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Attualità di P. CICCONOFRI del 15/10/2020 10:53:58
JUVE-NAPOLI: Per una manciata di consensi

 

Dopo un’attesa insolita, motivata dalla mole di documentazione da esaminare, il Giudice Sportivo Mastandrea ha emesso il suo verdetto: 3-0 a tavolino per la Juventus e -1 in classifica per il Napoli. Immediatamente, uno stuolo di tifosi napoletani, che in qualche modo ha visibilità pubblica, ha espresso ad alta voce la propria opinione mostrando sdegno per la decisione cercando di tirare in ballo la Juventus, da sempre elemento catalizzante del popolo antijuventino.

Perché tirate in ballo la Juventus?
In realtà, il primo errore è tirare in ballo la Juventus perché, in questo caso, il problema è solo del Napoli. La società torinese ha fatto da spettatrice limitandosi a rispettare le regole. Il Presidente Agnelli non poteva accettare la proposta di De Laurentiis relativa al rinvio della partita, né tantomeno la Juve poteva non presentarsi in campo pur sapendo che il Napoli non era partito per Torino, sarebbero state violate delle regole e la Juventus stessa avrebbe potuto subire delle penalità.
È sorprendente come Boniek, attuale presidente della Federcalcio polacca, abbia potuto affermare, nel post impegno della sua nazione con gli azzurri: "Il Napoli non è partito e la Juventus era in campo ad aspettare l'avversario: una barzelletta..." . Un uomo di sport dicono titoli e storia, ma che nella realtà si lascia andare a commenti da bar da presidente di una Federazione.

Il ricorso del Napoli
L’impressione che abbiamo avuto tutti dal primo momento è stata quella del tentativo in extremis di coprire l’errore della mancata partenza per Torino con il coinvolgimento frettoloso delle ASL. Infatti alla prima circolare che di fatto non impediva la trasferta, ne ha fatto seguito un’altra, resa nota la domenica, che cercava di allungare la coperta. Un po’ come il tentativo di nascondere l’attività settimanale della squadra togliendo velocemente i report video degli allenamenti dal sito e dai profili social. Oppure il tentativo di giustificare la cena di Mertens per i vicoli di Napoli, immortalata dalla moglie e diffusa in diretta sui social, affermando che erano foto di repertorio. Fretta anche nello stilare il ricorso perché, come si ricava dal dispositivo di Mastrandrea, il Napoli aveva sbagliato la tipologia del ricorso e per questo sarebbe comunque stato respinto, leggiamo infatti: “Il reclamo proposto dal Napoli in ordine alla regolarità della gara è da ritenersi inammissibile, trattandosi di strumento chiaramente dedicato alla contestazione della gare disputate”.

Ma perché il Napoli non è partito per Torino?
La cosa strana che abbiamo notato è che solo la prima squadra del Napoli ha dovuto rispettare le indicazioni delle ASL. La primavera ha giocato a Lecce e la Salernitana ha giocato con il Chievo seguendo il protocollo. Il dubbio è che forse il Napoli non sia partito perché non avendo creato la bolla e quindi disatteso il protocollo, ove avesse provocato contagi, rischiava fino alla retrocessione. La norma prevede l’isolamento fiduciario che permetta di svolgere la regola attività di allenamento (e partite) senza avere contatti con l’esterno. Quello che è emerso chiaramente è la totale mancanza di organizzazione richiesta dal protocollo: non avevano nemmeno individuato e pronta una struttura atta ad accogliere il gruppo squadra per l’isolamento.

La politica alla ricerca di consenso
De Luca: «La Federcalcio ha fatto un protocollo in deroga alle disposizioni del ministero e della Regione relative ai positivi e si è aperto un piccolo polverone su Juventus-Napoli. La Juventus si è basata su questo protocollo, che è un atto privato che non conta niente dal punto di vista della legge e della sanità. I calciatori sono sottoposti alle stesse regole di cittadini».
Il protocollo non è un atto privato, ma un documento redatto dalla FIGC, presente su un DPCM avallato dal CTS, ratificato da una circolare del Ministero della Salute e sottoscritto anche dal Napoli.

De Magistris: «Juve-Napoli: Chi ama lo sport ed è sportivo vince sul campo, ecco perché è sgradevole il 3 a 0 a tavolino, indipendentemente dalla forma ed a maggior ragione ai tempi della pandemia dove l’etica viene prima della regola. Può anche vincere la legalità formale ma perde la giustizia».

Antonio D’Amore, Dg Asl Napoli 2 contesta Giudice Sportivo: «Dopo aver ricevuto comunicazione della positività di Zielinski è scattato l’isolamento fiduciario. Con la citata Pec della domenica delle ore 14.13 abbiamo solo esplicato ciò che era già evidente quando c’è isolamento: il Napoli non avrebbe potuto raggiungere Torino o qualsivoglia città. Già nelle Pec dei giorni precedenti era inteso che non si sarebbe potuto violare l’isolamento disposto. La Pec della domenica non aveva intenzione di assumere valenza incidente e connotati prescrittivi chiari. Era una semplice spiegazione di quanto già inteso nelle Pec e nelle comunicazioni precedenti».

Una simbiosi tra città, politica ed istituzioni preoccupante e avvilente. Un sindaco che si espone per criticare una sentenza del giudice sportivo, giustificando il mancato rispetto del protocollo, facendo leva sul sentimento popolare antijuve, cercando di ammorbidire la posizione della società, fa ribrezzo e allo stesso tempo riflettere. L’attività delle ASL di Napoli, i cui dirigenti rilasciano da giorni interviste radiofoniche e televisive, fino ad arrivare alla contestazione di una sentenza di un giudice sportivo, in un momento in cui, in Campania si è raggiunto il picco massimo di contagi, non solo fa ribrezzo, ma pena.

Il Ricorso del Napoli
Il Giudice Sportivo non esclude altre penalizzazioni per la violazione del protocollo, precisando nel dispositivo: «Resta, altresì, del tutto integra e impregiudicata l’attività di inchiesta, e i conseguenti esiti, della Procura Federale in ordine al rispetto dei Protocolli scientifico-sanitari FIGC validati dall’Autorità statale e agli altri profili di rilevanza secondo l’ordinamento sportivo».
Mediaticamente si tende a far passare solo il concetto che il Napoli potrebbe ribaltare il giudizio del Giudice Sportivo, facendo scorrere tutto il resto come secondario. La partita in gioco è anche quella di un’eventuale penalizzazione per il mancato rispetto del protocollo, che è ben più grave di una partita persa a tavolino

Rimaniamo spettatori per vedere come andrà finire questa vicenda i cui tempi si preannunciano lunghi. Rimane sempre l’amarezza di chi, con arroganza, mostra questa faccia dell’Italia, un po’ arruffona, un po’ ruffiana, un po’ collusa, che con il calcio ne amplifica la diffusione. Non una bella pagina per tutta la Serie A.

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