Di CrazeologyInatteso e incredibile l’appuntamento con il destino che ha visto l’Inter protagonista in Champions League.
Voglio essere molto chiaro, a costo di crearmi delle antipatie nel popolo bianconero che legge gli articoli su questo sito web: l’Inter, che vi piaccia o meno, da questo contesto ne esce a testa alta, anche se ha realizzato il triniente.
Ingiusto e triste peraltro ciò che è accaduto. Destino infame, potremmo dire. I più onesti, i più puliti, i più forti, gli ingiocabili, quelli che dovevano prendersi per partito preso una cosa a Monaco di Baviera, abbattuti per un soffio, per un nonnulla, da un PSG molto scarso ma anche molto fortunato.
Un PSG che, va detto, ha potuto approfittare di un campo di calcio costruito male, con dei grossi problemi strutturali che, a causa di un cedimento del terreno sottostante, in sostanza era in discesa; così i francesi hanno potuto arrivare in porta più volte, con una facilità che in teoria non avrebbero mai potuto avere, mentre i supereroi onesti longobardi hanno dovuto giocare sempre in salita, e non sono mai riusciti a concretizzare le decine di occasioni che hanno creato. Tutto è stato un po’ come un grosso flipper, dove la palla va sempre solo in una direzione, anche quando per un attimo la si ributta in avanti. Del resto, è difficile giocare contro un avversario alleato anche con la forza di gravità. È vero che la terra è piatta, ma in quello stadio in effetti c’è uno strano e anomalo avvallamento che è l’eccezione che conferma la regola. Incredibile il comportamento menefreghista della UEFA su questo tema. Un’indecenza. E dov’è la Merkel quando ce n’è bisogno? Perché l’hanno già pensionata?
Per non parlare dei fuorigiochi, del var poco utilizzato, e delle scie chimiche che hanno creato diversi problemi dal punto di vista della visibilità sul campo. Una partita ingiocabile, bisogna ammetterlo.
Ma il top di questo calcio sporco e malato, è stato consentire al PSG di utilizzare anche alcuni alieni mimetizzati da umani nella propria rosa. Senza neanche un controllo formale di passaporto e nazionalità. Quando sono sbarcati? Da che pianeta vengono? Sono stati regolarizzati? Hanno un passaporto? Buono o falso? Su questo aspetto, davvero, si è toccato il fondo. Le regole non sono uguali per tutti, evidentemente. Questa è un’impunità vera e propria. Una vergogna. Ceferin dove stava? Non ha visto cosa stava accadendo?
Scoccia poi parecchio, ad ogni sportivo italiano che si rispetti, una piccola sconfitta di misura, dopo una partita di grande sacrificio e piena di talento da parte di una grande del campionazzo italiano.
Poi, se proprio vogliamo infierire, c’è sempre l’annosa questione del bilancio del PSG. A Parigi c’è un arabo ricco fino al midollo che fa praticamente quello che vuole. Siamo sicuri che viene rispettato il fair play finanziario? Perché invece l’Inter è dai tempi di Moratti che non ha debiti e che nei diversi passaggi di proprietà ha sempre saldato il dovuto, messo i conti a posto, e con grande precisione e onestà dilagante, ha sempre giocato il gioco del “carta vince - carta perde” (c.d. gioco delle tre carte), senza mai imbrogliare e con la massima sportività. Il proprietario del club sappiamo tutti chi è, ed è bello, alto, biondo, simpatico e generoso. Il Dottor Cayman è da sempre una certezza, forse anche per il suo aspetto dolce e rassicurante, i suoi occhi azzurri a mandorla, la sua pelle nera come l’ebano, e la sua bassa statura, che lo rendono invidiatissimo, nonché molto fascinoso.
Qualcuno ora, come sempre, si prenderà la briga incivile di sfottere il dottor Marotta per aver perso in 10 anni solo 4 Coppe Campioni e 1 Coppa Uefa. Noi italiani siamo così, ci piace invidiare il prossimo e godere delle disgrazie altrui. Si dirà che l’Inter è passata dal “5 maggio” al “5 a maggio”. Tutto da seduti sul divano di casa, con il bicchiere di spumante in mano. Bravi. Complimenti.
È duro oggi riflettere sull’indurimento di una società civile che sta perdendo lentamente i suoi valori più sani e la sua umana pietà. È troppo facile giocare con spietatezza una finale europea, contro una squadra addolorata che ha appena perso un campionato e una coppa Italia. È troppo facile scrivere dal proprio divano di casa, che Inzaghi ha perso negli ultimi quattro anni tre campionati, con la squadra nettamente più forte e organizzata delle altre. Facile criticare…
E comunque, non si dimentichi la filantropia, la beneficenza, in cui l’Inter è da sempre in prima fila. Un esempio. Va ricordato che con grande sportività l’Inter ha dato al M. City la prima CL, e al PSG la prima CL. Non dimentichiamoci inoltre, che negli anni scorsi, 2019-2020, ha anche dato un’altra Europa League (la sesta), al Siviglia, che aveva giustamente la necessità di rimpinguare il record (ora è a sette). Se uno fa la collezione mica ti ci metti contro, lo aiuti, in amicizia. Perché un conto è perdere delle finali, un conto è farlo nell’idea di aiutare il prossimo.
Ora, gli sportivi veri, anche se Juventini, invece di sfottere, dovrebbero quanto meno rispettare l’Inter e i suoi tifosi, consolarli, offrirgli al bar un caffè, come faceva Herrera ai suoi giocatori negli anni 60. Come fanno le persone civili. Due si incontrano, si salutano, si abbracciano, due chiacchiere, un sorriso, una piccola pacca di conforto sulla spalla con la mano aperta (5), pur con amichevole rivalità, seduti insieme al Tavaroli di un bar, son cose che non hanno mai fatto male a nessuno.
Certe volte, nel guardare questa società civile sempre più allo sfascio, dove vige solo legge del più forte, dove l’inciviltà regna, dove la crudeltà umana prospera, sembra di sentirsi come in una faida tra tifosi ultras e famiglie della ndrangheta.
Forse, cari tifosi Juventini, e cari sportivi in generale, sarebbe il caso di rendersi conto di quanto è successo davvero sabato 31 maggio 2025, a Monaco, e cominciare a porsi delle domande serie. Perché i fatti, che a voi antisportivi (perché questo in fondo è ciò che siete davvero), piaccia o meno, sono sotto gli occhi di tutti. Di tutti coloro che vogliono vedere. Nella finale di Champions c’erano due squadre in campo, una era di quelli ricchi sfondati, e una era di quelli solo sfondati.
Emmò ve l’ho detto!
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