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Attualità di N. REDAZIONE del 29/06/2021 08:52:47
Lo stop del J-Project di Agnelli - vol. 7

 

Di Crazeology
“Where the present meets the past
It’s hard to be more than we’ve seen”

"Là dove il presente incontra il passato,
È difficile essere più di quello che abbiamo visto”

- This is how (We want to get high) - George Michael - 2019 -



- CONCLUSIONI -

In queste settimane, anche in relazione alla questione Superlega, spesso si è parlato delle ipotetiche dimissioni del Presidente.
Per chi come me, da Andrea Agnelli, fin dall’inizio del decennio prima di tutto si aspettava la ricostruzione dell’albo d’oro e dell’onorabilità del club riguardo al 2006 e non solo, la delusione è enorme. Da buon estremista infatti ho sempre considerato le sue dimissioni l’unica via per mettere nuovamente in discussione ciò che accadde quella sporca estate.
E forse ora è troppo tardi anche per quello.

Il tema dimissioni per me infatti è un tema vecchio ormai. L’attualità mi tocca fino ad un certo punto. Egli, con le sue interpretazioni farlocche, ha fatto addirittura da tappo alla reale sollevazione del problema. Ha siato l’attenzione del tifosotto sempliciotto da bar su altre questioni ed altri obbiettivi. A corredo di ciò, bisogna anche entrare nella dimensione mentale per cui tutte le volte che nei prossimi anni, decenni, secoli, o che ne so, potenzialmente gli interessi del gruppo che detiene il pacchetto di maggioranza azionaria del club, saranno molto opposti a quelli della Juventus stessa, potrebbero verificarsi degli scossoni così forti da incrinare la storia del club, sportiva e non. Ciò non vuol dire che sia facile che si ripeta il 2006 (speriamo che la lezione sia bastata ai signorotti viziatelli e snob della Torino bene), ma che magari vengano prese decisioni che possano essere deleterie per il club, è decisamente possibile.
Per ciò che riguarda la giustizia sportiva, la Juve continuerà a subire qualunque tipo di angheria, senza che nessuno a Torino batta ciglio. Idem vale per le bugie quotidiane che ci vengono buttate addosso condite con gli immancabili insulti di stagione.

Detto ciò tiriamo le somme in sintesi, al fine di provare a trarre delle possibili prospettive sul futuro.

Per ciò che riguarda la parte sportiva, è stata grandissima e forse irripetibile la striscia vincente che ci ha visti sollevare trofei per 10 anni.
Ma per ciò che riguarda l’Europa la situazione non sembra essere affatto rosea, non solo per le vicende contingenti delle ultime settimane, non solo per la qualità della rosa, ma anche e soprattutto per una “costituzionale” mancanza di mentalità. Mentalità che manca sia alla proprietà, sia al club e ai suoi dirigenti, sia allo staff e ai giocatori (escluso CR7). E forse, senza offesa per nessuno, anche alla maggior parte dei tifosi. Il ciclo è finito, ora bisogna cominciarne un altro il più velocemente possibile. E’ arrivato il tempo di fare l’inventario insomma.

Per ciò che riguarda la parte economica, anche qui le prospettive non sono buone, come già detto. L’idea della Superlega era sicuramente un modo per cambiare passo, ma è stata gestita malissimo da tutti punti di vista, e non era neanche molto democratica come invece lo sport dovrebbe essere. Ad oggi siamo arrivati ad uno stop di crescita economica. Quanto meno temporaneamente. Vedremo se si riuscirà a ripartire, come, quando e quanto. La parte finanziaria ad oggi è quella che spaventa di più, perché per forza di cose condiziona anche tutto il resto, il mercato soprattutto. Se ci saranno grosse cessioni il nuovo ciclo sportivo potrebbe ripartire molto più lentamente.

In buona sostanza il decennio e il periodo di Agnelli è finito, va considerato concluso. Quanto meno come primo decennio. Se egli continuerà a sedere sulla poltrona del Presidente, come sembra, si dovrà ugualmente cominciare a contare cronologicamente, e di conseguenza valutare, un nuovo periodo. Gli va dato atto con la dovuta onestà intellettuale di tante cose buone e di tante cose pessime. Tanti risultati ottenuti, contro tutto e tutti, tanti risultati neanche cercati e voluti, nonché pasticci di ogni genere.

