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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di N. REDAZIONE del 17/04/2021 08:20:37
La Juventus e le Coppe Europe

 

Di A.Pavanello

Parte I: Gli anni ’30 e la Coppa Europa Centrale

La Juventus iniziò a brillare nelle competizioni italiane fin dagli albori (giacché il primo Scudetto fu vinto dalla squadra già nel 1905); in campo internazionale invece le cose furono ben più complesse: infatti, malgrado numerose partecipazioni, si dovette aspettare la fine degli anni ’70 per vedere finalmente i bianconeri sollevare un trofeo.


La tormentata storia dei bianconeri con le Coppe Europee, inizia con la Coppa Europa Centrale, creata dalla Federazione Internazionale nel 1927. I club partecipanti alla prima edizione però furono solo austriaci, ungheresi, cecoslovacchi, all’epoca tuttavia considerati come l’élite del calcio continentale, con l’aggiunta della Jugoslavia.

Su iniziativa di Arpinati, gerarca e “padrone” del calcio italiano, l’Italia chiese di partecipare alla competizione e nel 1929, le furono attribuiti due posti, in sostituzione della Jugoslavia.
Tuttavia non fu chiaro quali fossero i criteri di selezione per i club invitati e così la Federazione convocò quattro club, in altre parole la Juventus, l’Inter (all’epoca Ambrosiana), il Genoa e il Milan per disputare due match di qualificazione. I vincitori avrebbero potuto partecipare alla competizione.
La Juventus batté l’Inter e fu la prima a qualificarsi, Genoa e Milan invece finirono in parità e, mancando il tempo per organizzare una bella, si ricorse al sorteggio che premiò i grifoni.

La data del 23 giugno 1929 è da considerarsi storica, perché è la prima partecipazione dei bianconeri a una competizione europea. Sul campo di Torino, i bianconeri furono opposti allo Slavia Praga. La partita fu dura, ma la squadra riuscì a imporsi; i giocatori fecero festa, ma la qualificazione era tutt’altro che assicurata, poiché i bianconeri non erano abituati ai doppi match e nella partita di ritorno, crollarono. Se il primo tempo fu piuttosto equilibrato, alla ripresa lo Slavia aprì le marcature rapidamente per poi raddoppiare al ventitreesimo minuto (anche se i giocatori juventini contestarono il gol, protestando per un presunto fuorigioco); demoralizzata dal doppio svantaggio, la formazione bianconera si arrese e subì il terzo gol.

Due anni dopo, la Juventus ritrovò la Coppa: la squadra era reduce dallo Scudetto, grazie al trio Combi-Rosetta-Caligaris, ma anche ai centrocampisti Varglien, Bertolini e agli attaccanti Orsi, Cesarini e Ferrari.
La squadra di Carcano affrontò nei quarti di finale lo Sparta Praga, forse meno brillante tecnicamente dello Slavia, ma altrettanto temibile collettivamente.

Il match di andata fu ancora una volta molto duro: dopo l’illusorio gol di Cesarini, gli ospiti pareggiarono e solo il definitivo vantaggio di Munerati consentì qualche speranza.
La partita di ritorno fu ancora una volta difficile e il gol dei padroni di casa costrinse i bianconeri allo spareggio, programmato a Vienna dopo la pausa estiva.
La Juventus tuttavia non riuscì a dare il meglio di sé, a causa del comportamento nervoso di alcuni giocatori: Cesarini e Caligaris, autori di falli plateali furono espulsi e lo Sparta poté agilmente rimontare l’illusorio vantaggio di Orsi e dilagare nel secondo tempo, prima dell’inutile 2-3 di Ferrari. Ancora una volta un’eliminazione bruciante.

