Oggi dovrebbe arrivare la sentenza di primo grado sul processo plusvalenze che vede coinvolta anche la Juve. Dopo la multa e la richiesta di inibizione per tutto il gruppo dirigenziale, la parola è passata, nella giornata di ieri, alla difesa.
I legali della Vecchia Signora hanno presentato della documentazione volta a smontare la tesi dell’accusa, anche delle dichiarazioni relative al sito Transfermarkt, da cui i magistrati sportivi hanno tratto delle valutazioni sui calciatori.
Ricordiamo che il portale informativo tedesco non ha alcuna valenza legale e scientifica. Il responsabile del sito, per sua stessa ammissione, è un assistente sociale che per divertimento, e senza nessuna pretese, aggiorna il portale:
“Passo una parte del mio tempo libero a casa sul mio computer e poi l’industria del calcio prende sul serio queste mie valutazioni. È irreale – aggiunge – io sono un assistente sociale, faccio queste cose per Transfermarkt per divertimento, mentre l’industria del calcio muove milioni. Il contrasto è folle”. Leggendo di come Chinè, titolare dell'inchiesta e responsabile della Procura Federale della Figc, abbia usato un mezzo come Transfermarkt per un’inchiesta così delicata, ci ha portato subito alla mente calciopoli. Allora come oggi, ci sembrava assurdo che dei magistrati prendevano come riferimento i dati della Gazzetta Dello Sport, anche con il supporto di alcuni giornalisti, per provare dei reati, o di come un pubblico Ministero, nel caso Narducci, a sostegno delle proprie tesi, portava in aula dove si stava svolgendo un processo penale, commenti presi da un forum di tifosi laziali. Ma allora non è cambiato proprio niente!”
Un’inchiesta che così condotta rischia di ottenere l’esatto contrario di quello che doveva proporsi.
Se e come è evidente, qualcuno gonfia le valutazioni per aggiustamenti di bilancio, il metodo da usare per contrastare questo malcostume doveva avere una base più credibile e un metodo corretto, tale non lasciare dubbi sulla sua veridicità, rappresentando uno strumento correttivo, anche per evitare il ripetersi di questi espedienti.
Non esiste una norma su cui la Procura, ad oggi, può basare l’accusa di plusvalenze fittizie. Non può nemmeno commettere l’errore di applicarla in modo retroattivo, se l’intenzione è quella di proporsi in modo serio e credibile. Nella valutazione del calciomercato si deve tenere conto di tanti fattori e alla base deve esserci una conoscenza calcistica che permetta una sana valutazione anche del mercato dei giovani e della loro futuribilità (la parte principale dell’inchiesta riguarda proprio il valore assegnato ai giovani).
Non può, un criterio abbozzato dalla Procura Federale garantire una corretta valutazione tanto da portare a decisioni che compromettono l’immagine dei vari club coinvolti. Se il calcio, attraverso l’uso maldestro della giustizia sportiva, si continua gestire in modo così dilettantistico, non dobbiamo più stupirci dei fallimenti della nostra nazionale, della continua perdita di interessa e della mancanza di appeal internazionale.
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