La scelta riguardo a quale dei due piatti della bilancia pesa di più, la lasciamo ad ogni lettore, perché questa è il frutto dell’albero della filosofia che ogni persona si porta dentro. Ognuno ha le sue idee, le sue priorità, le sue certezze, le sue paure, le sue ambizioni, le sue delusioni, i suoi gusti, le sue necessità, ecc, e in base a queste valuta se il percorso di Agnelli alla Juve è finito oppure no, e se le cose negative superano quelle positive oppure il contrario.
Uso però questo spazio web concessomi gentilmente, e approfitto ancora della pazienza del lettore nel leggere questo lungo papello rateizzato, per confessare in pubblico una mia sensazione, che sta a cavallo tra la paura e la tristezza, tra la sconfitta morale/spirituale e la rabbia, tra la rassegnazione e la stanchezza.
Riporto quanto scritto in citazione all’inizio di questa pagina web. "Là dove il presente incontra il passato, è difficile essere più di quello che abbiamo visto”.
Faccio mia questa frase per un attimo, perché non appena l’ho sentita in quella canzone pubblicata postuma dell’artista inglese citato, mi ha procurato una sensazione di profonda tristezza. Avendo egli avuto una vita molto problematica, emotivamente tormentata, negli ultimi decenni pre mortem, autodistruttività e tentativo di suicidio compresi nel prezzo, l’ho letta come una sorta di disperata confessione semi-suicida. Una sorta di punto di arrivo finale, una totale mancanza di stimoli alla vita (ovviamente letta anche nel contesto del resto del testo del brano, che paradossalmente in alcuni tratti sembra avere un tono quasi ottimistico). Esiste un massimo che si può ottenere in ogni cosa, e quando lo hai raggiunto di meglio non puoi fare. Se ti va bene puoi ripeterti, e non è nemmeno detto che ci si riesca e che sia facile ottenere questo risultato. Ma di più non puoi più fare. Ho letto quelle parole concettualmente in questa prospettiva. E così questo concetto limitante ha cominciato a girarmi nella testa, come una possibilità che potenzialmente si può concretizzare all’improvviso nella vita di chiunque e in qualunque situazione. E nel pensare al significato di un’idea così triste, ma anche così reale, mi è venuta in mente anche la Juventus con tutti i suoi successi e i suoi limiti di questi anni. E allora nel provare a tracciare delle prospettive, ho capito quanto i limiti, sia storico culturali, sia di conteso, sia di struttura e filosofia societaria, siano la zavorra che renderà molto difficile ottenere di più di quello che si è visto finora. Non vuol essere questo un modo per demoralizzare nessuno, si tratta solo di un pensiero come un altro, che nulla toglie alla possibilità di un nuovo ciclo vincente, che anche se fosse solo della metà confrontato al precedente, sarebbe ugualmente un grande risultato. Ma è giusto rimanere coi piedi per terra. Parliamoci chiaro, sarà molto difficile vincere altri 15 scudetti di fila e magari 4 UCL per migliorare sensibilmente quanto abbiamo visto negli ultimi 10 anni. E sarà anche difficile, forse impossibile (volutamente impossibile), riottenere i due scudetti rubati e la colpevolizzazione e punizione doverosa dei veri colpevoli di quanto accadde nel 2006.
E questa consapevolezza, chiedo venia, mi rattrista parecchio.
Raggiunto l’apice, il proprio specifico apice, è molto difficile salire ancora, ed è molto più facile peggiorare. Tutto qui.
Dal canto mio, non avendo nessun potere per disporre diversamente i futuri avvenimenti, lascio che il destino, qualunque esso sia, si compia.
Forse tutti noi però, come innamorati della Juventus, invece di demoralizzarci per le prospettive di miglioramento molto difficili da ottenere, dovremmo provare a guardare il tutto cambiando prospettiva. Dovremmo volere in noi stessi prima, e nella Juve poi, un cambio di mentalità totale, e non dovremmo legare sempre tutto ai soli risultati e ai soliti schemi mentali a cui siamo abituati.

Se è pur vero che non si possono allargare le stanze di una casa, forse si può almeno dare il bianco e si possono spostare i mobili per creare nuovi colori e nuovi spazi. Anche se sempre in bianco e nero. Ho come la sensazione che lì stia tutto il succo della sfida che ogni tifoso deve ancora affrontare, e non tanto nei singoli risultati del momento. Una nuova definizione di chi siamo e di cosa vogliamo davvero. Questo deve essere il motivo per essere e restare vivi.
Vivi e Juventini.


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