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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di N. REDAZIONE del 25/02/2010 09:28:07
Juventus rotta!

 

Di Andrea Vitiello

Ormai sono tantissimi e sicuramente troppi gli infortuni di gioco a carico dei giocatori juventini. Finora siamo alla quota poco invidiabile di 51: Perché? Come mai? Cosa succede? Cosa è accaduto in questi anni per avere tutti questi guai fisici a carico di forti e robusti atleti, allenati e curati con le ultime migliori e fini tecnologie fisiche e strumentali?

Penso che sarebbe troppo semplicistico proporre una soluzione univoca per rispondere e poi risolvere il grave problema. Certo, la situazione che si è creata non va assolutamente bene: la medicina è biologia e non arte matematica e non sempre due più due fa quattro.
Credetemi, sono assolutamente “sconcertato” di quanto capita, sia come appassionato tifoso juventino, ma anche come “addetto ai lavori”, che ha fatto della professione una passione di vita e che da tanti anni vede e cerca di risolvere situazioni di questo tipo.

Premetto che trovo errato il solo pensiero di criticare o accusare altri colleghi illustri o ergersi a sommo dotto saccente di questioni mediche di questa natura, sputando sentenze senza una logica obiettiva.
Si può facilmente intendere che, per incorrere in errore e per essere il meno approssimativo possibile, sarebbe opportuno avere la possibilità di “vedere” con i propri occhi e “toccare” con le proprie mani le preziose articolazioni e i fragili fasci muscolari dei nostri campioni juventini. Dare una risposta secca e univoca è impossibile e sarebbe da arroganti e presuntuosi farlo!
Evidentemente la causa è multifattoriale e trova origine in tante problematiche di base: il tipo di preparazione, l’alimentazione (giusto apporto e equilibrio calorico tra proteine carboidrati e lipidi), il clima e le variazioni bariche, lo stile di vita con le dinamiche derivanti dai ritmi circadiani tipo sonno-veglia, lo stress, il microclima ed il terreno di gioco e l’ambiente dove si ci allena, le caratteristiche fisiche e psicologiche dei singoli giocatori che mal si adattano, talora, ad una preparazione unidirezionale, anche se arricchita di varianti personalizzate.

Certo, è riduttivo dare le responsabilità al fatto che a Torino o a Vinovo o in altra città ci sia un clima freddo, umido o secco e che i terreni di gioco italiani siano sempre più somiglianti a campi di patate. No! Non può essere l’unica e sola giustificazione! Queste variabili, per quanto importantissime, sono sempre state presenti e valgono evidentemente anche per tutte le squadre di calcio a tutti i livelli.
Sicuramente, anche le numerose partite giocate (sotto pressioni di sponsor) già dopo pochi giorni dall’inizio della preparazione o il giocare la notte nei mesi invernali non è da un punto di vista medico e medico-sportivo una situazione positiva.
Altro problema sono le variazioni climato-termiche in cui l’organismo viene sottoposto e a cui non ha il tempo di adattarsi in caso di ingresso in campo senza un fondamentale ottimale riscaldamento.
Inoltre, personalmente penso che la situazione di “benessere” dei singoli calciatori dipenda da una netta corrispondenza e armonia tra mente e corpo: la perfetta sintonia di questo permette una sicura prevenzione delle lesioni muscolari anche ai massimi gradi di stress psico-fisici.

È acclarato che lo stato mentale indubbiamente influenza in senso negativo o positivo lo stato fisico e che i vari mediatori chimici interessati (serotonina, adrenalina, noradrenalina, endorfine, enchefaline, melatonina, ecc.) stabiliscono una sorta di barriera “elastica” tra la condizione di benessere e lo stare male.
È evidente e si può facilmente evincere che le lesioni di cui si sta parlando sono principalmente quelle a carico delle strutture muscolari e pararticolari. Quelle che, in ultima analisi, non trovano una causa diretta di un evento traumatico acuto da urto, quali una frattura ossea o traumi accidentali da contrasto e di gioco in senso lato (distorsioni, contusioni, fratture, lussazioni, ecc.), ma che si rivelano più subdole e fastidiose, quali le contratture o gli stiramenti di vario grado e gravità. Per non parlare delle patologie ligamentarie inserzionali, delle quali la più nota è la pubalgia, derivata in genere da squilibri dei muscoli che si inseriscono all’osso pube, o da carichi di lavoro eccessivi o sproporzionati alla massa muscolare, o ancora da attività sportiva su fondo irregolare.

Insomma, come si sarà capito, la problematica è seria e la soluzione non facile da trovare anche in considerazione della giusta valutazione del quid che è rappresentato dall’imponderabile e che ultimamente si sta accanendo oltre il fisiologico, in maniera spietata e maligna sulla nostra amata squadra, tanto da indirizzarne negativamente la stagione con nostra grande delusione.

Sicuramente lo staff medico juventino è di altissimo livello, ma questo evidentemente non è sufficiente. Tanti giocatori sono sempre infortunati. Perché? L’esempio eclatante è rappresentato da Zebina. Mi dica qualcuno se non si è meravigliato di come il giocatore sia sempre infortunato: sfortuna, fato, o altro non si sa. Un giocatore come lui è diventato un fardello pesante e questa non è cattiveria ma mera realtà che infastidisce chi ha a cuore le sorti della Juve!

Quello che mi fa maggiormente specie è il fatto che siano enormemente dilatati i tempi di recupero dalle lesioni muscolari rispetto alla “media”. Penso che terapeuticamente in certi casi bisogna essere aggressivi, specie per le lesioni muscolo scheletriche (positive associazioni tra la metodica Laser-Tecar-Ultrasuonoterapia e tutte le altre metodiche fisiche di cui la massoterapia è il perno).

Personalmente, farei uno screening preventivo più serrato su tutti giocatori in organico e su quelli in procinto di essere comprati dalla società. Deve essere favorito al massimo il lavoro e il responso obiettivo dello staff medico senza alcuna limitazione. Al solo dubbio, meglio niente, altrimenti ci ritroveremo in casa altri pacchi tipo Andrade o simili!

Dovrebbe essere inoltre costituita una figura dirigenziale responsabile di grosso spessore (Moggi lo faceva splendidamente bene) che possa mediare in maniera super partes tra l’allenatore e i giocatori, in modo che né l’uno né gli altri possano cadere nel tranello di voler giocare o far giocare a tutti i costi la partita, specie quando ci sono problemi climato-barici sfavorevoli e di salute borderline, che purtroppo vengono talora misconosciuti o sottovalutati ed esitano spesso in forme patologiche più gravi . Da qui l’oggettiva esigenza di avere una rosa la più ampia ed eclettica possibile.

In ultima analisi, si può legittimamente affermare che tutte queste numerose ed esagerate lesioni a carico dei nostri giocatori sono il risultato multifattoriale di situazioni e dinamiche che in parte sfuggono all’oggettività apparente a cui sarà opportuno porre riparo al più presto. I dirigenti hanno il dovere di mobilitarsi in maniera decisa per risolvere il problema. La speranza è che ciò accada e che riesca bene e subito!

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