperto contrasto con le varie
norme statali in materia di contenimento dell'epidemia di Coronavirus, ci chiediamo se qualche
Procura della Repubblica, sentita l'intervista, abbia preso qualche iniziativa.
D'altro canto, come ci insegna il dott. Guariniello, sentito in questi giorni in merito ad altre faccende (che riguardavano, ovviamente, la Juventus)
“qualsiasi fatto può essere sottoposto alla magistratura, poi dipende dalla magistratura competente valutarlo, ma le indagini possono certamente nascere anche da ciò che viene scritto sui giornali.”. Aspettiamo fiduciosi, come sempre...
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