Stavolta mi trovo costretto a concordare con Moratti. E la cosa mi preoccupa!
In questi giorni, tutti sentono il dovere di “esternare” e dare il proprio commento riguardo farsopoli: è riemerso dalla sua teca addirittura
Cobolli Gigli, passato alla storia come secondo peggiore presidente degli oltre cent’anni di Juve, classifica nella quale ovviamente primeggia Jean-Claude Blanc. C’è chi va a segno, come l’ex-bianconero
Angelo Di Livio, che durante l’ultima puntata di
“La Juve è sempre la Juve” ha coraggiosamente espresso la sua idea riguardo gli avvenimenti accaduti nel 2006, confessando i tanti dubbi che negli ultimi anni aveva accumulato e ribadendo la
necessità di fare giustizia, restituendo gli scudetti stravinti sul campo da Del Piero e compagni. Ci sono altri personaggi, più o meno legati alla storia bianconera, che invece appaiono nella migliore delle ipotesi disinformati, nella peggiore addirittura in malafede. Poi c’è stato addirittura un comunicato della stessa Juve, che com’è sua abitudine da quattro anni a questa parte non brilla per coraggio, né soprattutto per limpidezza.
Successivamente, con qualche giorno di ritardo, hanno cominciato a prendere posizione anche i veri potenti, Moratti in primis, e i loro lacchè. Ci si potrebbe solo sorprendere, se certi personaggi, che da Farsopoli ebbero solo da guadagnarci (vedi, ad esempio, Collina), ora appoggiassero una revisione.
Gli Juventini devono immediatamente sgombrare il campo dalle illusioni: chiunque attualmente alberga nei palazzi del potere farà qualsiasi cosa, pur di non dare spazio spazio ad una revisione delle sentenze del 2006. Tra i vari lacchè, non poteva mancare il buon
Abete, che si è preoccupato di chiarire subito
tre punti. Punto primo. «Non tiratemi per la giacca, perché non c’è bisogno di chiedere par condicio per le società». Tradotto, significa: “Non sperate che io applichi par condicio tra le società.
Finché continuerò a bastonare la Juve, avrò la certezza che nessuno si lamenterà: al massimo, arriveranno un paio di comunicati insignificanti, come quest’ultimo. Ma se mi azzardassi a toccare una delle società milanesi, so già che finirò ai parchi pubblici. Quindi, non rompetemi le scatole”.
Punto secondo. «L’eventuale decisione di revocare lo scudetto 2006 assegnato a tavolino all’Inter non potrà essere solo politica, c’è bisogno di una “pezza d’appoggio”». Anche in questo caso, occorre interpretare: “Se proprio me la vedrò brutta, e previo consenso di Moratti, potremmo anche pensare di revocare lo scudetto assegnato all’Inter (quello in cui i nerazzurri si fecero sfasciare sul campo, ma che non si sono vergognati di mettere in bacheca), ma in quel caso
non voglio assumermi responsabilità: se qualcuno ha voglia di rischiare la poltrona, ci pensino quelli della giustizia sportiva. Sia chiaro comunque che i due scudetti alla Juve io proprio non voglio restituirli, anche perché i primi a non volerli sono gli stessi proprietari. Quindi, non rompetemi le scatole”.
Punto terzo. «Rispettate la memoria di Facchetti, perché non può difendersi». Ed è su questo fatto che Moratti se l’è presa: «Abete non doveva citare Giacinto». Come dicevo in apertura, mi trovo costretto a concordare con il patron nerazzurro:
non c’era alcun bisogno di nominare Facchetti, perché la sua posizione ormai è chiara ed indifendibile. Il problema non è che sia morto: il problema è che ci sono fatti incontestabili, che lo inchiodano. A questo proposito, occorre fare chiarezza su un aspetto che in questi giorni viene artatamente confuso.
Le ultime intercettazioni pubblicate non hanno niente a che vedere con quelle raccolte sulle utenze di Moggi. I dirigenti interisti concordavano guardalinee ed arbitri per diverse partite ufficiali: se per Moggi è stata tirata fuori una questione di etica sportiva, non avendo l’ex Direttore Generale bianconero mai travalicato il regolamento, qui si parla di veri e propri illeciti. In più, è provato che gli stessi interisti (tanto Facchetti quanto Moratti) ebbero contatti diretti con arbitri in attività. Anche in questo caso, siamo di fronte ad attività espressamente vietate dal regolamento.
Infine, c’è il discorso relativo alla
richiesta di radiazione effettuata ai danni di Moggi e mai valutata. Credo che sia evidente, anche ai meno svegli, che questa proposta
altro non è che un espediente per tenere costantemente sotto minaccia il Direttore. In altri termini, gli si sta dicendo da quattro anni: “Tu sconta la tua squalifica in silenzio, senza scoperchiare il pentolone in cui stiamo tenendo chiusi i nostri affari, e magari poi ti faremo rientrare. Ma se provi a ribaltare il tavolo, sappi che ti teniamo sotto tiro”. E infatti, proprio in questi giorni, dalla federazione è uscita l’informazione che quella richiesta di radiazione verrà “tirata fuori dal cassetto”, esattamente come una pistola che certi individui tengono nella propria scrivania.
Azioni e reazioni, in questa vicenda che dura ormai da quattro anni, sono diventate talmente prevedibili da risultare quasi noiose. Ma una novità c’è, e non se l’aspettava nessuno:
il popolo bianconero, dopo un letargo durato circa 1500 giorni, si sta svegliando. E potrebbe costringere la proprietà a rivedere i suoi piani. Noi restiamo sulla riva del fiume. C’è chi beve birra, chi prepara il barbecue e chi scrive poesie o racconti. Io apro una bottiglia di Valpolicella. E la bevo alla salute degli amici di GLMDJ.