Dopo Juve-Atletico alcune dichiarazioni di Allegri hanno lasciato ancora una volta perplessi. Come un déjà vù si è ripresentata la sensazione che
qualsiasi cosa succeda in campo si debba a tutti i costi trovare un aspetto positivo cui aggrapparsi, un approccio intellettuale che non lascia spazio ad un’autocritica sana, schietta e benefica. Sembra che la Juve si sia adagiata su sé stessa, quasi vittima di un patto tacito tra tutte le sue componenti.
Affermare per l’ennesima volta che la sconfitta farà bene significa voler nascondere la testa sotto la sabbia. Dirlo dopo una partita, amichevole finché si vuole, nella quale la squadra ha mostrato lacune tecniche, fisiche e tattiche ha l’effetto di indispettire i tifosi, molti dei quali paragonando le prestazioni della Juve a quelle di altre squadre italiane ed europee si chiedono che tipo di lavoro qualitativo e quantitativo venga svolto alla Continassa. Interrogativi alimentati anche da dichiarazioni attribuite a qualche ex da poco uscito dal gruppo squadra (Kulusevski e De Ligt).
Un lavoro peraltro svolto da un gruppo non al completo, o in divenire. A cinque giorni dall’inizio del campionato la Juve è ancora impegnata nel mercato in entrata e in uscita, situazione che può incidere sull’impegno di chi viene dato in partenza e non agevola chi sarà inserito senza aver fatto preparazione con il resto dei compagni.
Ovviamente è presto per sentenziare sulla Juve 2022/23, per quello serviranno alcune giornate di campionato, da quanto visto fin qui però non si scorgono passi avanti rispetto all’ultima stagione e qualche carenza di organico (terzini e attaccanti) non fa ben sperare.
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