Non si può che cominciare dall'alto, da Malagò: «
Sono sicuro che il Governo considererà con l'apprezzata sensibilità che ha dimostrato in queste ore l'istanza di tutto il movimento sportivo per un ulteriore segno di speranza». Già, lui ha buoni motivi, può vantare quale interlocutore un sottosegretario al quale nel 2016 ha concesso un posto nella "Walk of fame dello sport italiano".
È emblematico che Malagò, che fino a circa due mesi fa si stracciava le vesti per l'autonomia dello sport rispetto alla politica, abbia ora come grande alleato istituzionale una ex atleta che condensa in sé tutti i migliori e più intensi legami con la politica (Valentina Vezzali è stata parlamentare della squadra di Mario Monti dopo essersi già fatta "toccare" dal fioretto di Silvio Berlusconi). Dalla politica bisogna rimanere autonomi, eppure sempre lì intorno si bazzica.
Le istanze di tutto il movimento sportivo, del calcio ma non solo. Istanze indifferibili, come il protocollo FIGC, preteso e non rispettato e che per ossequio all'autonomia dello sport il Governo attuale e quello precedente non hanno censurato, Malagò e il CONI (sentenza sul caso Juve-Napoli) avranno molto apprezzato tanta sensibilità.
La politica deve quindi lasciare autonomia allo sport, "ce lo chiede l'Europa!" (intesa come UEFA). E la politica si leva gentilmente di mezzo. In Italia non ti puoi assembrare con tuo figlio per giocare una partita a tennis, non puoi prendere un caffè con un amico, non puoi portare a cena tua moglie, ma puoi andare all'Olimpico per assistere alla prima partita dell'Europeo di calcio. Potevamo fare l'ennesima brutta figura continentale?
Ci aveva pensato Gravina a lanciare "il grido di dolore" a quale il premier Draghi e il sottosegretario Vezzali non sono rimasti indifferenti «
E' la luce in fondo al tunnel. Gli Europei col pubblico è una vittoria non del calcio ma di tutto lo sport». Il presidente della Federcalcio ha garantito il «
rigoroso rispetto» delle misure che saranno dettate per gli Europei così come sono state rigidamente ottemperate per il campionato di Serie A. Fa ridere vero?
Il calcio non ha finito di gridare, non di dolore, ma di rabbia: quella di Aurelio De Laurentiis che con la pacatezza che lo contraddistingue ha tuonato «
vi denuncio tutti!» se il prossimo campionato partirà senza il pubblico sugli spalti. Messaggio da subito recepito da Dal Pino: ha preso la palla al balzo per ricordare che «
La Lega Serie A ha predisposto già da un anno un dettagliato protocollo per riaprire gli impianti al pubblico, in totale sicurezza e tutela per il tifoso, con percentuali via via crescenti. Ci aspettiamo che già dalle prossime partite si possa tornare ad ospitare perlomeno 1.000 spettatori, un numero pari a quello col quale abbiamo aperto la stagione e in grado di garantire ampio distanziamento in strutture all’aperto». Ha detto protocollo? Possiamo continuare a ridere.
Non è solo il calcio, il 25% di capienza concesso alla manifestazione UEFA ha sollecitato il Basket e il Volley, uniti nel chiedere il pubblico nei palazzetti. Richiesta alla quale Malagò non poteva non dare un proprio endorsement esprimendo «
totale supporto ai presidenti delle Fip e Fipav». E siccome lo sport va spesso a braccetto con la
culturaecco che si fa sentire il Ministro Franceschini, che «
ha chiesto che, nel caso in cui si dovessero autorizzare eventi sportivi con pubblico, le stesse regole dovrebbero riguardare i concerti e gli spettacoli negli stadi o in spazi analoghi». Ministro, ma lei non ce l'ha un amico come Malagò che vanti buoni rapporti con l'Esecutivo o un cineasta che urli per le ragioni della cultura?
Con quel 25% è partito un assalto alla diligenza, una sommossa qualificata per la dettatura di regole
ad hoc che all'occorrenza non si rispettano. Perché si sa, la pandemia c'è, ma fa un passo indietro se si vede circondata dall'UEFA, da Dal Pino e dai presidenti delle tre principali federazioni sportive italiane.
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