L’anno successivo (1932) le cose andarono meglio per i bianconeri, almeno agli inizi. Lo Scudetto in saccoccia, la Juventus affrontò il Ferencvaros e s’impose facilmente (4-0), ipotecando così il passaggio al turno. La partita di ritorno vide una parziale rimonta dei padroni di casa, ma non sufficiente per rimettere in discussione il risultato finale.
La squadra di Carcano così passò al turno successivo per affrontare di nuovo lo Slavia Praga.
Il contesto in cui si svolse il match fu più simile ad una bolgia, con un pubblico numeroso e assiepato ai bordi del terreno.
La formazione ospite, ebbe un gioco fin dall’inizio violento e la Juventus si adeguò…
In una situazione ove accadde di tutto, a rimetterci fu il gioco e la Juventus. I bianconeri alla fine del primo tempo erano già sotto di due gol e subirono gli altri due alla ripresa. L’atmosfera divenne incandescente dopo che lo Slavia segnò il terzo gol: risse continue e fallo di Cesarini, che poi sarà espulso. I padroni di casa arrotondarono poi il punteggio in quella che ormai era divenuta una bolgia.
Nel match di ritorno furono prese delle misure di sicurezza eccezionali per l’epoca e la partita sembrò mettersi al meglio, giacché la Juventus, grazie a Cesarini e Orsi, era già sul 2-0. A inizio ripresa però il portiere dello Slavia, fu colto da malore e dopo una decina di minuti il club ospite decise di ritirarsi.
I bianconeri andarono in vacanza; spettava ora alla Federazione pronunciarsi sul caso, ma la società era convinta di poter disputare la finale. Una finale tutta italiana, perché l’altra finalista era il Bologna.
Il 16 agosto vi fu il colpo di scena: il comitato organizzatore della Coppa escluse Juventus e Slavia, assegnando la coppa al Bologna. La Juventus tentò di ricorrere contro la decisione, ma fu invano; vani furono anche i tentativi dei dirigenti del Bologna di far organizzare nuovamente l’incontro tra Slavia e Juventus.

Nel 1933, la Juventus, Campione d’Italia, partecipò nuovamente alla Coppa e affrontò l’Ujpest a Budapest. Il match terminò con un 4-2 per i bianconeri, che poterono preparare tranquillamente il ritorno e in effetti, così fu: festival del gol con un Orsi scatenato, autore di ben quattro reti. Il risultato finale fu di 6-2, il che voleva dire passaggio alle semifinali contro l’Austria Vienna. Il match di andata si svolse al Prater, ma gli avversari si dimostrarono assai più forti collettivamente, segnando ai primi minuti del primo tempo e opponendosi agli attacchi degli ospiti. All’inizio del secondo tempo il raddoppio, l’espulsione di Monti verso la fine del secondo tempo costrinse la Juventus a giocare in inferiorità numerica e gli avversari ne approfittarono per fissare il punteggio sul 3-0.
Il ritorno a Torino non cambiò le cose, fu solo un pareggio (1-1) che lasciò ancora una volta la Juventus fuori dalla finale.

Nel 1934, con la Coppa del Mondo appena disputata e vinta, la Juventus dal canto sua, ancora Campione d’Italia, affrontò il Teplitzer, club emergente dell’allora Cecoslovacchia. Da notare che un turno supplementare fu introdotto, per cui la competizione iniziò dagli ottavi.
I bianconeri dopo essersi imposti in casa per 4-2 (grazie a Borel II), si imposero di misura nella gara di ritorno
Il turno successivo è l’Ujpest a dover contendere ai bianconeri la qualificazione alle semifinali; tuttavia furono due match senza storia: 3-1 per i bianconeri all’andata a Budapest e 1-1 nel match di ritorno.
Dopo una pausa di ben quindici giorni, si ritornò in campo per le semifinali, ma il contesto internazionale, già di per sé preoccupante, prese il sopravvento sul calcio. A Vienna, il Cancelliere austriaco Dollfuss venne assassinato dai nazisti. Vienna dove appunto la Juventus doveva giocare con l’Admira…
In un clima da guerra civile il match si svolse ugualmente, ma le comunicazioni vennero interrotte e il risultato fu possibile conoscerlo solo dopo che la squadra e i cronisti al seguito poterono ritornare in Italia: sportivamente fu una sconfitta pesante per i bianconeri (3-1), che mai riuscirono a contrastare i padroni di casa, malgrado il loro impegno per tutta la gara.
Gli austriaci furono però più abili a sfruttare le occasioni presentatisi…
La speranza di un ribaltamento nel match di ritorno si vanificò verso la fine del primo tempo, quando gli ospiti accorciarono le distanze. Il punteggio rimase così fissato sul 2-1. Una vittoria che per la Juventus fu perfettamente inutile.

