Cari amici bianconeri. Oggi, leggendo le ultime intercettazioni rinvenute dall’accusa, mi sono cadute le braccia: questa volta devo ammettere che i giustizialisti avevano ragione.
Si parte da un colloquio tra Moggi e Bergamo, piuttosto eloquente su quali siano le simpatie di quest’ultimo e di tutta la classe arbitrale. Moggi: «L'ho detto a loro alla fine, guardate, proprio bravi, perché era già due volte… bravi a beccarli, come c***o fate voi a beccarli! Mi hanno strizzato l'occhio…» Bergamo: «Vediamo di fare dieci risultati utili di fila, eh!» Moggi: «Pensavo di chiamarla ieri sera perché poi sono andato dal ragazzo (Bertini); dopo che sono andato dal ragazzo, che si è comportato benissimo, io pensavo poi che era domenica e riceve sempre le telefonate di chi è contento e di chi non è contento»
Mai mi sarei aspettato che Bergamo tifasse apertamente Juve: il capo degli arbitri che ci augurava addirittura dieci risultati utili consecutivi! E cosa dire di Moggi, che andava da Bertini a dargli pacche sulle spalle e a ricevere strizzatine d’occhio?
Poi ce n’è un’altra in cui Moggi dice testualmente: «Senta, io ci tenevo ad incontrarla». E Bergamo gli risponde: «Anch'io, perché ci tenevo per farle una confidenza». Una confidenza? Capisco che ci potesse essere un rapporto di rispetto reciproco tra i vertici arbitrali e quelli delle società calcistiche, ma arrivare a scambiarsi confidenze, proprio no!
Ma le più “scottanti” sono quelle in cui Moggi dà il proprio assenso sull’arbitro Gabriele, che poi effettivamente sarà inviato a dirigere una partita della Juve in Coppa Italia, e l’altra, in cui è sempre il dirigente juventino ad ordinare al povero Bergamo di tenere alla larga dalla Juve gli assistenti Ivaldi e Pisacreta (tra l’altro, due guardalinee considerati unanimemente tra i migliori in Italia) ed inviarne un paio più accondiscendenti nei nostri confronti. Finora ci avevano detto che l’unica partita in cui Moggi aveva concordato con Bergamo l’invio di un arbitro era stata quella del trofeo Berlusconi, un’amichevole. Ma qui si parla di partite ufficiali!
Incredibile, poi, il tono della telefonata alla vigilia dello scontro diretto con il Milan, che valeva lo scudetto. Se Moggi non fosse sposato con figli, verrebbe quasi da pensar male riguardo le sue tendenze. Bergamo gli chiede il suo “calore” e lui, teneramente, lo tranquillizza: «Ci sono io!» . Se le intercettazioni finora portate facevano numero, ma non contenevano sostanza, con queste ultime il registro cambia. Non possiamo più dire che Bergamo si limitasse ad un ruolo super partes, perché un arbitro non può augurare dieci risultati utili consecutivi ad una squadra o chiedere il calore di un suo dirigente. Mi fermo qui.
Credo che chiunque abbia seguito le vicende di questi ultimi giorni, sappia bene che uno degli interlocutori in queste telefonate era effettivamente Bergamo, ma dall’altra parte della cornetta c’erano il proprietario dell’Inter e i dirigenti del Milan. E allora c’è da chiedersi cosa ci avrebbero detto i soliti giornalisti, quattro anni fa, se fosse stato Moggi a sostenere quelle conversazioni. Io stesso, lo ammetto, avrei faticato molto a non cadere nella tentazione di giudicarlo immediatamente colpevole e ritenere giusta la consegna dei nostri scudetti agli avversari: in una competizione, bisogna giocare tutti ad armi pari. E invece, guarda un po’, gli autori di quelle telefonate erano proprio coloro che delle nostre squalifiche hanno beneficiato e che ci hanno urlato di tutto per quattro anni. Se a questo aggiungiamo il fatto che la squadra degli “onesti” non si faceva scrupolo a falsificare passaporti, a pedinare ed intercettare i propri atleti e gli avversari e ad assoldare una “spia” tra gli arbitri, il quadro è completo.
Eppure, in questi giorni abbiamo scoperto che i nostri mass-media sanno anche essere garantisti. Coloro che hanno dato un po’ di risalto a queste nuove intercettazioni, l’hanno fatto tra mille attenzioni e spiegandoci ripetutamente che una telefonata, da sola, non significa nulla! Ma come, se Moggi dice al telefono che farà fermare un arbitro per tre mesi e poi questo non avviene, il Direttore Generale della Juve commette comunque un illecito, perché è sufficiente anche solo il tentativo di influenzare la federazione. Se invece Moratti si mette d’accordo per farsi inviare un arbitro ad una partita ufficiale e quest’arbitro effettivamente viene assegnato all’Inter, scopriamo dai nostri giornalisti che la telefonata, da sola, non conta niente. Alla faccia della coerenza!
Sia chiaro. Noi garantisti eravamo e garantisti continuiamo ad essere. Dal primo minuto, abbiamo sostenuto che il ruolo di Bergamo era quello di parafulmini e che, proprio per questo, le sue conversazioni con tutti i dirigenti erano frequenti. Ma quella a cui stiamo assistendo oggi è l’ennesima oscenità: neanche di fronte all’evidenza, i nostri giornalisti cedono il passo.
Il vero scandalo resta comunque un altro: qualcuno ci vuole spiegare il motivo per cui, in tutta questa storia, gli unici a non prendere posizione, come al solito, sono i proprietari ed i dirigenti della Juve? Inutile rispondere. Anche perché, in fondo, la cosa non ci sorprende affatto. |