Ha fatto irruzione in Euro2020 come Bud Spencer poteva entrare in un saloon del vecchio west: ha spalancato le porte, si è fermato sull'uscio, ha scrutato i presenti e ha sorriso. A Lukaku ha messo una mano sulla spalla e lo ha fatto rimettere a sedere, gli spagnoli si sono aggiustati il basco e si sono voltati di spalle, infine ha dato uno scappellotto a un paio di giovani inglesi che volevano svignarsela col miglior boccale di birra del locale.
Sì, lo sceriffo Chiellini somiglia a Bud Spencer perché quasi allo stesso modo ha dettato legge durante l'europeo. E in questo è stato adeguatamente coadiuvato dal quell'altro suo compare che ricorda Trinità.
Perché questa piccola celebrazione "cinematografica" del capitano della Nazionale italiana? Perché è giusto, perché bisogna rendere onore al merito. Non v'è nulla di originale, è vero. Tanto più se queste righe vengono pubblicate a quasi dieci giorni dalla finale dell'Europeo. Ma particolari se si pensa che escono dalla stessa penna di chi a tutt'oggi non può dimenticare il "garbo" che risiede nei piedi del difensore bianconero.
Dato a Chiellini ciò che si è guadagnato sui campi di Euro2020,
speriamo che il trionfo azzurro abbia fatto nascere in lui una consapevolezza diversa da quel triste «non siamo il Real e mai lo saremo». Ci piacerebbe che le consuete risate lasciassero il posto al quel ghigno malefico esibito dopo il fallo su Saka. Il DNA di chi vuole vincere è quello di volersi imporre dal primo all'ultimo minuto di gioco, senza speculazioni sul risultato minimo. Ad Euro2020 ha dimostrato di saper capitanare una squadra con quella mentalità. Se ne è capace in Nazionale può farlo anche nel club.
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