Nel 1935, nuovo tentativo dei bianconeri, vincitori del loro quinto titolo. Avversario di turno il Viktoria Pilsen; nella gara di andata, contro un avversario tecnicamente inferiore, i bianconeri seppur distratti, ottennero un 3-3. Il passaggio del turno fu comunque assicurato da Borel II e Ferrari, che permisero un comodo 5-1.
Nemmeno i quarti riservarono grosse sorprese a Borel e compagni: l’Hungaria, battuta in casa 3-1, non riuscì che a pareggiare nel match di ritorno (1-1).
La semifinale vide i bianconeri opposti allo Sparta Praga, che già li aveva eliminati nel 1931. Prima della partita di andata, giunse improvvisa la notizia della tragica morte di Edoardo Agnelli. La squadra, terribilmente scossa, non poté giocare con la giusta concentrazione e i locali s’imposero 2-0.
Tuttavia nel match di ritorno, una Juventus vogliosa di riscatto e di rendere omaggio allo scomparso presidente, giocò una partita impeccabile e a lungo la qualificazione sembrò acquisita, quando il gol degli ospiti nel finale rinviò tutto allo spareggio.
A Basilea, dove si disputò la bella, purtroppo i bianconeri non ripeterono la precedente performance e subirono una pesantissima sconfitta; già sotto di tre gol alla fine del primo tempo (subendo peraltro due gol nel giro di due minuti), crollarono definitivamente nella ripresa; risultato: 5-1 e amaro ritorno in Italia.

Dopo un’assenza di tre anni, la Juventus ritrovò la Coppa Europa Centrale, nel 1938; secondo le regole vigenti, il vincitore della Coppa Italia poteva partecipare alla competizione e giustappunto i bianconeri avevano vinto tale Coppa. Ma la squadra che si presentò al via era molto diversa…del quinquennio ormai non restavano che Depetrini, Monti e Varglien, peraltro già in là con gli anni. Se il nuovo trio difensivo, Bodoira-Foni-Rava, non faceva rimpiangere il Combi-Rosetta-Caligaris, in attacco solo Gabetto pareva essere sopra la media.
L’Hungaria costrinse i bianconeri a un 3-3, specie perché la squadra dopo l’iniziale vantaggio si adagiò; ma la qualificazione non fu in discussione anche grazie al 6-1 del ritorno.
Il turno successivo, contro il Kladno, una Juventus non insuperabile s’impose 4-2 all’andata e 2-0 al ritorno (doppietta di Gabetto).
Tuttavia alle semifinali, il tenore dell’avversario cambia: si tratta del Ferencvaros; a Torino i bianconeri vinsero di misura, 3-2, il che lasciò aperti tutti gli scenari, anche quelli meno favorevoli.
E difatti a Budapest, una formazione assai difensiva (Gabetto non giocò) subì il gioco del Ferencvaros e fu logicamente sconfitta (2-0).

Per i bianconeri si trattò dell’ultima partecipazione alla Coppa e si tratta pure dell’ultima edizione completa del torneo.
Nel 1939 la guerra impedì' lo svolgimento della competizione.
Per rivedere la Juventus in una coppa europea, bisognerà aspettare gli anni cinquanta…
 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
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