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Attualità di F. FILIPPIN del 29/04/2022 07:25:00
Gravina e la lungimiranza non da tutti

 

Qualcuno non si è accorto che il calcio italiano è in crisi, profonda crisi.
Da anni, ormai.
E non parlo di quello di una nazionale che è riuscita in modo ridicolo e indecoroso a fare il bis, con la doppia mancata qualificazione ai mondiali, come non era mai successo.
Mi riferisco al calcio italiano nel suo complesso, quello della cui tutela e sviluppo dovrebbe occuparsi la FIGC, impegnata invece (con i risultati che tutti vediamo – l'Europeo, rispetto al disastro degli ultimi quattro mondiali consecutivi, è solo un contentino che si sono goduti in passato persino Danimarca e Grecia) a comportarsi sempre più come un piccolo club di provincia, intento a salvaguardare solo il suo piccolo orticello.

Il campionato italiano fa schifo, tra stadi fatiscenti (salvo pochi esempi che si contano sulle dita di una mano – e non servono neanche tutte) che nessuna autorità pubblica vuole riammodernare, creando dal nulla ostacoli sempre nuovi, e conti in strarosso.
Un campionato regolarmente incapace di qualificare club ai quarti di Champions League a parte ormai sporadici exploit e che deve eccitarsi per una semifinale di Conference League come di un traguardo di prestigio.
In questo contesto, l'unico provvedimento degli ultimi anni che ha portato una piccola boccata di aria fresca è stato il “Decreto Crescita”, nella parte in cui si prevedono vantaggi fiscali notevoli per chi arriva dall'estero, abbassando in maniera considerevole l'esborso lordo per l'ingaggio da parte delle società.

Per chi non lo sapesse tanto ha consentito ai club italiani di tesserare dall'estero giocatori come Ronaldo e Lukaku, che diversamente non avremmo potuto attirare, potendo offrire loro stipendi netti molto più bassi di quanto fatto.
Ovviamente un dirigente saggio dovrebbe pregare che questo provvedimento rimanga in vigore a lungo, nella speranza di fermare l'emorragia di talenti che ha visto emigrare negli ultimi 8 mesi, oltre ai già citati CR7 e Lukaku, tra gli altri, anche Donnarumma e Hakimi.

“Leggo che la politica si interessa molto al calcio italiano, ma al di là delle pacche sulle spalle dopo l’11 luglio (data della vittoria agli Europei, ndr) ci farebbe piacere qualche provvedimento coerente con lo sviluppo del calcio italiano. La norma del decreto crescita dobbiamo calarla nella realtà del mondo del calcio”. “Ho una posizione più estremista, sono per la soppressione totale del decreto»

Come questo possa aiutare il calcio italiano non lo dice chiaramente, ma solo indirettamente: “Il decreto crescita è un problema nelle modalità con le quali viene vissuto. C'è un'applicazione anomala perché su 340 tesserati ci sono solo 50 italiani, è un tema che ci dobbiamo porre”

Il solito discorso di sempre: i brutti e cattivi giocatori stranieri tolgono il posto ai fuoriclasse potenziali italiani, altrimenti chissà quanti Raspadori, Frattesi e Scamacchi, a quaranta milioni di euro l'uno, potremmo sfornare, che, non serve neppure sottolinearlo, poi rimarrebbero in Italia nonostante le potenziali offerte di ingaggio superiori dall'estero.
E chissenefrega se, nel frattempo, questi stranieri strapagati aiutano i club e rendono la Serie A, ormai sempre più simile alla Ligue 1 che alla Premier o alla Liga, un minimo più attraente agli occhi dei tifosi che devono pagare sempre più per avere sempre meno.

Ma, ovviamente, la lungimiranza non è un dono di tutti.

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