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Attualità di N. REDAZIONE del 04/07/2023 07:48:27
La triste fine della Juvexor vol.2

 

di Crazeology

Premessa.
Il 17 maggio del 2022, ossia alla fine della stagione scorsa, avevamo fatto un lungo ragionamento sul non-futuro della Juventus. Per riprendere, più di un anno dopo, il ragionamento da dove eravamo rimasti, conviene rileggerlo, prima di proseguire nella lettura di questo secondo capitolo. Il link lo trovate a fondo pagina.

Svolgimento .
L’approccio razionale che tenni all’epoca nel provare a tracciare degli schemi oggettivi su cui appoggiare le mie riflessioni, è valido tuttora, purtroppo.
A distanza di più di 13 mesi la situazione non è affatto migliorata, anzi, è peggiorata. Prima di tutto, lo scandalo pseudo-finanziario, pompato dai media, dopo la prima archiviazione, ha avuto un nuovo seguito sportivo, (del tutto campato in aria e con pasticci di ogni tipo, insomma le solite porcherie degne del paese a forma di banana in cui viviamo), finito come tutti sappiamo. Punti tolti, ridati, ritolti durante la stagione in corso, patteggiamento da piccoli sfigati impauriti, esclusione dalle coppe europee che contano, promessa che la Superlega non si farà (baciamano a Ceferin), dimissioni totali del cda della Juve con Agnelli fuori dai giochi famigliari (probabilmente per sempre, o giù di lì), ecc, ecc. Per i tribunali ordinari invece vedremo.
Uno spettacolo triste e vergognoso tanto quanto l’indifferenza e l’incompetenza dimostrata dai padroni tifosi della Juventus.

Quindi nuovamente possiamo dire che i problemi sono tutti lì sul tavolo, e John Elkann ha semplicemente fatto finta di niente.
Si preferisce pensare a ritornare forti, prima o poi, nel cortiletto sotto casa, piuttosto che accettare una sfida per tentare una scalata importante verso il calcio che conta. L’arrivo di Giuntoli, per esempio, serve a questo tipo di costruzione, ossia la ricerca di qualità sportiva a basso costo, perché di soldi ne sono stati messi già fin troppi negli anni scorsi. Se la nuova dirigenza lavorerà bene, prima o poi la Juve tornerà ad essere forte in Italia e beccherà probabili schiaffoni in Europa. I problemi che dicevo essere rimasti sul tavolo però, nel giro di un anno sono diventati più grandi.

Tanto per cominciare, il calcio italiota del bananeto è in caduta libera. I diritti televisivi diventano sempre meno appetibili, e dopo l’ennesima porcata forcaiola ai danni del club bianconero ci sono un sacco di zebre imbizzarrite che son stufe di essere prese in giro da bulletti del quartierino che andrebbero messi in galera per truffa. Tanti tifosi hanno cominciato un boicottaggio senza freni, tanti altri hanno semplicemente smesso di tifare (e “comprare”) per stanchezza.
Le 3 casuali finali europee hanno mostrato lo stacco tra l’italietta e gli altri, e le nazionali azzurre collezionano figuracce e sontuosi calci nel deretano che manco nei corti di Chaplin. Ma l’orchestra suona mentre la nave affonda e gli ufficiali gridano ai passeggeri di restare a bordo che va tutto bene, che questa è la Serie A Made in Italy. Nel mentre il povero triste e avvilito Johnny B Good Elkann ancora si deve riprendere dalla paratona di Lukaku in finale di Champions League. Lo Champagne se lo è dimenticato nel freezer e si è ghiacciato. La telefonata di congratulazioni e festeggiamenti a Moratti e Tronchetti gli si è fermata sul dito appoggiato sul telefono. Mentre lui, lo Jaky nostro, tra il dolce e il severo, affogava in una valle di lacrime nerazzurre orgogliose e oneste, come un Materazzi qualunque.

Insomma, mentre la grande nave affonda, per la Juve ancora una volta non è visibile ad occhio nudo un progetto di club forte, ricco, autofinanziato, autorevole, in grado di impensierire e fare la concorrenza ai grandi big europei. Non paghi, l’immagine del club e della sua storia è stata nuovamente devastata agli occhi del mondo intero.
Non solo la Juve non c’è più, ma non c’è più anche tutto ciò che ci viveva intorno con affetto e amore incondizionato. È stato nuovamente avvelenato tutto senza che nessuno battesse ciglio.
È tutto da ricostruire. Non c’è più niente. Non basterebbe nemmeno mettere soldi nuovi nella scatola bianconera, perché l’idea è sempre stata un’altra da tempo immemore. Ancora una volta ha vinto l’ottusità, perché è molto più facile distruggere che costruire.
Si è capito che a Torino sono sempre, come al solito, tutti piccolo borghesi, senza principi, senza idee, senza grandi sogni, senza una visione di futuro, senza progetti veri. Si vive alla giornata, si tira a campare. La Juve è quel solito asset noioso, utile solo per potersi scambiare favori con personaggi foschi del sistema politico-sociale-imprenditoriale italico, magari tirandogli un po’ di fango sulle strisce bianconere “in cambio di”.
È da anni che dico che la Juve, intesa come vero esempio e monumento dello sport, è morta il 31/08/2006. Nonostante i meritati successivi trofei, sono sempre più convinto di avere avuto tristemente ragione per 17 anni consecutivi.
Gli occhi con cui si guarda e l’animo dell’uomo che guarda, sono la sostanziale differenza che c’è tra un individuo e un altro.

Una piccola parabola per concludere.
Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse.
“Spacco pietre” rispose il primo.
• “Mi guadagno da vivere” rispose il secondo.
• “Partecipo alla costruzione di una cattedrale” disse il terzo.
(Peter Schultz)

Vi basti sapere che in Exor nessuno, da anni e anni, ha mai considerato la Juventus una cattedrale. Né sacra, né inviolabile.
Cari gobbi, continuate ad opporvi, a boicottare tutto il boicottabile, stadio compreso, siete l’unica flebile speranza di poter nuovamente un giorno vedere il sole ora coperto dalle nuvole nere.
Sono fiero di voi e del vostro efficacissimo dissenso civile e chirurgico.
La Juve siete voi, non Exor. Il punto non è mai morire, ma vendere cara la pelle. Costi quel che costi.


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