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Editoriale di N. REDAZIONE del 08/01/2022 11:32:19
Tanzi, il Parma e la Juve

 

di Crazeology
Nei giorni scorsi è morto Callisto Tanzi, l’imprenditore ex patron del Parma Calcio, ma soprattutto della Parmalat, come molti ricorderanno. Per chi ha vissuto da spettatore il calcio degli anni 90, sicuramente il Parma di Tanzi ha rappresentato un momento storico calcistico particolare. Attorno a quella squadra, per diverse ragioni, si era generata una specie di simpatia generale degli sportivi. Rappresentava per molti, il riscatto della provincia operosa, la novità, la freschezza del gioco e del lavoro, l’antagonista ideale da contrapporre alle grandi squadre figlie delle grigie metropoli industriali.

Non vinse moltissimo in Italia, mai uno scudetto, ma vinse più trofei internazionali, e convinse molto. Vinse addirittura una finale di Coppa Uefa contro la Juventus, in una doppia finale del 1994-1995.

Prima di fare qualche riflessione, rileggiamo le sue conquiste cominciando dall’ingresso di Tanzi, ossia dal suo primo anno in serie A.
1989-1990 - conquista la Serie A.
1990-1991 - 5° posto.
1991-1992 - 6° posto, ma conquista la Coppa Italia.
1992-1993 - 3° posto, ma conquista la Coppa delle Coppe, e perde la finale di Supercoppa Italiana.
1993-1994 - 5° posto, perde la finale di Coppa delle Coppe, ma vince la Supercoppa UEFA.
1994-1995 - è tutto uno scontro con la Juventus: 3° posto, perde la finale di Coppa Italia, ma vince la Coppa UEFA.
1995-1996 - 6° posto, perde la finale di Supercoppa Italiana.
1996-1997 - 2° posto.
1997-1998 - 6 ° posto.
1998-1999 - 4° posto, ma fa il double vincendo Coppa Italia e Coppa UEFA.
1999-2000 - 5° posto, ma vince la Supercoppa Italiana.
2000-2001 - 4° posto.
2001-2002 - solo 10° posto, ma vince la Coppa Italia.
2002-2003 - 5° posto, perde la finale di Supercoppa Italiana.
2003-2004 - 5° posto.

Il ciclo vincente in realtà finisce formalmente durante il mese di dicembre del 2003. Infatti il gruppo presieduto da Tanzi crolla, e il crack Parmalat diventa il più grosso crack finanziario della storia d’Italia. Un crack di cui si parlerà in tutto il mondo. E il Parma Calcio, a ruota, per logica conseguenza, per motivi d’insolvenza si ritrova nei guai. Per una dozzina d’anni circa, pur non avendo mai dominato, aveva conteso trofei con le prime della classe piene di campioni, con un organico sempre competitivo, anche se non di prima fascia. Alcuni suoi giocatori finirono in club importanti e anche parecchi nel giro delle nazionali.

Ora, nel ricordare questo periodo storico, è necessario porre un paio di riflessioni. Nessuno vuol togliere il sudore e le conquiste sul campo a tutti coloro che a quei tempi vi parteciparono, ma dietro a quella competitività che ha permesso risultati di tutto rispetto per una provinciale, si è visto purtroppo cosa c’era.

C’è un altro aspetto da sottolineare, con lo scopo di informare chi conosce poco quella storia triste d’imprenditoria.
La “disinvoltura finanziaria” che portò a quel percorso surreale di acquisizioni strampalate di altre imprese, fino alla successiva bancarotta fraudolenta discussa nei processi, iniziò prima ancora dell’acquisizione del Parma Calcio. I problemi finanziari del gruppo e le spericolate scelte volte alla conquista del mondo, erano cominciate già prima. Il Parma Calcio è stata solo una delle tante tappe di un percorso.
Col senno del poi, possiamo dunque dire che anche contro questo altro avversario “artificiale” si è dovuta confrontare la nostra Juve.

Juve che, ahimé, ci ha anche rimesso dei potenziali trofei che se le cose fossero state diverse magari avrebbe vinto in scioltezza. Dunque non si può non complimentarsi ancora una volta con Moggi e Giraudo per quello che hanno fatto e quello che hanno passato in quegli anni. Se pensiamo poi ad altri avversari finanziariamente discutibili come Inter, Milan, Lazio e Roma, di quegli anni, il periodo di gestione della Triade assume un che di eroico.

Ci provino i giovin signori di oggi, Agnelli e Elkann, senza l’aiuto di nessuno, soli contro tutti, soli contro il sistema che copre tutte le magagne degli altri, a giocare a poker coi soldi veri, contati, mentre gli avversari mettono sul piatto quelli finti del monopoli. E ci provino poi i giovin signori torinesi a vincere qualcosa, quando per tenere i conti a posto devi anche vendere Baggio, Vialli, Vieri, Inzaghi, Henry, Zidane, ecc.
Si si, come no. Già me li vedo… Si fa presto a dare giudizi del menga e sussurrare “Moggiopoli”…

Che si facciano furbi i giovin signori torinesi. E nell’aldilà, si facciano furbi anche i vecchi "saggi" del gruppo che a quei tempi non volevano incontrare i due dirigenti di cui sopra per parlare di “futuro” e “gestione” perché li consideravano piccoli, brutti, cattivi e antipatici.
Da che pulpito poi...

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