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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di M. VIGHI del 22/03/2010 16:58:36
Dei de(re)litti e delle pene

 

Pare che Antonio Chimenti, rientrando negli spogliatoi dopo il match disputato contro la Sampdoria, e terminato con la vittoria dei doriani a causa di un suo “infortunio” di gioco (nel senso di papera), abbia sfogato tutta la sua rabbia contro un tavolo, procurandosi questa volta un vero infortunio nel senso fisico: frattura del quinto metacarpo della mano.
L’immagine non è propriamente il miglior emblema di quali vette di creatività possano essere scalate dagli essere pensanti, né potrà ambire ad assurgere a modello incontrastato di quanto un uomo possa controllare la propria rabbia ed evitare di esternare i famigerati “cinque minuti”.
Tuttavia un moto di simpatia verso il terzo portiere della compagine bianconera non può non suscitarlo. Non dico che necessariamente dimostri attaccamento alla maglia, per carità, ma quantomeno è indice (tra gli altri) di una cosa non trascurabile: Chimenti ha capito il suo errore, se ne è rammaricato, e se l’è presa con se stesso.
Vediamo di non fingere di scendere dal pero, perché anche se stiamo parlando di scoperte dell’acqua calda più che docce fredde quest’anno non ci siamo buscati.
Chimenti non deve dimostrare niente a nessuno, è il terzo portiere, sta per chiudere la carriera e questa potrebbe essere stata persino la sua ultima partita da professionista; lo stipendio lo percepisce lo stesso, e nessuno si aspetta che lui salvi la patria. Solo che anziché riderci su e dare pacchette sulle spalle a tutti, oppure prendersela con i tifosi, oppure fare il gradasso con i giornalisti, oppure ancora attaccarsi ad alibi vari ed eventuali, ha avuto l’onestà intellettuale di ammettere con sé stesso l’errore, e dispiacersene. Peraltro infierendo sul “colpevole”, ovvero la sua mano, e infliggendole una sonora punizione.
Che cinema sarebbe se metaforicamente l’universo juve ostentasse lo stesso atteggiamento? Quentin Tarantino si prepari per sceneggiatura e regia.
Così ecco Alessio Secco, che dimentico di comprare uomini di fascia lasciando andare in pensione Nedved e cedendo Marchionni senza provvedere a sostituti, come in un celeberrimo film di Indiana Jones nella scena del medaglione rovente si lacera ustionandosi il palmo della mano che ha stretto ad altri ds concludendo nefasti affari.
Ecco Grygera, che anziché voltarsi dall’altra parte senza seguire con lo sguardo il pallone malamente passato indietro all’avversario (atteggiamento imperdonabile più dello stesso errore!) si dota di martello e si scaglia con furore sul suo piede destro (da qui il film “il mio piede destro”).
Ecco Felipe Melo, che dopo il venticinquesimo passaggio orizzontale d’esterno destro nella propria trequarti, anziché prendersela con il pubblico reo di non gradire tanto fantasiosa soluzione di gioco, prende la rincorsa e comincia a martoriare il palo di una delle porte di Vinovo prendendola a testate, quella testa che dopo tre-quarti di campionato ancora non ne vuole sapere di comprendere che l’antipatia nei suoi confronti non è a prescindere, ma quando si ripetono gli stessi errori ad ogni incontro ed ad ogni piè sospinto si rischia veramente l’esaurimento del tifoso!
Ed ecco Blanc (si voltino gli stomaci più fragili non adatti agli splatter movies) che con un temperino (qui si richiama Mission Impossibile II) trancia di netto il suo indice con cui tante volte (troppe, e lo sarebbe stata anche una sola!) ha impugnato una Mont Blanc (ovviamente) firmando atti sconsiderati (e soprattutto non impugnandola nell’unica cosa che avrebbe dovuto firmare, nell’estate-autunno del 2006!). Di più, ecco l’ad munirsi di frusta (il primo film che mi viene in mente è “il nome della rosa”) e fustigarsi il petto, portato troppe volte tronfio in fuori, per vantarsi di cosa è un mistero che forse è meglio non aver svelato.
Ed infine lui, l’ingegnere, John Elkann, che però esita a scagliarsi su sé stesso, sulla genesi colpevole dei suoi errori. Il che è comprensibile, anche se ci sono casi, per esempio Gino Paoli, che dimostrano che in circostanze particolarmente fortunate si campa lo stesso.
E se infine esistesse un gradino ancora più alto con eventuali altri demiurghi, ciò implicherebbe un progetto (o projectò, come preferite) doloso, ordito dunque da uno o più cervelli. E pertanto in questo caso non resterebbe che la lobotomia. Si suggerisce di procedere come in Arancia Meccanica, trasformando gli eventuali demiurghi in tifosi della Juventus, incapaci di interessarsi ad altri sport e affari, pena insopportabile nausea e lancinanti dolori allo stomaco.
Dopodiché, a vita, non resterebbe che proiettare loro ogni domenica e mercoledì le partite di questo straordinario anno calcistico made in new holland!

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