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Editoriale di P. CICCONOFRI del 20/05/2022 09:48:41
Colpe da plusvalenze

 

Premessa
Qualche giorno fa, confermando il giudizio di primo grado, è stato respinto dalla Corte d'Appello il ricorso sul caso plusvalenze. La Procura Federale aveva presentato ricorso alla Corte Federale dopo la sentenza di primo grado che aveva assolto tutti i nove club, tra cui la Juventus. Ma non è finita, perché ci sarà un altro step, questa volta davanti il Collegio di Garanzia del CONI. Speriamo l’ultimo.


La Procura federale e la Figc
Ce ne sarebbe abbastanza, arrivati a questo punto, per sollevare dall’incarico Chiné e gli altri procuratori che hanno lavorato a questa inchiesta; la Procura Federale si è dimostrata ampiamente non all'altezza e ai limiti dell'imbarazzo. Ma Chiné, collezionista di cariche, è un fedelissimo di Gravina e, in un anno disastroso per tutto il calcio italiano, che li avrebbe dovuti accompagnare entrambi alla porta per rispettive incompetenze, sono ancora lì, saldamente sulle loro poltrone.

L’aspetto mediatico
Il giochino è sempre lo stesso: sbatti il mostro (la Juventus) in prima pagina con le plusvalenze (o altra presunta colpa) che ci divertiamo (e facciamo divertire) e vendiamo. Il tutto arricchito da accuse, sondaggi, interventi che indicano certezza della colpevolezza, anti Juve in grande spolvero a reclamare la Serie B, fino a quando arriva l’assoluzione e nessuno ne parla più. Le assoluzioni faticano sempre a trovare lo stesso spazio in prima pagina che avevano avuto le condanne mediatiche.

Il messaggio è orientato dalla risonanza che può avere una notizia quando si parla di Juventus. Perché l’opinione pubblica ha già giudicato e condannato prima ancora della sentenza, basta solo dare la soddisfazione di un riscontro giornalistico. In tale logica rappresentativa è stato "curioso" che accanto ai titoloni che hanno accompagnato la prima parte dell’inchiesta e il rinvio a giudizio apparivano sempre le immagini dei dirigenti della Juventus; nelle note che hanno accompagnato il fallimento dell’inchiesta invece hanno preferito mettere foto di altri dirigenti, come De Laurentiis.

Una grande bolla di sapone
È chiaro che le plusvalenze ci sono e che in alcuni casi sono anche molto evidenti, ma è una pratica che, nella bolla calcistica non solo italiana, ha permesso a tante società di sopravvivere. Era scontato che finisse tutto in una bolla di sapone, ma non è certo sintomo di buona salute dei club.

Come si risolve il problema?
Abbiamo capito che non basta basarsi sui valori di Transfermarkt e che è necessaria una riforma della giustizia sportiva sul tema. La domanda corretta da porsi è: Gravina e il suo amico Chiné possono essere le persone giuste per farlo dopo la brutta figura rimediata con dispendio di soldi pubblici (si sono mosse diverse procure e forze dell’ordine) e nessun risultato raggiunto?

Gravina, il presidente della Figc
Il Presidente della FIGC è così intervenuto dopo l’assoluzione: «Plusvalenze? Purtroppo sono un fatto normale e oggettivo: bisogna dimostrare l’atteggiamento fraudolento per definire che quella plusvalenza è fittizia. Evidentemente gli elementi che erano a disposizione non sono tali da ipotizzare forme di violazione». Sembra quasi, con queste dichiarazioni, da un lato sconfessare il giudice sportivo e dall’altro il procuratore federale che non ha saputo provare il dolo. Direi un fallimento totale.

Conclusioni
Abituati a condannare per sentimento popolare, anche in mancanza di prove, hanno provato anche questa volta quel modello mediatico cercando di arrivare a colpire senza essere in gravo di dare un concreto riscontro? E non basterebbe questo per arrivare alla conclusione che la procura Federale e il presidente della Figc non possono più essere garanti di qualcosa che sia credibile?

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