L'ultima settimana (extra) calcistica è stata caratterizzata dalle discussioni tra FIGC e FIFA riguardo un possibile utilizzo tecnologico in aiuto degli arbitri italiani. Un botta e risposta che si è concluso con una secca chiusura della Federazione Internazionale che non lascia spazio a possibili ripensamenti a riguardo.
Il "NO" definitivo della federazione internazionale sembra aver infastidito (e non poco) il presidente della FIGC
Giancarlo Abete, secondo il quale è necessario
«capire lo scenario e attrezzarci per migliorare la qualità degli arbitraggi. Non dobbiamo indebolire gli arbitri scaricando tutte le tensioni su di loro. In Italia si opera con grande difficoltà: le tensioni da noi sono di gran lunga superiori agli altri paesi. Dobbiamo essere lucidi e non avvelenare oltre misura il campionato. Questa decisione dell'Ifab genera delusione nell'opinione pubblica».Da queste poche parole si possono ricavare molti spunti per formulare delle semplici domande.
• Come mai le altre federazioni europee non hanno tutto questo bisogno della moviola e quella italiana si?
• Quale é lo scenario che dobbiamo capire? E in che modo migliorerebbe la qualità degli arbitri?
• Come mai oggi non si devono scaricare le tensioni sulla terna, mentre fino a qualche anno fa tutto era consentito (sempre ed esclusivamente per sottolineare certi episodi a favore di una sola squadra...)?
• In sostanza, perché c'è bisogno di un sostegno tecnologico per avere fiducia nella regolarità del campionato? Il male del calcio italiano non era stato estirpato con la "caduta del sistema Moggi"?
• Perché l'opinione pubblica dovrebbe essere scontenta di questa decisione? Piuttosto, non dovrebbe essere scontenta dell'operato dello stesso Abete che in questi anni, anziché dare credibilità a questo sport in Italia, è soltanto riuscito a renderlo il più farsesco possibile?
Presidente Abete, prima di parlare si faccia queste domande e poi provi a darsi delle risposte, potrebbe non essere così difficile capire.
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